Le prime lacune che si presentano nella forma unipolare dell’organizzazione mondiale
Prima di tutto, permettetemi di dare un caloroso benvenuto a tutti e un ringraziamento speciale per l’invito a partecipare a un evento così importante.
Mi chiamo Gabriela Cultelli, vengo dall’Uruguay. Sono la coordinatrice di questa sezione. Sono membro dell’iniziativa della Rete di Intellettuali e Artisti in Difesa dell’Umanità (Red de Intelectuales y Artistas en Defensa de la Humanidad) e direttore del giornale Mate Amargo.
Il tema che solleviamo oggi ci ha costretto a ripensare a diversi aspetti chiave della situazione attuale e a fare un ripensamento storico per cercare di immaginare come sarà il futuro prossimo.
Il sistema mondiale unipolare è stato creato e ha avuto origine contemporaneamente all’inizio della fase dell’imperialismo nel quadro del sistema capitalistico.
Così, da diversi imperi con le loro sfere di influenza e 5-6 assi di dominazione e accumulazione mondiale, siamo passati a questo formato unilaterale in cui gli Stati Uniti sono un giudice di pace e un gendarme mondiale.
Questo processo è iniziato per l’America Latina al momento della formazione degli Stati indipendenti, dopo il crollo dell’Impero spagnolo e il successivo declino dell’Impero britannico, e si è concluso negli anni ’30 del secolo scorso. La successiva tappa fondamentale nella storia mondiale fu il 1971. In quell’anno fu annunciata la fine della conversione del dollaro. Ciò avvenne dopo che l’Europa e il mondo furono inondati da questa valuta. Successivamente, abbiamo affrontato il “decennio perduto” (nome del periodo degli anni ’80, noto per la grave crisi in America Latina, nota del traduttore), e già nel 1992 il mondo intero stava sperimentando le conseguenze del crollo del campo socialista e dell’URSS.
Sono questi processi non lineari di lungo periodo che hanno influenzato il mondo per più di mezzo secolo. Durante questo periodo, il mondo ha vissuto molte guerre, due delle quali sono state guerre mondiali. Il mondo è stato distrutto e ricostruito.
Forse ora vediamo l’inizio di un nuovo stadio o fase della storia, ma ciò che è certo è che il sistema di egemonia o mondo unipolare sotto il quale abbiamo vissuto finora è in profonda crisi a causa del declino dell’impero americano. Tuttavia, è ancora troppo presto per parlare di un possibile risultato.
In secondo luogo, vorremmo parlare delle caratteristiche dei cicli economici o del ciclo delle crisi. Per quanto riguarda la crisi, ricordiamo che all’alba del XX secolo ci fu una crisi acuta che accompagnò la suddetta transizione verso una nuova fase, e ricordiamo anche la crisi più profonda del XX secolo, quella del 1929-1933, che fu il preambolo di una nuova divisione del mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Oggi, le crisi hanno cicli netti e sempre più brevi. Prendiamo ad esempio le crisi del 2008, del 2014 e del 2019. Quest’ultima viene chiamata “crisi pandemica”, mentre in realtà è una crisi del livello dei principali Paesi capitalisti che è scoppiata già nel 2019, e la crisi sanitaria causata dalla pandemia l’ha solo aggravata.
Attualmente si può già parlare dell’inizio del 2023 come del prossimo completamento del ciclo. Alcuni sostengono che la fase precedente stia continuando e che non siamo ancora riusciti a uscire dalla “crisi pandemica”. In realtà, l’economia mondiale si è ripresa ed è cresciuta, anche se non quanto ci si aspettava. Non c’è stata la crescita drammatica prevista dai neoliberisti.
Cicli di crisi economiche onnicomprensive comportano conseguenze climatiche, alimentari, energetiche, demografiche e sociali. In definitiva, si tratta di crisi sistemiche.
Forse la rapidità e la repentinità del cambiamento dei cicli ci permette anche di vedere le prime falle che si presentano in questa forma unipolare di organizzazione mondiale.
Prima abbiamo accennato a un altro elemento che vorremmo discutere, ovvero il processo che deriva dalla sostituzione del gold standard con quello del dollaro. Ma il modello del dollaro sembra oggi mostrare per la prima volta una certa debolezza, e questo non è il meno importante nella questione della crisi del sistema unipolare.
I recenti eventi in Argentina potrebbero essere un buon esempio. Il pagamento delle fatture cinesi nella valuta di questo Paese è incoraggiato. Le importazioni argentine dalla Cina rappresentano oltre un quinto delle importazioni totali. Aggiungiamo le importazioni dal Brasile, il suo principale partner commerciale, che viene anch’esso pagato in valuta locale poiché il pagamento è sostenuto da tassi di cambio reciprocamente vantaggiosi. Tutto ciò equivale a quasi la metà del valore delle importazioni argentine di beni e servizi, che dovranno poi essere venduti in valute diverse dal dollaro. Lo stesso vale per le relazioni con la Russia, il sistema di pagamento MIR, ecc.
Sembra che siano stati fatti i primi passi per abbandonare il sistema del dollaro. Con l’espansione di tali misure, esso subirà danni ancora maggiori.
Un mondo multilaterale con un regionalismo sviluppato è ancora lontano, ma la sua immagine comincia già a emergere.
I progressi nel commercio e le conseguenti trasformazioni nella sfera della circolazione monetaria non hanno ancora avuto alcun effetto sull’unipolarismo. La grande potenza statunitense ha ancora molto potere. Non solo per la posizione geopolitica della gestione delle imprese transnazionali, ma anche per il mantenimento del dominio militare. Parliamo anche degli aspetti culturali del dominio, rafforzati dal dinamismo unico del capitale digitale e, in particolare, di quello della comunicazione. Sull’esempio delle forme del capitale, si può osservare una tendenza al cambiamento dell’asse di accumulazione. L’egemonia di cui parlava Gramsci sembra rafforzarsi attraverso un intreccio mai visto prima di forze politiche, economiche e comunicative.
Allo stesso tempo, però, sembra essere in corso una revisione dei confini. In conclusione, possiamo citare tre elementi che non possono essere messi in dubbio:
Primo: l’inizio della crisi del mondo unipolare è legato alla caduta dell’imperialismo yankee.
Secondo (dialetticamente legato al primo): c’è uno spostamento degli assi di potere verso altri spazi, come il territorio dei Paesi BRICS, che contano già più di 10 Paesi tra loro.
Terzo: la seconda ondata di progressismo è in corso in questa regione; sebbene questa ondata appaia più debole della prima, può pretendere di rompere i legami di dipendenza perché, come abbiamo detto, “le forze della necessità di” e i processi di decolonizzazione possono contribuire a questo se le élite capitaliste non agiscono.
Vorrei concludere l’intervento con le parole di Vijay Prashad tratte dalla sua recente intervista per il giornale Mate Amargo:
“I concetti di regionalismo e multilateralismo dominano le discussioni nel Sud globale, non le nuove questioni di egemonia o multipolarità. Né la Cina né la Russia hanno mostrato interesse per un nuovo consenso a Pechino o a Mosca, né cercano di creare un ordine mondiale sotto il dominio di “un solo padrone” [1] (quest’ultima espressione è una parafrasi delle parole di Putin).
Grazie ancora!
[1] Mate Amargo 19/04/2023 “Marxismo y anticolonialismo. Conversando con Vijay Prashad” di José Ernesto Novaez
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini