LIBIA: I PAESI DEL MAGHREB CONTRO PARIGI. LA FRANCIA PESCA NEL TORBIDO
I paesi confinanti con la Libia e in generale quelli nordafricani impegnati da mesi nel sostenere il processo di riconciliazione nazionale libico, in particolare Marocco, Tunisia e Algeria, hanno avuto reazioni negative riguardo all'incontro che si è tenuto due giorni fa a Parigi al quale non sono stati nemmeno invitati. Lo spiega Hamza Boccolini in un'editoriale dell'agenzia di stampa NOVA, specializzata in servizi di informazione di politica ed economia internazionale.
Ad aver apertamente contrastato il vertice di Parigi dedicato alla situazione libica è stata soprattutto l’Algeria per la quale la Francia “ha giocato sporco sul dossier libico, cercando di organizzare un summit internazionale su questo tema senza invitare uno dei paesi che svolge un ruolo fondamentale per una soluzione della crisi”. E’ questa almeno l’analisi di uno dei più importanti giornali di Algeri, considerato vicino al governo, "Echorouk".
In un editoriale del quotidiano “Echourouk” a proposito del fallimento della conferenza sulla Libia organizzata due giorni fa in Francia, si sottolinea peraltro come in quelle ore fosse in visita volutamente ad Algeri il premier libico Fayez al Sarraj. Secondo "Echorouk", l'Algeria non è stata invitata nonostante la sua "influenza significativa sulla maggioranza delle tribù libiche. A chi ieri ha chiesto ad un funzionario francese il perché non fosse stata invitata l’Algeria non è stata data alcuna risposta, ma la Francia sta tentando di mettere da parte Algeri nella gestione della crisi libica. Per Parigi, infatti, Algeri è diventata un ostacolo alla sua politica estera non solo per la Libia, ma per tutta la regione”.
Fonti consultate da "Agenzia Nova" hanno riferito, inoltre, che la riunione del 3 ottobre scorso a Parigi prevedeva inizialmente la partecipazione dei ministri degli Esteri e dell'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, ma è stata poi ridotta a livello di "incontro tecnico". Secondo quanto appreso da "Agenzia Nova" dal Quay d'Orsay francese, alla riunione di Parigi hanno preso parte esponenti dell'Unione europea, dei paesi arabi coinvolti nella crisi libica, tra cui Egitto, Qatar, Emirati arabi uniti e Turchia; degli Stati Uniti e di diversi stati membri dell'Ue, tra cui Italia, Germania, e Spagna. La lista dei partecipanti effettivi, tuttavia, non è stata pubblicata e al momento vige il massimo riserbo sui contenuti dei colloqui. Difficile capire perché la riunione di Parigi sia fallita: l'iniziativa francese, evidentemente, non è stata apprezzata da qualche attore internazionale di primo piano. La mancata partecipazione della Mogherini, che aveva perfino inserito l'evento nella sua agenda pubblica, esclude di fatto l'Unione europea. Più probabile che siano gli Stati Uniti, tuttora impegnati nei bombardamenti a Sirte a sostegno del governo di accordo nazionale, a non aver gradito la manovra francese.
Mentre la riunione di Parigi veniva disertata, il capo del governo libico riconosciuto dall'Onu, Sarraj, veniva accolto all'aeroporto algerino dal premier Abdelmalek Sellal, dal ministro degli Affari del Maghreb, dell'Unione Africana e della Lega araba, Abdelkader Messahel, e dal ministro dell'Interno, Noureddine Bedoui. Le relazioni tra l'Algeria e la Francia sono piuttosto fredde. La Francia, infatti, non ha gradito le recenti modifiche alla Costituzione algerina che prevedono, tra le altre cose, il divieto per i cittadini con doppia nazionalità di accedere alle alte cariche dello Stato, escludendo di fatto i moltissimi funzionari con passaporto francese. Non solo: Algeria e Francia hanno posizioni differenti sulla crisi libica. I nordafricani hanno mantenuto una posizione molto prudente, temendo ripercussioni interne, garantendo sostegno al governo di unità nazionale del premier Sarraj. I francesi, invece, appoggiano più o meno velatamente l’autoproclamato Esercito nazionale libico guidato dal neo feldmaresciallo Khalifa Haftar che controlla “de facto” tutta la Cirenaica e i porti della Mezzaluna petrolifera. Le tensioni sono state aggravate anche dalla pubblicazione su Twitter, lo scorso 10 aprile, da parte del premier Manuel Valls, di una foto del capo dello stato algerino Abdelaziz Bouteflika, che appariva visibilmente malato. Parigi e Algeri sono divise anche sulla questione della regione denominata del Sahara occidentale. Gli algerini sostengono infatti l'autodeterminazione del popolo saharawi nella regione, garantendo appoggio finanziario e logistico agli indipendentisti del Fronte Polisario. I francesi sostengono invece la causa del Marocco che rivendica la sua autorità sulla zona.
Secondo l’analisi del sito informativo libico “al Manara”, a Parigi sono stati invitati solo paesi “che sono meno coinvolti nella crisi libica, essendo del Golfo o della parte orientale del mondo arabo, come Egitto, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati arabi oltre alla Turchia e agli Stati Uniti. Si ignorano i motivi che hanno spinto la Francia ad allontanare i paesi del Maghreb arabo ed ha ragione il quotidiano 'Echourouk' quando dice che la Francia sta giocando col fuoco”. Per il ministro degli Esteri del governo di accordo nazionale libico di Tripoli, Mohammed Siala, “al vertice di Parigi sono stati invitati solo quei paesi che sostengono chi ostacola il processo di riconciliazione nazionale ed è per questo che sono stati esclusi altri stati come l’Algeria e la Tunisia”. Secondo la sua analisi, quindi, l'incontro di Parigi avrebbe visto riuniti i paesi che sostengono il feldmaresciallo Khalifa Haftar.
Anche la Lega Araba si è lamentata per non essere stata invitata. Tramite un suo portavoce, il consesso arabo ha protestato per non aver ricevuto l’invito da parte del governo francese. Più pesante è stata la dichiarazione del viceministro degli Esteri algerino con delega sulle questioni dei paesi della Lega araba, Abdelkader Messahel, il quale ha affermato che “l’Algeria non dà importanza alla conferenza di Parigi”. Per Messahel “la stabilità in Libia è una cosa importante per l’Algeria e noi siamo contrari a qualsiasi ingerenza straniera nel paese”. Messahel ha poi colto l’occasione, nel corso di una conferenza stampa con l'omologo libico Siala, per annunciare che a fine ottobre ci sarà un vertice dei paesi confinanti con la Libia.
La Francia, da parte sua, sembra mantenere una posizione ambigua rispetto alla crisi libica. Ufficialmente schierata con il governo di accordo nazionale con sede a Tripoli, Parigi ha inviato uomini delle forze speciali in Cirenaica a sostegno di Haftar. Ad ammetterlo pubblicamente era stato il presidente francese, Francois Hollande, che il 22 luglio scorso aveva confermato la morte di tre soldati del suo paese in Libia, avvenuta domenica 17 luglio, deceduti nella caduta di un elicottero a est di Bengasi. Non è ancora chiaro se il velivolo (un Mi-17 per il trasporto truppe in dotazione alle forze di Haftar) sia precipitato per un guasto oppure sia stato abbattuto, come rivendicato dalle milizie islamiste. Gli esponenti del governo francese hanno sempre sottolineato che le operazioni in Libia hanno una natura anti-terroristica e non sono da considerarsi come azioni militari in territorio straniero.
Il sospetto, però, è che nella prospettiva di Parigi la salvaguardia dell'unità territoriale della Libia non sia una priorità.