Ordo Pluriversalis. La fine della Pax americana e la nascita del mondo multipolare

11.07.2022

Leonid Savin, autore che abbiamo già avuto modo di recensire, è uno studioso prolifico e rigoroso. Nel suo ultimo libro affronta una questione di stretta attualità resa ancora più importante dagli ultimi avvenimenti: il mondo multipolare.

Lo scioglimento dell’Unione Sovietica e la fine del patto di Varsavia non portarono alla fine della storia, come qualche sprovveduto autore sostenne, ma dentro un sistema unipolare. Questo sistema ha determinato la storia degli ultimi 30 anni, gli Stati Uniti hanno tentato di divenire i gendarmi del mondo, la nazione indispensabile. Possiamo dire che questo equilibrio internazionale è crollato, sia per i problemi interni degli USA sia per le sconfitte raccolte in tutte le guerre combattute. Come afferma l’Autore nella postfazione ‘la teoria della multipolarità si è sviluppata insieme alle critiche dell’egemonia degli Stati Uniti d’America’ [pag. 445].

Ovviamente permangono le voci favorevoli al mantenimento di un ordine unipolare, sono molti gli autori che potrebbero essere citati, Savin riporta le parole critiche di Richard Haas secondo il quale ‘il liberismo è in ritirata […] sistemi autoritari, inclusi Cina, Russia e Turchia sono diventati dei pesi massimi’ [pag. 37], è una visione chiaramente legata all’idea di democrazia liberale come unico sistema possibile. Dall’altra parte autori come Amitai Etzioni vedono un pericolo nella presenza di più potenze, l’esempio citato è la Prima Guerra Mondiale, quando la presenza di più imperi anziché garantire l’equilibrio portò alla guerra. Il ragionamento alla base di questa affermazione è che la competizione fra gli imperi anziché alla coesistenza porti ad uno scontro ma, ribatte Savin, questa è una posizione eurocentrica che non tiene conto di come il mondo sia la risultante di realtà molto diverse fra loro. L’Europa che precede la Grande Guerra è formata da paesi che si confrontano ben prima dello scoppio del conflitto nelle colonie, la decolonizzazione del secondo dopoguerra e la nascita dei paesi non-allineati non fu un fattore di maggiore pericolo ma di emancipazione di quelle popolazioni. Scrive l’Autore ‘per i non occidentali, una nuova finestra di opportunità si sta aprendo nella geopolitica globale al fine di liberarsi delle ultime catene del neocolonialismo e di costruire un futuro sulla base di idee autentiche, principi di buon vicinato e cooperazione reciprocamente vantaggiosa’ [pag. 448]. Per i liberali la soluzione non è il multipolarismo ma il multilateralismo, emblematica di questa politica fu l’amministrazione Obama, che tentò (riuscendoci) di piegare gli stati alleati agli obiettivi statunitensi (Libia, Siria, Ucraina).

Unita a questa visione figlia del ‘destino manifesto’ che vuole gli Stati Uniti guida del mondo vi è l’idea dell’esportazione della democrazia liberale. È un concetto che si sente spesso ripetere, ogni guerra è fra la democrazia e l’autocrazia, lo è oggi quella in Ucraina così come lo era per Salvemini la Grande Guerra, con la differenza che nel 1914 la Russia zarista era annoverata fra le democrazie.

Per Savin parlare di multipolarità vuole dire anche parlare di sistemi diversi che possono e devono coesistere. Il principio democratico ha valore sia all’interno dei singoli paesi sia nel rapporto fra di essi, a questo proposito è emblematico quello che successe allo Yemen quando si rifiutò di votare nel 1991 all’ONU a favore dell’invasione dell’Iraq, gli USA bloccarono gli aiuti e ‘il FMI non stipulò più un contratto con lo Yemen fino al 1996’ [pag. 191].

È importante la riflessione che l’Autore svolge rispetto alla sovranità ed alla sicurezza, chi può garantire la propria sicurezza è sovrano, chi, come la UE, si affida alla NATO non lo è, anzi ‘le decisioni geopolitiche più importanti vengono prese dagli Stati Uniti'[pag. 421], anche se poi lo stesso Autore lascia aperta una speranza per un Europa autonoma. Mi permetto di sottolineare come il libro sia stato scritto prima degli ultimi avvenimenti e che forse oggi questo ottimismo seppur contenuto sarebbe da ripensare.

Il libro fotografa il momento attuale di passaggio fra un sistema unipolare ed uno multipolare, quest’ultimo è reso dal temine ‘Ordo’ che vuole descrivere l’interazione fra strutture politiche, esso ‘è ordine nel senso di una sequenza di numeri, ciascuno dei quali ha uguale importanza ma diverso significato, e ogni cancellazione di un numero implica che l’ordine esistente è distrutto’ [pag. 443]. Dovrebbe essere chiaro che il nemico di questa visione non è l’assetto unipolare come categoria geopolitica ma l’imperialismo statunitense, chi pensa che un mondo multipolare sia un tema da affidare agli studiosi non ha capito che le condizioni interne ai singoli paesi, a partire dalla situazione delle classi subalterne, ne sarebbero condizionate.

Marx21