Su Aleppo e nei rapporti con la Russia l'Unione Europea sta sbagliando tutto
La Ue è sempre più un nano diplomatico e, non a caso, su Siria, Medio Oriente e, soprattutto Russia, sta sbagliando tutto: Ucraina compresa.
Il motivo è semplice. Le alte burocrazie europee sono influenzate da un paradigma unipolare euroatlantico, abbastanza vecchio, basato sulla supremazia degli Usa e l'esistenza di una Pax Americana, che non esiste più.
Si tratta di un modello superato dalla nascita di un nuovo sistema multipolare, ora archiviato anche politicamente con Trump.
La Storia non è finita, come aveva preconizzato un sostenitore dell'unipolarismo, Francis Fukuyama. Paradossalmente, mentre gli Usa cambiano, la Ue è ferma: non le resta che dolersi artificiosamente e ipocritamente per Aleppo - i morti si piangono solo quando c'è un nemico da biasimare -, limitandosi all'impegno "umanitario" (un po' di cooperazione?), dato che militarmente l'Unione neanche esiste.
Ci protegge la Nato; dei due eserciti Nato più importanti, quello inglese e quello turco, il primo ha fatto Brexit e il secondo è ora in ottimi rapporti con Mosca.
Nota a margine: questo è un articolo di realpolitik, dove in ballo ci sono gli interessi, non le favole con i "buoni contro i cattivi"; non ho nessuna simpatia a priori per la Russia, né antipatia per "l'Amerika imperialista"; anzi vorrei che la Ue facesse realmente i suoi interessi, ma cum grano salis. Le scellerate scelte su Siria e Libia ci hanno consegnato un mondo meno sicuro. Su questo vale la pena riflettere.
Il paradigma euratlantista a cui si ispirano le burocrazie di Bruxelles riteneva che la Ue, da semplice protettorato americano, dovesse indebolire sempre di più la Russia, assorbendo o creando accordi di cooperazione con quegli Stati che erano nella sfera di influenza russa: Ucraina, Serbia, ma anche Georgia, Azerbaigian, e le ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, Uzbekistan e Kazakistan in testa.
Il paradosso è che il fronte euro atlantico, sotto la foglia di fico delle rivoluzioni di Maidan e delle primavere arabe - queste ultime si sono rivelate il cavallo di Troia della Fratellanza Musulmana e di altri gruppi integralisti Salafiti -, ha cercato di spodestare i governi legittimi di Ucraina e Siria, col solo obiettivo di far perdere alla russia le basi nel Mediterraneo in Crimea, e di Latakia e Tartus in Siria.
Quando l'Isis sarà stato sconfitto, lo scenario sarà che Mosca avrà rafforzato i suoi legami con l'Iran, avrà mantenuto la Siria e la Crimea, in più potrà contare anche su Al Sisi e Haftar: nota a margine, era necessario per la Ue appoggiare Sarraj, nella cui coalizione ci sono vari elementi qaedisti?
Infine, la Russia ha anche riallacciato i rapporti con Ankara e con il turcofono Azerbaijan, rilanciando partnership commerciali con Kazakistan e Turkmenistan; e financo con la Cina - la nuova "via della seta" voluta da Pechino passa per l'Asia centrale e arriva a Belgrado -, e con il Giappone, dove è in via di definizione la disputa sulle Isole Curili.
Particolarmente strategico è l'asse caucasico per Mosca: la Commissione Barroso puntava infatti a indebolire la posizione dominante della Russia nel settore energetico e l'alternativa doveva essere trovata proprio sul Caspio, il Southern Gas Corridor. In questo momento, non è escluso che la Trans-Anatatolian-Pipeline (che dovrebbe arrivare in Italia tramite il Tap) si ricongiunga con il Turkish Stream proveniente dalla Russia e di proprietà di Gazprom.
Insomma, se si voleva indebolire la Russia, oggi si è rafforzata: anche in paesi come la Moldova. E questo, ovviamente, è un problema per la Ue, orfana degli Usa, che ripiegheranno sempre più nell'isolazionismo.
Un errore clamoroso, perché alcune cancellerie hanno cercato deliberatamente di schiacciare Mosca, non volendole riconoscere un ruolo che non poteva non avere. La Russia è too big too fail. Ora che la frittata è stata fatta, si cambi registro.
Se gli Usa fanno un passo indietro, Giappone, Sud Corea e anche Ue dovranno difendersi da soli. Un grosso problema soprattutto per la Ue, dove l'opinione pubblica democratica vuole il pane, le rose, ma non le baionette.