Su Legge e Giustizia

27.09.2017
Decostruire per de-Occidentalizzare e diversificare

La Legge nel crogiolo della storia

 
Anche se ai giorni nostri le norme giuridiche sono state sviluppate dai politici, le leggi originariamente hanno preceduto i politici o sono state adottate solo durante la formazione di associazioni politiche. Nei tempi antichi molte leggi furono attribuite a divinità o eroi culturali, spesso quei primi re che avevano affermato l'ordine sul territorio loro soggetto. Il padre fondatore della scienza storica, Erodoto, ricorda che per Atene le leggi che allora erano chiamate "prescrizioni", o Θεσμοί (questo nome è associato alla dea Demetra, chiamata "Portatrice di Legge" (Θεσμοφόρος) da qui la celebrazione della thesmophoria), furono compilate da uno dei loro saggi cittadini, Solone (VII-VI secolo A.C.), che subito dopo si ritirò a viaggiare per dieci anni in modo che gli ateniesi non potessero costringerlo a cambiare nulla. Come ha sottolineato Carl Schmitt, i decreti di Solone furono successivamente trasformati in nomos, o νόμος, che può essere tradotto non solo come "legge" ma come "spirito della legge". Non è un caso che in Grecia antica questo termine fosse soggetto a varie interpretazioni. Nonostante Schmitt definisca il nomos essere un processo fondamentale che unisce l'ordine e la localizzazione, tale è stato infatti l'originale sequestro di terre che rappresentava una prima forma di demarcazione e classificazione dello spazio, la sua divisione iniziale e distribuzione.
 
Oltre al nomos, la Grecia antica è stata anche la patria della risoluzione, o ψήφισμα, che è un decreto specifico di una assemblea popolare paragonabile alle decisioni dei parlamenti moderni. Riferendosi ad Aristotele, Schmitt mette in evidenza la differenza tra risoluzione e nomos, il secondo definendo una misura. Nella Grecia antica si può anche trovare il themis, o Θέμις, che letteralmente significa "regola" o "governo" (questa parola è anche l'origine di "themis" come appellativo per la giustizia). Questa venne distinta per l’origine divina e stabì una serie di diritti non scritti, massime e proibizioni distribuite dagli oracoli che "perpetuano nella coscienza della corte un comportamento che dovrebbe essere mantenuto ogni qual volta che la materia in oggetto sia ordinata nel genere". Secondo Benveniste, Θέμις ha completato δίκη, spesso interpretato come "giustizia", ​​"giudizio" o "frase", mentre δικασπόλος era il giudice (originariamente il re) che controllava il rispetto dei regolamenti formali e aveva il diritto di pronunciare la corrispondente regola.
 
La parola latina dico, o "da dire", è direttamente legata alla greca δίκη, e il latino ius, tradotto come "legge", è direttamente associato all'espressione del giuramento (ius iurandum).
 
Moralità, costumi e tradizioni sono tutti in un modo o nell'altro legati a codici e leggi legali. Ma possono differire. L'insegnante tedesco e antropologo Eugen Fink ha avvertito di non seguire i “comandamenti” o le funzioni proibitive dal momento che "nei sistemi morali, spesso opposti, troviamo opinioni che contengono valutazioni diverse, anche se legate allo stesso fenomeno".
 
Ancora prima dei Greci, vi sono prove scritte di leggi nel codice di Hammurabi (XVIII secolo A.C.) scritte nel linguaggio cuneiforme accadiano. Si ritiene che in quel momento il sistema giuridico fosse così completo in termini di contenuto normativo e di utilizzo di costrutti giuridici da superare il successivo diritto romano da cui proviene la scienza giuridica europea, in particolare i digesti Giustiniani del VI secolo che hanno posto le basi per la moderna legge civile. Tuttavia, molti studiosi occidentali sono intenzionalmente silenziosi sul fatto che Giustiniano fosse imperatore dell'Impero romano orientale, cioè Bisanzio, e non attribuiscono importanza allo sviluppo degli aspetti giuridici nel cristianesimo orientale, vale a dire l'Ortodossia, quindi riducendo l'ulteriore sviluppo di commentatori (in primo luogo i glossatori e dopo di loro i post-glossatori, che interpretavano la legge in conformità alle condizioni contemporanee) alla scuola di legge di Bologna, alla legge germanica e al Codice di Napoleone. È naturale che, dopo aver subito diverse fasi di distorsione, la legge romana abbia perso il suo significato originale, acquisendo le deduzioni scolastiche di copisti e commentatori. Anche se sono stati trattati come integratori delle leggi "nazionali" nei paesi europei, frammenti dei digesti basati sulla precedente "legge dei popoli" romana (ius gentium) - in particolare la dichiarazione di guerra e la conclusione della pace, la divisione dei popoli e la formazione di nuovi Stati, lo status degli ambasciatori e l'ordine delle ambasciate, la protezione dei diritti degli stranieri e lo status dei prigionieri - sono al centro del diritto internazionale, solo distorti per soddisfare le esigenze dei paesi occidentali.
 
Anche se consideriamo i primi tempi della nascita della legge nella Grecia e nella Roma antica, possiamo già rilevare importanti differenze. Come noto, alcune comunità sono state costrette a migrare in altri luoghi a causa della sovrappopolazione e della mancanza di terreno sufficiente per soddisfare le proprie esigenze. Come Max Weber ha detto: "Una colonia romana, pertanto, se consideriamo la natura dello stanziamento stesso o i motivi per farlo, è del tutto diversa da quella greca. Le parole, di conseguenza, che nelle lingue originarie indicano quei diversi stanziamenti, hanno significati molto diversi. La parola latina (colonia) significa semplicemente una piantagione. La parola greca (αποικα), al contrario, significa una separazione dell'abitazione, una partenza da casa, un uscire di casa".
 
Nel tempo, Roma ha sviluppato un'istituzione speciale per distribuire terreni tra le giovani generazioni. Le Assemblee dei Curiati nelle città-stato decidono, su proposta del padre, quale figlio dovrebbe ereditare la terra e quale parte della prole (discendenti) dovrebbe essere senza terra o "proletari" (proletarii).
 
È l'idea di Jean-Jacques Rousseau del contratto sociale e della visione di John Hobbes di un sistema di controllo e di equilibrio nella società come proposto nel suo lavoro, Leviathan, che sono alla base della nozione moderna di sistema giuridico e che sono ancora oggi considerati importanti pietre miliari nella storia della giurisprudenza globale. Ma per quanto riguarda le scuole legali di altre regioni, come l'India, la Cina, l'Africa sub-sahariana e l'America del Nord e del Sud? Dopo tutto, i loro insegnamenti e concettualizzazioni della giustizia, della responsabilità, del dovere, ecc. hanno ciascuno proprie caratteristiche distinte.
 
Nel corso della sua evoluzione, la scuola legale occidentale ha semplicemente ignorato i codici giuridici già sviluppati di altre regioni, molti dei quali tuttavia erano ad un certo punto adottati in Occidente.
 
Per esempio, tre secoli prima della prima dichiarazione occidentale dei diritti umani, la Lega degli Irochesi in Nord America aveva dichiarato che tutti i membri delle tribù irochesi erano liberi e uguali nei loro diritti e privilegi.
 

Giustizia

 
Come abbiamo già visto, in molte lingue la parola "giustizia" deriva dalla parola "legge", cioè hanno una sola e medesima origine. Anche tenendo conto della secolarizzazione abbastanza precoce del termine introdotto da Platone e quindi da Aristotele nella sua Etica Nicomachea, il termine si riferisce ancora direttamente alla virtù e all'integrità. Ma poniamo una domanda a titolo illustrativo: quale virtù può esistere quando il diritto all'accesso a risorse naturali come l'acqua o la terra, sulla base di un determinato accordo tra i popoli indigeni, viene annullato quando essi sono totalmente espulsi dalle terre su cui i loro antenati hanno vissuto da tempo immemorabile?
 
In Occidente sono stati comunque intrapresi dei tentativi per affrontare la questione della giustizia. A questo proposito, piuttosto indicativo è la teoria della giustizia di John Rawls, che è stato un tentativo di sviluppare un'alternativa credibile alla scuola politica-filosofica dell'utilitarismo. L'autore ha visto un grave problema nelle principali istituzioni democratiche costituzionali che lo ha spinto a sviluppare il proprio modello. È importante notare che Rawls era essenzialmente audace a rivedere le idee dei "padri fondatori" dei diritti e delle libertà occidentali, cioè le teorie del contratto sociale di John Locke, Jean-Jacques Rousseau e Immanuel Kant. Tuttavia, il costrutto della società di Rawls era troppo effimero, dal momento che egli procedeva dalla premessa che le persone non hanno uno status intrinseco e non conoscono il loro posto nella società. Così ha rifiutato la tesi secondo cui l'uomo è direttamente formato dalla società. La nozione di redistribuzione della ricchezza è stata anche accolta con delle critiche da parte degli studiosi liberali. Nel frattempo, Rawls ha riconosciuto che oltre alla nozione più diffusa di giustizia secondo la quale i membri della società stabiliscono legami civili, esistono altre versioni, in quanto i principi che regolano i diritti e gli obblighi di base possono essi stessi differire.
 
Se affrontiamo questa questione dal punto di vista della sua pertinenza, allora il problema non è tanto nella filosofia dell'utilitarismo e nelle peculiarità del pensiero anglo-sassone in cui la legge del precedente differisce dalla scuola giuridica continentale. Il problema è che il globalismo è distruttivo per sua natura e queste tendenze negative penetrano profondamente in società e culture differenti.
 
Come lo scrittore tedesco e critico culturale Friedrich Georg Jünger ha osservato: oggi molti hanno la sensazione estremamente chiara che le cose stianno scivolando via da noi. È in corso un processo di alienazione che spesso lascia il pensiero spaesato alla velocità della luce. Sta scomparendo la materialità della realtà esistente. Nella nostra lingua, la parola "cosa" (Ding) originariamente significava discorso o conversazione. Ding era anche lo spazio di incontro per questa conversazione, per la quale si è tenuta la riunione, così come il luogo in cui le persone si sono riunite per parlare. Le cose sono apparse grazie a questo posto. E di conseguenza, poiché le cose appaiono grazie a questo luogo, allora se questo posto scompare, lo stesso fanno le cose ... I giuristi parlano di diritti di proprietà e questi diritti di proprietà si riflettono nella legge sui beni (Sachenrecht), che necessariamente coincide con i diritti individuali. Quando scompaiono un’entità e la legge corrispondente e scompaiono gli oggetti, scompare pure la legge che regola questa sfera.
 
Questo è stato detto nel 1962. Inutile dire che la situazione è profondamente degenerata nei cinquant'anni trascorsi da allora.
 
Pertanto è giunto il momento di ripensare sia il diritto internazionale che altri modelli legislativi occidentali e aprire uno spazio per introdurre emendamenti basati sulle tradizioni culturali dei molti popoli di questo pianeta. Se si verificasse difficile arrivare ad un denominatore comune come base di un nuovo diritto internazionale, allora quest’ultimo deve essere reso aperto, flessibile ed inclusivo, senza regolamenti privi di vita e restrizioni laiche. Dopo tutto, i denominatori possono essere molto diversi e prova di ciò la forniremo negli esempi seguenti.
 
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Traduzione di Costantino Ceoldo – Pravda freelance