L’utilizzo delle migrazioni di massa come arma geopolitica
Da tempo sosteniamo che le migrazioni di massa sono utilizzate come arma strategica da parte delle centrali del potere imperiale per scardinare e disarticolare l’assetto sociale dei paesi destinati ad essere assoggettati e omologati al dominio dell’impero anglo USA. Vedi: Immigrazioni di massa arma letale del mondialismo.
Bisogna constatare come una profonda divisione sia stata creata artificialmente separando la comunità della Resistenza, per motivo di voler negare l’esistenza e l‘utilizzo di quest’arma e dei suoi micidiali effetti. Ancora oggi buona parte di quei gruppi, partiti e organizzazioni che sono catalogabili nella sinistra mondialista, si ostinano a diffamare e vilipendiare tutti coloro che si schierano contro questa strategia dell’invasione migratoria pianificata e che per questo motivo vengono definiti “razzisti” e “fascisti” o fautori della supremazia bianca.
In questo artificio dialettico sono caduti anche coloro i quali, a parole si dichiarano antagonisti o oppositori della società capitalista, dimostrando poi di prestarsi efficacemente al gioco dei dominanti e rientrando nella vasta categoria degli “utili idioti” al servizio del grande capitale. Questo è uno dei frutti avvelenati della propaganda imperialista statunitense che è riuscita a confondere le menti fin da quando sono apparsi i primi teorici “neo cons” del così detto ” scontro di civiltà”.
Si tratta di una chiara strategia finalizzata a divedere e mettere gli uni contro gli altri tutti quei settori di opposizione che potrebbero essere unificati in un fronte comune di lotta anti imperialista.
La sinistra mondialista non è nuova nel prestarsi a tutti gli sporchi giochi dell’imperialismo ed a fungere da pedina o da quinta colonna delle strategie di potere di Washington. Non possiamo scordarci le campagne di diffamazione contro gli esponenti laici e nazionalisti del mondo arabo (da Gheddafi ad Assad) o, prima ancora, contro i capi di Stato nazionalisti dell’America Latina che hanno cercato di affrancarsi dal dominio imperiale USA, da Peron a Chavez e Correa. Anche questa volta la sinistra rivela la sua maschera di totale subordinazione alle centrali del potere dominante ed emergono le tracce dei finanziamenti elargiti dai vari George Soros, dalla Goldman Sachs e dal FMI a tutti i movimenti che favoriscono l’immigrazione di massa in Europa come “fatto umanitario”.
Analisti esperti come Alain de Benoist, James Petras, ed altri, hanno descritto in forma approfondita di come questa nuova tendenza sia sintomatica di una grande manifestazione della quinta guerra generazionale che gli USA stanno scatenendo contro il mondo multipolare, in cui Washington cerca di provocare il fantomatico scontro di civiltà che potrebbe sbaragliare tutte le avanzate effettive che la Russia ed altri soggetti hanno fatto per far retrocedere l‘egemonia imperiale degli USA.
Bisogna comprendere le ragioni strategiche per cui gli USA hanno progettato dal suo inizio la crisi migratoria attraverso la destabilizzazione di paesi (Medio Oriente ed Africa) e l’utilizzo delle loro pedine: gruppi islamisti, Turchia , Arabia Saudita e Qatar.
Di queste pedine, i primo, costituito dai gruppi islamisti come Al Qaeda, Al Nusra e l’ISIS, sono stati utilizzati come le “avanguardie mercanarie” della destabilizzazione per conto dell’egemonia USA ed hanno svolto egregiamente il loro compito prima in Afghanistan, poi in Libia e di seguito in Siria, raccogliendo persino inizialmente il plauso della sinistra che ha visto in loro i “ribelli” ed i “rivoluzionari” (vedi le lodi fatte ai ribelli siriani da parte del ministro francese Laurent Fabius e dal ministro Belga). Vedi: Ministro belga proponeva “monumenti” ai wahabiti in partenza contro la Siria
Una volta chiarito questo, rimane indiscutibile il fatto che uno dei principi base della comunità della Resistenza è l’opposizione alle politiche aggressive e segregazioniste dello Stato di Israele ed alla sua occupazione illegittima delle terre palestinesi. La costituzione stessa dello Stato di Israele, nelle sue origini, ha rappresentato l’immedesimazione letterale dell’immigrazione utilizzata come arma geopolitica e strategica di disarticolazione delle comunità originarie di un territorio. Basti pensare all’emigrazione di massa degli ebrei dall’Europa verso la Palestina, allora colonia britannica. L’affluenza in massa della popolazione ebraica ebbe un effetto di destabilizzazione per la comunità palestinese originaria, per quanto questo processo fu legittimato da un generalizzato complesso di colpa derivante dalla percezione che gli ebrei formassero una categoria speciale di vittime della Seconda Guerra Mondiale.
Questa narrativa è stata naturalmente enfatizzata dalla propaganda sionista ed abilmente sfruttata in modo da giustificare “in primis” la creazione dello Stato di Israele e la colonizzazione della Palestina, con l’espulsione di buon parte della popolazione originaria e successivamente per occultare le violenze, la sopraffazione e la segregazione attuata contro la stessa popolazione dei territori occupati e la politica aggressiva dello Stato di Israele.
Non ha caso sono comprovate ed ammesse le complicità e l’appoggio di Israele con i gruppi dei ribelli jihadisti in Siria nell’obiettivo di rovesciare il regime laico e nazionalista di Bashar al-Assad che, assieme ad Hezbollah ed all’Iran, rappresenta il perno centrale della resistenza anti imperialista ed antisionista in Medio Oriente.
La destabilizzazione prodotta dagli anglo USA nel Medio Oriente e nell’Asia (Afghanistan) ha prodotto come conseguenza diretta una migrazione di massa che viene peraltro sospinta , incentivata e finanziata dalle ONG anglosassoni e dalla Turchia (paese NATO e pedina dell’Impero USA) verso l’Europa.
Bisogna considerare che la politica di migrazione di massa verso l’Europa presenta due principali utilità per l’oligarchia economica mondialista: 1) come elemento di trasformazione etnica degli Stati (nel lungo termine) ; 2) come mano d’opera di riserva che sia utile per le multinazionali quale strumento di riduzione dei salari ed incremento dei profitti a medio e lungo termine .
Bisogna comprendere che il principale obiettivo di lungo termine delle centrali mondialiste è quello di sostituire le identità nazionali e distruggere la cultura originaria che si oppone al mercato globale e che rivendica l’autonomia delle comunità locali, sostituirla con una massa indifferenziata di varie etnie e culture che risulti più facimente omologabile al sistema e che non abbia i mezzi culturali per opporsi alla catechizzazione del nuovo ordine. Per questo fine è utile combattere (o infiltrare) tutte le istituzioni tradizionali e decostruire persino la cultura e la coscienza storica dei popoli.
Non sarà un caso se in tutti i paesi dove arriva la mano dell’imperialismo USA e delle sue bande mercenarie uno dei primi effetti è la distruzione ed il saccheggio dei grandi musei storici (vedi il saccheggio del Museo di Baghdad) e delle zone archeologiche (vedi Palmira in Siria ) dove si conservano i reperti della Storia e della cultura identitaria di un popolo e vengono distrutte le Università, deportato o annientato il corpo docente, sostituendo gli insegnanti con altri, portati da fuori e mentalizzati all’ideologia laica mondialista.
L’imperialismo anglo USA, ha ritenuto funzionale ai suoi disegni appoggiarsi nel mondo arabo alla monarchia dei Saud, in Arabia Saudita, una dinastia assolutista e reazionaria insediata a suo tempo dal colonialismo britannico e messa a guardia delle riserve petrolifere più importanti del mondo. L’Arabia Saudita rappresenta oggi il paese pedina dell’imperialismo anglo USA in Medio Oriente e, con la sua fortissima capacità finanziaria, costituisce il perno per la disgregazione dei paesi arabi nell’interesse egemonico di Washington e Londra.
La Monarchia dei Saud professa e diffonde l’ideologia wahabita che rappresenta quanto di più oscurantista esista ed è la mescola dei peggiori aspetti di intolleranza , di violenza, di sopraffazione e devianza sussistano nell’Islam. L’Arabia Saudita è la centrale che diffonde in tutti i paesi e nelle comunità arabe ed islamiche, in Medio Oriente come in Europa, questa nefasta ideologia, finanziando l’apertura di nuove moschee dove si predica la Jihad (guerra santa) contro gli infedeli, l’intolleranza contro le altre confessioni che siano sciite, druse e cristiane, la stessa centrale che favorisce la penetrazione islamica in Europa, la predicazione wahabita e salafita fra le comunità di immigrati in Europa e che finanzia e sostiene i gruppi terorristi jihadisti in tutti i paesi ove questi operano. Vedi: Bruxelles, le moschee pagate dall’Arabia Saudita e la diffusione del wahabismo in Europa.
I potenti servizi segreti del regno saudita sono stati istruiti dai britannici e dagli statunitensi e svolgono una funzione chiave nelle strategie degli attacchi terroristici e delle destabilizzazioni. Non capire questo significa chiudersi gli occhi così come li hanno chiusi per interesse e per servilismo quasi tutti i governanti dell’Europa occidentale, da Hollande a Renzi a Cameron nella gratitudine di ricevere dal Regno saudita e dai suoi alleati (Qatar, Barhein, Emirati Arabi, Kuwai, ecc.) contratti miliardari (per acquisto di armi) e fornituire petrolifere.
Con l’arrivo in massa delle forze fresche dei nuovi migranti, in grande magioranza giovani, single ed in età di combattimento, sarà disponibile presto una massa di reclute per la guerra e l’indottrinamento contro le Istituzioni europee e per sopraffarre con il tempo e con il mumero la stanca civiltà decadente di quello che Juan Manuel Prada chiama a ragione il “putridume europeo”. Gli episodi di Parigi e di Bruxelles dovrebbero aver suonato quali campanelli d’allarme ma le classi politiche dei paesi europei considerano questi dei semplici incidenti di percorso nell’ intramontabile utopia mondialista del cammino verso l’integrazione (smentita dai fatti).
Possiamo immaginare quale sarà in prospettiva il futuro di quel continente che, a ben ragione qualcuno, preveggente, aveva già definito anzi tempo “Euroarabia”.
Ma “noi non ci saremo” cantavano i Nomadi, un complesso musicale di vari decenni fa, che aveva dato dei contenuti preveggenti ai propri pezzi.