Politica estera nordcoreana: un appello all'unione contro l'imperialismo

14.05.2024

Nonostante le contraddizioni nello sviluppo della rivoluzione e dello Stato operaio coreano, i nordcoreani hanno dimostrato innumerevoli volte, per tutta la seconda metà del XX secolo, la validità della teoria della rivoluzione permanente.

Mentre la burocrazia sovietica approfondiva la politica fallimentare del “socialismo in un solo Paese” con la dottrina della “coesistenza pacifica” con l'imperialismo e il continuo boicottaggio della rivoluzione mondiale, i nordcoreani predicavano una lotta aperta per l'abolizione del sistema imperialista, a partire dal dominio del proprio Paese da parte della borghesia vassalla.

Parteciparono alla Conferenza Tricontinentale che, nel 1966 all'Avana, fondò l'Organizzazione di Solidarietà con i Popoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina (OSPAAAL) con l'obiettivo di espandere la rivoluzione all'intero globo. I Paesi arretrati, i cui movimenti rivoluzionari godevano di una maggiore indipendenza dalla burocrazia sovietica (a differenza dell'Europa), furono incoraggiati a prendere le armi per condurre la lotta di liberazione nazionale, la rivoluzione democratica e il socialismo.

In un articolo per la rivista Tricontinental, Kim Il Sung esprime una politica del tutto opposta ai dettami di Mosca, affermando:

È un errore cercare di evitare la lotta contro l'imperialismo sostenendo che, sebbene l'indipendenza e la rivoluzione siano buone, la pace è più preziosa. Non è forse vero che la linea di un compromesso senza principi con l'imperialismo non fa che incoraggiare le sue manovre aggressive e aumentare il pericolo di guerra? Una pace che porta alla sottomissione degli schiavi non è pace. La vera pace non può essere raggiunta se non lottiamo contro coloro che la disturbano e se non distruggiamo il dominio degli oppressori opponendoci a questa pace schiavista. Così come ci opponiamo alla linea del compromesso con l'imperialismo, non possiamo ammettere la paura di lottare contro l'imperialismo con azioni concrete, limitandoci solo a proclamare a gran voce che siamo contro l'imperialismo. Questo non è altro che l'opposto della linea del compromesso. Entrambe non hanno alcuna somiglianza con la vera lotta antimperialista e servono solo a favorire la politica di aggressione e di guerra dell'imperialismo. (Rafforziamo la lotta antimperialista e anti-Yankee, 12 agosto 1967).

Nello stesso articolo il leader nordcoreano scrive anche:

La lotta antimperialista e anticolonialista dei popoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina è una lotta sacra per la liberazione di centinaia di milioni di esseri umani oppressi e sfruttati e, allo stesso tempo, una grande lotta volta a tagliare questa ancora di salvezza all'imperialismo mondiale. Questa lotta costituisce, insieme alla lotta rivoluzionaria della classe operaia per il socialismo, le due grandi forze rivoluzionarie del nostro tempo, che si sono unite per formare un'unica corrente che seppellisce l'imperialismo. (Idem)

Per tutti gli anni '50, '60 e '70, i nordcoreani hanno cercato di mettere in pratica questo pensiero, fornendo addestramento militare e inviando truppe e armi ai rivoluzionari di diversi Paesi arretrati, tra cui Angola, Mozambico e Brasile. Questo sostegno era di gran lunga superiore a quello della burocrazia sovietica, che non si preoccupava della rivoluzione, ma piuttosto di controllare i governi nati da queste rivoluzioni in modo che questi, invece di approfondire il processo rivoluzionario, servissero da satelliti per servire gli interessi politici ed economici dell'URSS.

Contrariamente alla teoria staliniana dei campi, i nordcoreani compresero che la lotta di classe a livello globale non si sintetizza nella lotta del “campo socialista” contro il “campo capitalista”, ma piuttosto nella lotta dei popoli oppressi contro l'imperialismo.

Anche la lotta contro l'imperialismo in Corea, a tutt'oggi, si svolge secondo questi stessi principi. Correttamente, le richieste della Corea del Nord per la riunificazione con il Sud si basano sulle esigenze della rivoluzione nazional-democratica, poiché, pur avendo instaurato la dittatura del proletariato nel Nord, il Sud continua a essere controllato dall'imperialismo e da una dittatura contro la classe operaia. Pertanto, è ancora in corso la lotta di liberazione nazionale che, in sostanza, ha un carattere nazional-democratico nel Sud.

Imparando dall'esperienza della rivoluzione nazional-democratica e della guerra antimperialista, i nordcoreani sono giunti alla conclusione eternata nelle parole di Che Guevara: “Non ci si può fidare dell'imperialismo, ma questo è tutto, niente!”. D'altra parte, decenni di lotta contro le tendenze sbagliate all'interno del proprio Paese, dalla fondazione dell'UDI in opposizione al partito comunista stalinista, passando per la rivoluzione di liberazione nazionale che ha contraddetto la politica di conciliazione della burocrazia sovietica con l'imperialismo e arrivando alla guerra di Corea in cui non hanno ricevuto il necessario sostegno dall'URSS, i nordcoreani hanno imparato che era necessario mantenere l'indipendenza politica rispetto alla cricca stalinista.

Hanno persino criticato apertamente la burocrazia sovietica, denunciandola per aver boicottato la rivoluzione mondiale, come in questa dichiarazione di Kim Jong Il:

La causa socialista di un popolo è nazionale e, allo stesso tempo, internazionale. Il partito comunista o i lavoratori di ogni nazione hanno il diritto di difendere la propria indipendenza e, allo stesso tempo, l'obbligo di rispettare quella dei partiti degli altri Stati e di unirsi e collaborare sulla base del cameratismo per la causa della vittoria socialista. (Lezioni storiche nella costruzione del socialismo e linea generale del nostro Partito, 3 gennaio 1992).

Sempre in questo discorso, Kim Jong Il critica aspramente la manipolazione dei partiti comunisti dell'Europa orientale da parte della burocrazia sovietica:

Da tempo esisteva un centro nel movimento comunista internazionale, e il partito di ogni Paese agiva come sua filiale. La cosa naturale sarebbe stata che i partiti dei Paesi socialisti cooperassero sulla base di una completa uguaglianza e indipendenza, ma alcuni, non essendosi liberati dalle consuetudini contratte nel mezzo delle loro vecchie relazioni, durante il periodo dell'Internazionale Comunista, hanno causato un grande danno all'avanzamento del movimento comunista internazionale. Uno, definendosi il “centro”, aveva spudoratamente perpetrato atti di trasmissione di ordini ad altri e di pressione e intervento negli affari interni di coloro che non seguivano la sua linea sbagliata. (Idem)

Certamente, il fatto che sia stato portato avanti indipendentemente dallo stalinismo e che abbia mantenuto questa indipendenza è una delle cause della permanenza dello Stato operaio nordcoreano, anche dopo la caduta dell'URSS e dei regimi dell'Europa orientale e la restaurazione capitalista in Asia. Forse il più grande merito di Kim Il Sung, scomparso nel 1994, è stato quello di portare avanti la rivoluzione proprio nel momento in cui veniva boicottata dalla burocrazia stalinista mondiale.

Contrariamente a quanto possono pensare gli stalinisti da bar, la Corea del Nord non è la prova della teoria del “socialismo in un solo Paese”, ma piuttosto della necessità di una rivoluzione permanente. Il socialismo, come forma superiore di organizzazione della società e come sistema politico ed economico, può essere pienamente realizzato solo quando il sistema imperialista è stato superato. In un mondo controllato dall'imperialismo, dove tutte le relazioni sociali sono dominate o almeno influenzate da questo regime, non è possibile raggiungere una completa indipendenza, come dimostra lo stesso esempio della Corea del Nord. L'isolamento post-URSS con il crudele blocco economico imperialista ha prodotto più di un decennio di fame per milioni di coreani e anche oggi, quando la situazione è più controllata, il Paese soffre ancora di numerose difficoltà causate dalle sanzioni economiche e dalle continue minacce militari.

Inoltre, il dominio semi-coloniale dell'imperialismo sulla Corea del Sud ha fermato la rivoluzione nazional-democratica del popolo coreano. Essa si concluderà solo con la liberazione della Corea del Sud e la riunificazione dell'intera penisola indipendentemente dall'imperialismo.

Fonte

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini