NEGLI USA E' IN ATTO UNA SILENZIOSA CATASTROFE SOCIALE: SONO ORMAI MILIONI I MASCHI INATTIVI

06.10.2016

In base a quanto emerge dal nuovo libro dell'economista Nicholas Eberstadt, "Men Without Work: America's Invisible Crisis", negli Stati Uniti è in atto una catastrofe di dimensioni epocali: un dramma sociale silnezioso, però, perché non accompagnato da forme di protesta collettive o da un pur necessario dibattito pubblico.

Nonostante 88 mesi di espansione economica, una fase cominciata nel giugno 2009, la percentuale degli uomini tra 25 e 54 anni inclusi nella forza lavoro è inferiore a quella che si registrava alla fine della Grande depressione, negli anni Quaranta, quando il tasso di disoccupazione era del 14 per cento.

Quello che le statistiche ufficiali sulla disoccupazione nascondono - ha sottolineato George F. Will sulla "Washington Post" di ieri - è che se il tasso di partecipazione alla forza lavoro fosse pari a quello dei primi anni Duemila, oggi 10 milioni di statunitensi in più avrebbero un impiego. In mezzo secolo, questa percentuale è crollata di 13 punti percentuali per i maschi adulti.

Stando ai dati forniti da Eberstadt, dal 1948 la percentuale di maschi adulti di età superiore ai 20 anni senza lavoro è più che raddoppiata, raggiungendo quasi il 32 per cento.

Spesso si tratta di una condizione volontaria: i maschi adulti che hanno scelto di non cercare un impiego sono due volte e mezzo più numerosi di quelli che le statistiche ufficiali considerano disoccupati, perché attivamente impegnati nella ricerca di un'occupazione. Il fenomeno è così esteso che i criteri impiegati dalle statistiche ufficiali per valutare il numero dei senza lavoro sono ormai per lo più privi di significato.

A favorire questa situazione sarebbe l'aumento delle forme di assistenzialismo pubblico: grazie al sostegno economico e ai benefit concessi dal governo alle famiglie degli inoccupati, questi ultimi - paradossalmente - spendono e consumano un terzo più dei lavoratori delle fasce di reddito più basse. Non sorprende, dunque, che quella degli "inattivi volontari" sia una categoria in rapida espansione: come sottolinea Eberstadt, "sembrano star meglio di decine di milioni di altri americani, incluse le madri single che lavorano o cercano lavoro".

E' anche vero, però, che il welfare statunitense non è più generoso di quello di altri paesi che pure superano gli Usa per la partecipazione alla forza lavoro: questi sono 22 esimi nella classifica stilata dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), davanti all'Italia.

Per l'autore dello studio, insomma, ci troviamo di fronte a una "forma poco invidiabile di eccezionalismo americano".