Piccolo mondo antico
Il santo e il pallone. Il bacio alla reliquia di San Gennaro, il rosario in mano, il santino nel portafogli e il palleggio nella viuzza del paesello di origine, come quando si era “piccidduzzi”.
E poi la domenica, che speriamo torni ad essere giornata di riposo come il governo ha preannunciato. Giornata di Chiesa alla mattina, come nostro Signore ha voluto, e di stadio al pomeriggio, come gli italiani vogliono. E poi basta con questo campionato diviso tra sabato e domenica e con squadre fatte di stranieri. Si torni anche qui al buon tempo antico. Italiani popolo di devoti e di tifosi.
È questo il governo nazionalpopolare. Lo si vede anche da questi piccoli gesti. Gesti schietti che richiamano un’umanità che sa di antico, una comunità che si ritrova nei simboli sacri e profani che ci contraddistinguono.
Il populista è la carne del suo popolo e rigetta ogni corpo estraneo: una moneta non sua (l'euro), una patria non sua (l'Unione Europea), un linguaggio politicamente corretto che detesta.
Il populista è popolare. Alle élite lascia volentieri il tennis, il caffé da Starbucks e la domenica passata nei centri commerciali alla ricerca del vestito griffato. Il populista è un nuovo italiano con bisogni spirituali e materiali da soddisfare, mangia il pane e beve il vino, ama la sua famiglia; i desideri e le aragoste li lascia volentieri ai cultori del gender.