l’Unione europea è ormai finita
Che l’Unione europea sia ormai finita non lo dice solo Matteo Salvini e gli altri cosiddetti “euroscettici” disseminati nelle nazioni del vecchio continente. Lo dicono i fatti, ogni giorno. Incapace di difendersi da una vera e propria invasione, anzi ben decisa a seguire la catastrofica posizione della cancelliere tedesca Angela Merkel (vera padrona dell’Ue), la disastrata Unione stellata si dimostra attiva soltanto nel creare problemi immani che poi è incapace di risolvere. L’invenzione burocratica dell’Ue è la più grande nemica dei popoli europei e della stessa storia d’Europa. Una storia che ci dovrebbe inorgoglire, perché europei erano Michelangelo e Leonardo Da Vinci, Shakespeare e Dante, Wagner e Beethoven, Nietzsche e Schopenhauer. Europei sono le grandi cattedrali, i grandi inventori, i grandi esploratori, artisti, letterati, musicisti tra i più sommi dell’umanità. Europei sono i sistemi politici che hanno contrassegnato la storia, dall’impero romano a Carlo Magno, da Federico il Grande a Napoleone. Certo, l’Europa ha prodotto anche massacri, ideologie estremistiche, guerre – come in tutto il resto del mondo, anche oggi. Ma se mettiamo sul piatto della bilancia, sintetizzando, i valori positivi e quelli discutibili, il piatto ricco sarà quello delle cose positive. Il resto va logicamente storicizzato, perché rappresenta il passato, senza volerne la restaurazione, peraltro impossibile nell’Anno Domini 2016. A cosa serve l’Unione europea? Riesce a risolvere i problemi della disoccupazione sempre più diffusa? Della cosiddetta integrazione di etnie e religioni diverse? Della cultura sempre più sottomessa a mode di importazione che non funzionano affatto da noi? Il confronto tra culture e popoli differenti può anche essere utile soltanto se esistono identità differenti che interagiscono fra loro. In Europa invece non esiste più nessuna identità, tutto viene sacrificato in nome degli interessi del mercato e dell’economia globalista che ci vuole tutti uguali nell’acquisto e nel modo di vivere. Per non offendere i compratori, i clienti di altre religioni e di altri costumi, si rinuncia per legge ai nostri: via la croce cristiana nei luoghi pubblici, stop alla difesa delle nostre tradizioni, basta con le ricorrenze religiose che hanno contraddistinto per secoli le vite dei nostri avi. E così fece bene il grande cardinale Biffi (ce ne fossero di prelati come lui in questa chiesa cattolica sempre più alla moda!) a sostenere che “non esiste uno scontro tra noi e l’Islam, perché di là c’è l’Islam, mentre da noi non c’è più nulla”. Immersi in questo nichilismo inoculato da Bruxelles, l’ultima speranza si chiama Vladimir Putin. Si chiama Russia, o meglio ancora Santa Russia. Con tutti i suoi errori e le sue debolezze, ma senza dubbio sempre minori rispetto a quelli di questa povera Europa economica senza anima e senza sovranità. Basta ascoltare un discorso di Putin (che i media occidentali mai si sognano di trasmettere neppure in maniera sintetica) per rendersi immediatamente conto di cosa potrebbe essere , e non è, una vera politica europea. Il capo del Cremlino parla infatti da russo che però guarda con paura al vuoto di senso che impesta il nostro continente. “Se l’Europa crolla definitivamente per noi russi sarà un disastro”, continua a ripetere lo scrittore e filosofo tradizionalista russo Alexander Dugin, rispecchiando il pensiero del Cremlino. Putin è avversato giustamente dalle elites mondialiste perché incarna al meglio tutto ciò che era l’Europa prima dell’Ue: fiera delle proprie radici pur conscia degli errori passati, convinta di difendere il nucleo fondante della società (la famiglia composta da uomo, donna e figli) e pronta a proporre sistemi educativi nelle scuole che potessero forgiare le nuove generazioni e prepararle alla sfida difficile della vita. Putin dice no ai matrimoni gay non in quanto omofobo, ma perché convinto di dover pensare al futuro del proprio paese. Putin richiama ai suoi impegni la Nato, invitandola a rendersi conto che il futuro teatro di una guerra potrà essere un giorno il Medio Oriente (speriamo di no), ma non certo la Russia, che avrebbe tutto da perdere in un conflitto con l’Occidente. Ma anche l’Occidente perderebbe tutto scontrandosi militarmente con Mosca. Per questo motivo va aggiunto che oggi l’Occidente mondialista e succube dei grandi potentati economici è contro l’Europa. Contro l’Europa e contro la Russia. Nei miei frequenti viaggi a Mosca incontro numerosi amici intellettuali e politici che quando parlano delle scelte politiche dell’Ue usano sempre lo stesso termine: suicidio. Nonostante le sanzioni economiche che verranno riconfermate dagli Usa, a meno di una improbabile vittoria di Donald Trump alle elezioni di novembre, la Russia sta in piedi e anzi aumenta la sua influenza in politica internazionale. A differenza di una Ue divisa su tutto e che presto tornerà ai confini tra stati membri, seppellendo Schengen, la Federazione Russa è unita in tutte le sue componenti intorno alla leadership putiniana, puntellata anche dal supporto importantissimo della chiesa ortodossa. Il sole continua a sorgere ad est e dobbiamo solo capire in fretta che le nuvole non riusciranno mai ad annientarlo.