L’ucraina non ha rispettato gli accordi di Minsk: la questione della mancata revisione costituzionale e della “nuova costituzione”
La Repubblica di Ucraina è suddivisa in ventiquattro “Regioni” chiamate oblasti. Si tratta dell’articolazione territoriale di I livello secondo l’ordinamento costituzionale interno. Dopo la proclamazione dell’indipendenza delle due Repubbliche di Donetsk e Lugansk nel 2014, riconosciute ufficialmente dal Presidente russo, Vladimir Putin, cui è seguita la ratifica del Consiglio della Federazione e l’approvazione con voto unanime della Duma di Stato dei rispettivi Trattati di amicizia, assistenza e mutuo soccorso (validità dieci anni con proroga automatica ogni cinque), si era cercato di risolvere la situazione bellica nell’Ucraina orientale sul piano diplomatico con i c.d. “accordi di Minsk”.
Il primo (il Minsk I) è stato firmato nel settembre 2014 e prevedeva, riguardo alla parte politica, il riconoscimento di una maggiore autonomia alle due Repubbliche mediante il ricorso alla revisione costituzione, mentre il secondo (il Minsk II) del febbraio 2015 si spingeva oltre, stabilendo, addirittura attraverso una “nuova Costituzione”, la base per una legislazione permanente sullo status speciale delle aree autonome delle Regioni di Donetsk e Lugansk volto ad includere, inter alia, la non punibilità e la non imputabilità dei soggetti coinvolti negli eventi avvenuti nelle citate aree, il diritto all’autodeterminazione linguistica, la partecipazione dei locali organi di autogoverno nella nomina dei Capi delle procure e dei Presidenti dei Trubunali delle citate aree autonome. Dal 2014 ad oggi la Repubblica di Ucraina non ha mai proceduto in questa direzione.
L’obiezione di Kiev concerne il maggior favor delle clausole degli accordi per la Federazione Russa. In particolare, per il Cremlino vanno prima attuate le disposizioni politiche e poi quelle militari, per l’Ucraina il contrario. Non è questa la sede per affrontare la natura giuridica degli accordi (atti interni, Trattati internazionali, strumenti di natura giuridica mista), tuttavia il dato evidente è la mancanza di volontà, da parte ucraina, di fornire un’adeguata tutela alla popolazione russofona del Donbass, dopo le proteste che portarono alla cacciata di Yanukovych a fine febbraio 2014, con partiti ed esponenti politici filo-russi fortemente osteggiati. La Federazione Russa, peraltro, intende evitare una adesione dell’Ucraina alla Nato, perchè questo significherebbe che gran parte del confine occidentale dell’ex U.R.S.S. sarebbe presidiato dall’Alleanza Atlantica. Dopo il 1997, infatti, vi hanno aderito Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania e Bulgaria eppure, a seguito della caduta del muro di Berlino nel 1989, i leader dei maggiori paesi della Nato avevano promesso a Mosca che l’Alleanza non sarebbe avanzata verso Est “neppure di un centimetro”.
Una promessa smentita dai fatti…e troppo presto dimenticata.
Foto: Idee&Azione