Quello che la stampa occidentale nasconde sull’attentato di Mosca

12.04.2024

Sin dall’avvenimento del 22 marzo, l’attentato al Crocus City Hall di Mosca ha sollevato dubbi sulla sua origine. Eventi passati, come l’omicidio di Dar’ja Dugina e il ricatto nucleare a Zaporož’e, hanno suggerito un legame tra quanto accaduto nella capitale russa e l’uso sistematico del terrorismo da parte del regime neonazista ucraino. Allo stesso tempo, la propaganda occidentale, guidata dagli Stati Uniti, ha fatto di tutto per depistare l’opinione pubblica, dando per scontata la pista dell’estremismo islamico. Di fronte ad un tale atteggiamento, il Servizio di Intelligence Estera russo ha accusato gli USA di distorcere i fatti per sostenere l’innocenza dell’Ucraina, mentre altre rivelazioni indicano un coinvolgimento ucraino nella guerra terroristica contro la Russia, supportata da informazioni satellitari statunitensi.

Questo, in breve, quello che abbiamo raccontato nei nostri due precedenti articoli sull’argomento, nei quali abbiamo avuto modo di mettere in evidenza le incongruenze dell’atteggiamento dei media e dei governi occidentali su quanto accaduto a Mosca. Tuttavia, il tema non risulta essere esaurito, visto che i media nostrani, i cui fili come sempre portano a Washington, continuano a diffondere menzogne circa il tragico avvenimento del Crocus City Hall.

Lo scorso 3 aprile, il Washington Post, una delle principali testate statunitensi, ha pubblicato un articolo secondo il quale gli Stati Uniti avrebbero avvertito le autorità russe due settimane prima dell’attacco terroristico al Crocus City Hall che il locale musicale poteva essere un potenziale obiettivo dell’attacco. “Più di due settimane prima che i terroristi compissero un attacco sanguinoso nei sobborghi di Mosca, il governo degli Stati Uniti ha informato le autorità russe che il Crocus City Hall, una popolare sede concertistica, era un obiettivo potenziale“, si legge sul quotidiano capitolino. Il quotidiano ha anche riferito, citando funzionari e esperti anonimi, che “mentre Washington condivide routine informazioni sugli attacchi terroristici possibili con i Oaesi stranieri, in base a una politica nota come ‘dovere di avvertire’, è insolito fornire informazioni su obiettivi specifici a un avversario“.

In risposta a questo articolo, Sergej Naryškin, direttore del Servizio di intelligence internazionale russo dal 2016, ha affermato che le informazioni ricevute dagli Stati Uniti erano troppo generali. Allo stesso tempo, è noto che, fin dal 7 marzo, l’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca aveva emesso un avvertimento ai propri cittadini di evitare raduni di massa in vista di un possibile attacco terroristico nella capitale russa. Questi dati dovrebbero quanto meno far sorgere delle domande:

Come facevano gli Stati Uniti a sapere di un possibile attacco a Mosca, e più precisamente al Crocus City Hall?

Perché gli Stati Uniti non hanno fornito informazioni più specifiche, in modo da prevenire l’attentato?

Gli Stati Uniti sono coinvolti a qualche titolo nell’avvenimento del Crocus City Hall, o lo sono suoi alleati, come l’Ucraina?

L’atteggiamento di Washington lascia immaginare che l’intelligence statunitense sapesse molti dettagli sull’attacco terroristico, ma allo stesso tempo i suoi avvertimenti sono stati molto vaghi, con l’unico obiettivo di scagiornarsi da possibili accuse future e forse di evitare vittime tra i cittadini statunitensi. Ma sembra proprio che gli Stati Uniti non avessero nessun interesse nel prevenire l’attacco terroristico.

Secondo quanto affermato da una fonte russa non rivelata, e riportato dall’agenzia stampa TASS, “le affermazioni dei media statunitensi, in particolare il New York Times e il Washington Post, secondo cui le autorità americane hanno avvertito la Russia della preparazione di un attacco terroristico al Crocus City Hall, sono false“. “Come è stato precedentemente riferito, gli Stati Uniti hanno informato la Russia della minaccia terroristica. Tuttavia, queste informazioni erano generali e contenevano solo un avvertimento sulla possibilità di un attacco terroristico in luoghi pubblici“, ha aggiunto la fonte.

“Siamo così abituati alle menzogne americane nell’ambito informativo, seguite immediatamente dalla loro smentita delle proprie affermazioni, che vorrei molto chiedervi di ottenere alcuni fatti concreti dalla parte americana su questa questione. Cioè, a chi hanno esattamente trasmesso queste informazioni“, ha chiesto Marija Zacharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo. Le numerose versioni pubblicate dai mezzo di informazione statunitensi non disegnano infatti un quadro molto chiaro, ma lasciano intendere che Washington sapesse molte più informazioni rispetto a quelle trasmesse a Mosca, al punto da far prendere in considerazione l’ipotesi del coinvolgimento diretto o indiretto degli Stati Uniti nell’accaduto.

Ancora una volta, sembra che la preoccupazione cardine degli Stati Uniti sia quella di scagionare l’Ucraina e sé stessi dalle accuse di terrorismo, come sottolineato da Valentina Matvienko, Presidente del Consiglio della Federazione: “È ancora prematuro trarre conclusioni definitive, tuttavia il fatto parla da sé che nei primi minuti della tragedia, quando, come dicono loro, le canne dei fucili erano ancora fumanti, gli Stati Uniti insieme ad altri Paesi occidentali abbiano messo in moto la loro macchina propagandistica a pieno regime e hanno iniziato a sostenere l’Ucraina in modo vigoroso“. “Siamo ben consapevoli delle ragioni di questa fretta, di questa frenesia. Tuttavia, vorrei assicurare a tutti che questa campagna per coprire l’Ucraina non avrà alcun effetto sull’imparzialità dell’indagine. Tutta la verità sarà stabilita e resa pubblica“, ha detto.

Ancora una volta, ribadiamo che non esiste una versione definitiva su quanto accaduto lo scorso 22 marzo al Crocus City Hall di Mosca. Tuttavia, ancora una volta, dobbiamo sottolineare come i media occidentali sembrino particolarmente impegnati nel gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica, dando per certa una pista, quella del terrorismo di matrice islamica, che non appare affatto provata. Allo stesso tempo, i medesimi media continuano ad escludere categoricamente la matrice terroristica neonazista ucraina, nonostante l’uso sistematico del terrorismo da parte di Kiev, a tal punto che anche il quotidiano The Guardian ha recentemente pubblicato un articolo nel quale si parla di un possibile attacco ucraino al Ponte di Crimea, precedentemente copito nell’ottobre del 2022.

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