San Michele, icona guerriera del Soggetto Radicale
L’archetipo angelico dell’Insorgenza
Se, da un punto di vista fenomenologico, osserviamo ciò che accomuna la figura di San Michele arcangelo a quella del Soggetto Radicale, indubbiamente raggiungiamo la conclusione che esso sia dato dal fenomeno dell’Insorgenza. Parliamo qui di insorgenza e non di insurrezione, la quale storicamente resta in molti casi un atto di ribellione dato da emergenze che non soddisfano più i bisogni primari o privano drasticamente e senza preavviso le libertà individuali e sociali, un fenomeno tipicamente di autodifesa sociale, circoscritto, locale, senza una vera guida ideologica e politica che sia in grado di trattare con le istituzioni o di rovesciarle.
Non intendiamo neppure lo spirito teorico e metapolitico dell’Insorgenza, vista come strategia di lungo corso, metodo destrutturante e, infine, movimento di popolo atti a capovolgere drasticamente un iniquo potere di oppressione civile e di ingiustizia sociale, i quali sottendono una dirigenza ideologica clandestina o quanto meno di opposizione al Sistema, la quale passa progressivamente dall’esercizio delle regole democratiche a quello della lotta violenta, armata e non convenzionale.
Il valore proprio dell’Insorgenza come fenomeno che qui vogliamo sinteticamente delineare, è dato invece dalla costituzione ontologica propria dell’arcangelo Michele, dell’Essere angelico fedele al Divino, il quale messo alla prova dallo stesso Divino che lascia scoperto il Trono, sceglie liberamente la fedeltà al Trono, si mette davanti al Trono per difendere l’onnipotenza del Divino, insorge contro Lucifero e gli angeli prevaricatori del Trono, si scaglia nella lotta furibonda insieme agli angeli rimasti fedeli per fare cadere dal Cielo i prevaricatori.
Dal punto di vista fenomenologico quindi possiamo notare quattro momenti che caratterizzano dinamicamente il tema dell’Insorgenza: la prova della tentazione, la scelta della fedeltà, l’impeto dell’insorgenza, la veemenza della lotta destinata alla propria salvezza (aspetto soteriologico) e alla sicura vittoria (aspetto teleologico). Questi quattro momenti, formano anche alcuni periodi inerenti alla storia personale di ogni singolo Soggetto Radicale, già da noi descritti in altri precedenti articoli e che vedremo qui di ricordare brevemente.
Il Soggetto Radicale e il suo Doppio nero, il Sosia
Dopo il suo concepimento inconsapevole nel liquido amniotico del Chàos, nel ventre della Tradizione, durante la fase di permanenza esistenziale nel nichilismo interiore postmoderno, acutizzata dal suo rifiuto della società liquida postmoderna che lo porta all’emarginazione sociale e spesso anche a quella economica e politica, il Soggetto Radicale vede la sua nascita effettiva nel momento in cui la sua conoscenza intellettuale della Tradizione diventa in via definitiva scelta di vita, comprensione integrale, volontà di potenza al servizio della Tradizione. Ma proprio perché la Tradizione è essenzialmente il ritorno dell’Ordine Divino nel mondo, risulta chiaro che l’Ordine Divino presupponga un Divino, fautore di questo Ordine. Quindi, in una scansione più o meno lungo di ordine temporale, nella coscienza del Soggetto Radicale, nelle profondità della sua anima si apre un varco verso l’Alto, si dischiude lo “spirito” ossia quella stanza dell’anima umana dove il Divino si fa presente, e dove egli percepisce intuitivamente, in modi differenti e a lui propri, questa viva Presenza che parla alla sua coscienza e gli chiede di seguirla.
Il Divino, svela anche in modalità intuitiva, il percorso che il Soggetto Radicale dovrà compiere per diventare un guerriero igneo custode del fuoco della Tradizione, ossia la sua kenosi, quella discesa negli inferi che lo porterà alla purificazione del proprio Io, all’annientamento del proprio egocentrismo, del proprio egoismo, del proprio narcisismo, affinché in Lui possa risplendere e imperare la sua anima purificata, ossia il Sè, la sua vera natura di immagine del Divino. Arrivato a questo punto, il Soggetto Radicale viene messo alla prova: è libero di scegliere se seguire la voce e la luce del Divino e, dunque, a procedere coraggiosamente al balzo nella discesa degli inferi; oppure se inseguire la voce della propria carne, vivere narcisisticamente le piccole soddisfazioni umane della sua luce riflessa e, quindi, mettersi al servizio consapevole del signore del male, venendo così ributtato e sommerso nel liquido del Postmoderno, per vivere come il “doppio nero”, il “Sosia” del Soggetto Radicale di cui ci parla Aleksandr Dugin:
“Come ultimo atto, il postmoderno dissolve tutto ciò che potrebbe cadere preda di elementi esterni – tempo, formazione, cambiamento e materialità – nell’uomo, nella società, nella cultura e nella storia. Solo l’elemento più puro ed eterno non viene sfiorato da tale processo – questo è il Soggetto Radicale. Qui c’imbattiamo in un nuovo problema. Il postmoderno è il dominio dei simulacri, delle copie senza originale (Baudrillard). Di conseguenza tutti i fenomeni e le creature risultano sostituiti, clonati e replicati grazie alla virtualizzazione globale e alla digitalizzazione dell’Essere. Occorre, così, discernere i simulacri, uscendo dal loro raggio d’azione. Il culmine di quest’azione metafisica vede comparire un doppio nero dello stesso Soggetto Radicale. L’identificazione dell’Anticristo, della sua ontologia e antropologia, si sposta dal piano religioso a quello filosofico, culturale, sociale e politico. Da qui il titolo russo del libro: ‘Il Soggetto Radicale e il suo doppio, che si riferisce alla figura del Sosia, del Doppio nero – sviluppo della famosa metafora di Antonin Artaud sulla natura del teatro. Tale questione non si riduce all’identificazione della natura infernale della civiltà attuale, all’analisi delle condizioni del Kali Yuga. Il problema dell’Anticristo richiede piuttosto l’interiorizzazione della Nuova Metafisica, così come di tutti gli altri aspetti legati al ‘tradizionalismo del Soggetto Radicale’. Il problema del doppio, come simulatore essenziale, acquisisce una centralità assoluta”. (A. Dugin, Teoria e Fenomenologia del Soggetto Radicale, AGA 2019, pag. 34),
Cerchiamo ora di comprendere un po’ più a fondo il momento fenomenologico della tentazione e del suo superamento quale precursore dell’Insorgenza, vista come costituzione ontologica e movimento metafisico di lotta contro il male da parte del Soggetto Radicale, riservandoci di analizzare in un altro articolo gli altri tre momenti fenomenologici susseguenti e precedentemente nominati, ossia la scelta della fedeltà, l’impeto dell’Insorgenza, la veemenza della lotta.
A tal riguardo, di questi medesimi momenti, ci permettiamo di abbozzare solo i seguenti punti che verranno successivamente sviluppati. A. La scelta della fedeltà: la tentazione è una prova di fedeltà; la fedeltà è una scelta basata sulla verità e sulla fiducia; la fedeltà è un atto di amore; la fedeltà è il principio di disintegrazione dell’egoismo e la pratica dell’altruismo. B. L’impeto dell’Insorgenza: l’Insorgenza è impulso metafisico e volontà di potenza contro il male; l’Insorgenza è costituzione ontologica ed etnobiologica del Soggetto Radicale; la principale caratteristica dell’Insorgenza è la repressione del dialogo interiore con la tentazione e con il male. C. La veemenza della lotta: la lotta contro il male è in primis violenza contro sé stessi; la lotta contro il male è violenta, continua, interminabile fino al Ritorno del Re venturo; l’unico desiderio e l’unica speranza del Soggetto Radicale deve essere la lotta fine a sé stessa.
La prova della tentazione
La natura della tentazione del Soggetto Radicale, in quanto umana, è diversa dalla tentazione a cui vennero sottoposte le schiere angeliche, ma è simile e, quindi, non sostanzialmente diversa. La tentazione per gli angeli era conquistare il trono di Dio per essere uguali a Dio, misconoscendo cosi il loro ruolo di creature. Il profeta Isaia così descrive la tentazione e la caduta di Lucifero: “Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso!”. (Isaia 14, 12-15). La natura della tentazione angelica è quindi, sostanzialmente, un atto di orgoglio che non vuole riconoscere la verità dell’essere creatura angelica e non Creatore, che si manifesta con un tentativo di prevaricazione e di conseguente acquisizione di un potere illegittimo. L’intelligenza della condizione angelica, inoltre, prevedeva la perfetta conoscenza della natura divina e l’impossibilità di giungere a sostituirsi a Dio ma, come ci insegnano i Padri della Chiesa, la loro ribellione, il loro “Non serviam”, avvenne quando Dio rivelò loro l’incarnazione del Verbo ed essi non accettarono che un Uomo-Dio potesse essere superiore a loro.
Quindi, ricapitolando e dando un ordine logico all’evento di ordine teologico possiamo così riassumere la sua dinamica: 1. Dio rivela la sua intenzione di creare l’essere umano Uomo e Donna; 2. Dio rivela l’intenzione che il suo Verbo si incarni in un Uomo per mezzo di una Donna; 3. Dio lascia scoperto il Trono per mettere alla prova gli Angeli; 4. Una parte delle schiere angeliche (I Padri della Chiesa sostengono siano un terzo) non accetta la divina volontà e si ribella, cercando di prevaricare il Trono; 5. L’arcangelo Michele, a capo degli Angeli fedeli, ingaggia la lotta furibonda contro Lucifero e i suoi e li precipita nelle profondità dell’abisso. Fin qui la teologia…
Dal punto di vista filosofico invece, osservando tale racconto se ne può dedurre il rifiuto metafisico dell’autorità vera, buona e legittima (Moderno), nonché il rifiuto antropologico della paternità, quindi della famiglia e della stessa vita umana (Postmoderno). Risulta chiara qui, l’affermazione di Dugin, quando cita la Tabula smaragdina di Ermete Trismegisto, il quale asserisce la coesistenza di ciò che avviene in Cielo con ciò che avviene in Terra – aggiungiamo – nei tempi storici propri dell’umanità: “È vero senza menzogna, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare il miracolo della cosa unica”.
La natura della tentazione a cui invece viene sottoposto il Soggetto Radicale, dal punto di vista teologico è simile a quella degli Angeli ma non uguale, in quanto tiene conto dell’ottenebramento della coscienza avvenuto con la caduta originale, ed è un tema che può essere affrontato con le conoscenze e gli strumenti offerti dall’antropologia mistica. Applicando lo schema metastorico duginiano (Premoderno – Moderno – Postmoderno), abbiamo appreso che la Postmodernità ha portato a perfezione la morte di Dio e, quindi, la sua esclusione dalla vita sociale e individuale iniziata con l’era della Modernità. La tentazione a cui deve necessariamente essere esposto il Soggetto Radicale è quindi anch’essa, sostanzialmente, un atto di orgoglio che non vuole riconoscere la verità dell’essere una pura creatura immagine del Divino e non il Divino stesso, che si manifesta con un tentativo di esclusione del Divino dalla propria interiorità, di una conseguente acquisizione di luce tenebrosa (aurora luciferina) e di un falso potere di ordine magico-teurgico, il quale dà luogo così al suo Doppio nero, al Sosia. Ne consegue che, dal punto di vista filosofico, il Sosia va oltre il rifiuto metafisico dell’autorità e a quello antropologico della paternità, ma si qualifica categoricamente come rifiuto metafisico del Divino e si quantifica come odio metafisico sterminatore della Tradizione e della Creazione.
Dinamica della tentazione alla luce dell’Antropologia mistica
Dopo la sua concezione e il suo nuotare senza coscienza nel grembo della Tradizione, al momento della sua nascita, il Soggetto Radicale percepisce gradualmente e vede la stessa Tradizione ossia l’Ordine Divino, nel suo splendore e nella sua pienezza e così decide di fare di essa la ragione della sua vita, ma tale scelta non rappresenta ancora “l’opzione fondamentale”, la quale ha bisogno di una prova, di una tentazione affinchè egli possa operare una scelta di tipo immutabile.
In questo periodo neonatale, la comprensione della Tradizione da parte del Soggetto Radicale all’interno della sua anima/coscienza diviene sempre più spirituale e sapienziale: investe ogni fibra del suo essere, scopre sperimentalmente la realtà della sua anima e la sua esistenza in cui egli è immerso, ascolta la voce del Divino che parla alla sua anima attraverso lo spirito. Il Divino, quindi, attraverso lo spirito, che è quella parte costitutiva dell’anima aperta verso l’Alto, dischiusa dallo stesso Divino e necessaria per percepire la sua voce e le intuizioni divine, fa percepire all’anima stessa la sua alterità, ossia il suo essere “Totalmente Altro” rispetto all’anima, sia in modo personale che in modo impersonale.
Successivamente a tali eventi, a causa della fedeltà dell’anima, il Divino provoca una rottura spirituale nell’anima stessa, così l’anima ha una esperienza di satori (visione intuitiva dell’essenza luminosa della propria natura), il Brahman trasmette all’Ātman un flusso della sua eterna luce, Dio Padre comunica all’anima la percezione viva di essere sua immagine di luce (precisiamo sua immagine, non sua somiglianza, la quale presuppone la vita soprannaturale della grazia, ossia dell’amicizia con Dio donataci dal sangue di Cristo). L’effetto principale dell’anima nelle esperienze di satori, è quello di vedere scomparire la percezione psicologica della propria individualità, l’anima “si sente Dio” e in alcuni casi l’anima stessa continua a pronunciare ininterrottamente la parola “Io Sono”, venendo totalmente assorbita da essa.
Ed è proprio dopo queste sublimi esperienze che l’anima viene messa alla prova: il Divino fa intuire all’anima che queste esperienze sono solo un puro dono per affrancarla nel doloroso cammino della kenosi, della purificazione nella discesa agli inferi a cui ella è destinata, necessaria a distruggere l’egoismo, la maschera e il narcisismo dell’”Io” per far emergere in tutto il suo splendore la luce divina della sua anima, del “Sè” che, come il corpo e la mente, è prigioniero della soffocante morsa dei vizi capitali.
A questo punto l’anima è posta davanti ad una scelta, alla sua opzione fondamentale, nonché alla fortissima tentazione di fermarsi alla fruizione dei satori – che comunque saranno sempre più rarefatti fino a scomparire. L’anima viene sconvolta e provata, deve scegliere se restare attaccata in modo infantile al dono ricevuto dandosi mille giustificazioni di ordine intellettuale, credendo di essere incarnazione del Divino e suo Avatar, oppure se fidarsi dello stesso Divino attraverso una fede sostenuta dalla ragione e un totale abbandono alla sua volontà. In questa discriminante, in questo sì o in questo no al Divino, nel senso sovrumano di questa tentazione, il destino dell’anima scelta sarà segnato per sempre: o sarà pienamente quel Soggetto Radicale destinato a divenire il custode del fuoco sacro della Tradizione e suo guerriero igneo, o sarà il Sosia, il Doppio nero, la scimmia dello stesso Soggetto Radicale, seguace dell’Anticristo e delle sue orde infernali.
La drammaticità di questa prova, di questa tentazione non deve scoraggiarci. Come affermava Sant’Agostino “Due amori hanno dunque fondato due città: l’amore di sé fino al disprezzo di Dio ha generato la città terrena, l’amore di Dio fino al disprezzo di sé ha generato la città celeste. Una – la città terrena – si gloria in sé stessa, l’altra – la città di Dio – si gloria in Dio; una è dominata dalla libidine di dominare, l’altra dal compito di servire; una nei suoi potenti ama la propria forza, l’altra la ripone in Dio; una, stolta mentre si crede sapiente, non ama Dio, l’altra, dotata della vera sapienza, rende il culto dovuto al vero Dio”. (De civ. Dei 14, 28). Quindi, chi viene scelto ad essere un Soggetto radicale non può esitare da che parte stare e a quale schieramento appartenere.
Concludiamo, come da stile, con una esortazione di Aleksandr Dugin, affinché il Soggetto Radicale, superata la prova della autodeificazione, l’auto compiacente tentazione di Lucifero, possa lottare per un nuovo inizio dell’Ordine Divino nel mondo, quindi del trionfo della Tradizione per un nuovo ordine imperiale multipolare:
“I classici del tradizionalismo e della Rivoluzione Conservatrice hanno descritto le strategie e i metodi di una rivolta contro il mondo moderno. Questo mondo, tuttavia, ha quasi cessato di esistere, sostituito dal mondo postmoderno. Parlando ne Il regno della quantità e i segni dei tempi, delle ‘fenditure della Grande Muraglia’ e dell’apertura dell’Uovo del Mondo dal basso, René Guénon ha anticipato il problema metafisico della Grande Parodia, ossia il postmoderno. Evola, con Cavalcare la tigre e la sua idea di uomo differenziato, ha indicato l’istanza che resisterà alla prova della dissoluzione finale. Moeller van den Bruck ha proposto ai conservatori che combattevano la rivoluzione di guidarla, assegnandole un altro fine – la resurrezione del Sacro. Oggi, nel processo di transizione al postmoderno, è necessario compiere un passo successivo: sviluppare una strategia di rivolta contro il mondo postmoderno, adattando il tradizionalismo alle nuove condizioni storiche e culturali; non tanto resistere ai mutamenti in atto, ma esserne profondamente consapevoli, intervenire nel processo assegnandogli una direzione radicalmente diversa. L’obiettivo non è tanto la vittoria, quanto la battaglia stessa. Se è predisposta correttamente e ingaggiata contro il vero nemico, questa guerra sarà già una vittoria. Inizia così l’era del Soggetto Radicale. A giudicare da alcuni segni, i primi ad averla colta sono stati proprio gli eredi diretti degli ‘uomini differenziati’, i seguaci dell’eroe della grande guerra contro lo spirito della modernità – Julius Evola”. (A. Dugin, Op. cit. pag. 35).
Con la benedizione del Principe delle Celesti milizie, San Michele arcangelo. Quis ut Deus? …