L’assalto ibrido occidentale contro il Bangladesh

08.04.2019

Dopo le ultime elezioni generali in Bangladesh, i media occidentali hanno iniziato a pubblicare rapporti aggressivi evidenziando la mancanza di credibilità del risultato del voto. I resoconti dei media, anche se scritti da autori diversi, cantano all'unisono, esortando l'Occidente liberale a prendere atto della situazione in Bangladesh e a lavorare per ripristinare una democrazia credibile nel Paese.

I mezzi di comunicazione come Channel 4, il New York Times, il Washington Post e Aljazeera, hanno assunto un punto di vista di rimprovero nel mettere in evidenza gli affari politici del Bangladesh. Il Paese che un tempo era considerato dai media come un Paese vulnerabile alle catastrofi ed una storia di successo per le ONG nel trasformare le aree rurali colpite dalla povertà ora ha l'attenzione come punto focale di accresciuti intrighi geopolitici. Gli attivisti delle ONG che scandiscono slogan umanisti stanno attivamente spingendo l'agenda globalista a contrastare Dhaka e ad abbracciare il multipolarismo con il sostegno nascosto ed aperto da parte dell'Occidente. Questi elementi sono impegnati a sostenere attivamente l'insurrezione nei tratti collinari del Paese e le attività anti-eurasiatiche nel Paese, mentre saccheggiano l'armonia etno-religiosa del Bangladesh.

Una nascita nella Guerra Fredda

La nascita stessa del Bangladesh è stato un atto di sfida ad un rivale nell'epoca della Guerra Fredda. La rottura di un avversario attraverso la guerra ibrida e la manipolazione degli affari interni di un Paese attraverso le ONG sono state eseguite in modo così trionfale in Bangladesh, da essere poi utilizzate dall'impero per indebolire i suoi avversari e ottenere così un dominio unipolare basato sull'ordine mondiale.

La guerra di liberazione del Bangladesh del 1971 fu una delle prime guerre ibride al mondo, in cui il Pakistan combatté per procura con gli indiani, spesso impegnando truppe indiane che si mescolarono alla guerriglia del Bangladesh ancor prima che i due Paesi dichiarassero ufficialmente di essere in uno stato di guerra. Il flusso costante di armi e rifornimenti sovietici nell'ex Pakistan orientale e il successo dell'esercito indiano con equipaggiamento da guerriglia hanno aiutato a ritagliare un nuovo Paese al di fuori dall'influenza degli Stati Uniti ed hanno creato una nuova grammatica nel mondo del conflitto, che il Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno usato per annientare governi e Paesi che si sono opposti a loro nei decenni successivi.

Guadagnare il terreno perduto

Dopo il collasso dell'allora alleato occidentale, il Pakistan, l'India ha preso il sopravvento nelle dinamiche regionali dell'Asia meridionale, cosa che era auspicabile per l'Unione Sovietica. L'Unione Sovietica mantenne la sua influenza nella regione attraverso l'India e così, gli affari sociali, politici e culturali iniziarono a testimoniare l'emergere del soft power indiano.

L'intellighenzia filo-sovietica e filo-indiana in Bangladesh è fiorita nelle università del Bangladesh prima della sua indipendenza. Gli Stati Uniti e l'Occidente non hanno avuto la strategia necessaria per contenere la crescita di quella comunità rinnegata, che a sua volta ha cambiato la percezione pubblica della giunta militare pakistana occidentale e quindi ha lanciato una ribellione armata.

Dopo l'indipendenza del Bangladesh, l'Occidente ha ingoiato una pillola amara e ha realizzato in fretta la tattica sovietica di manipolare l'intera nazione attraverso una comunità di intellettuali attentamente istruiti e formati.

Un Paese impantanato nella povertà aveva prospettive per la lobby occidentale di acquistare e/o creare una propria comunità filo-occidentale. Come altri Paesi del terzo mondo di quel tempo, il Bangladesh stava combattendo contro la povertà acuta attraverso immensi ostacoli, che sembravano molto più difficili a causa dell'assenza di un governo forte in un centro turbato da colpi di stato, contromosse ed epurazioni militari.

Approfittando della confusione, l'Occidente ha colto l'opportunità di incanalare fondi in nome delle donazioni e ha dato vita ad ONG nella pretesa di alleviare il Paese dalla povertà e sostenerne lo sviluppo, vestendo un abito pio ed umanitario. Le enormi donazioni per cambiare il destino dei poveri, l’ora famigerato modello di Società Aperta di George Soros, sono state fondamentali per comprare e seppellire le speranze del Bangladesh: il primo colpo all'influenza sovietica in Bangladesh e nell'Asia meridionale.

Va notato che, sebbene la comunità dell'intellighenzia in Bangladesh fosse a favore dei sovietici, essa fu istruita da ed allineati alla comunità dell'Intellighenzia indiana. Così, l'Occidente si è fatto strada attraverso la rete di attivisti indiani, che a sua volta ha aperto la strada alla rete di attivisti del Bangladesh. Grandi nomi come BRAC, ASA, Care Bangladesh e Grameen Bank sono stati sfornati in Bangladesh a causa delle benedizioni attive e segrete dell'Occidente. Care Bangladesh è stato appositamente progettato per spezzare la spina dorsale della rete di attivisti filo-sovietici in Bangladesh consegnando agli attivisti grandi posizioni salariate. Il successo ha contribuito al moltiplicarsi delle ONG in Bangladesh. Attualmente, in Bangladesh operano 2.254 ONG [1], di cui 70 provenienti dagli Stati Uniti, le più numerose da un singolo Paese straniero. Anche le ONG del Regno Unito, Giappone, Corea del Sud, Australia, Norvegia, Paesi Bassi, Svizzera, Canada, Francia, Svezia, Germania e Qatar lavorano in Bangladesh.

Ingegneria delle rivoluzioni colorate

Fin dall'inizio, le ONG con collegamento straniero in Bangladesh stavano lavorando attivamente per mettere in pericolo [2] l'armonia etno-religiosa del Bangladesh, che è una strategia dell'impero unipolare globalista per distruggere l'armonia di qualsiasi società non in combutta con lui. Le ONG iniziarono il loro viaggio in Bangladesh con l'ingegneria sociale e culminarono con il loro ingresso nell'ingegneria politica. Il mondo è stato testimone della Primavera Araba e del Maidan in Ucraina, ma una delle prime rivoluzioni colorate moderne progettate dall'Occidente è iniziata nel Bangladesh nel 1983, che è finita con il rovesciamento di un dittatore militare. Quella particolare rivoluzione colorata era gestita dalla rete di attivisti comprata da George Soros dalla rete filo-sovietica. L'incidente ha avuto ogni ingrediente di una rivoluzione colorata: propaganda continua, mobilitazione di massa, voci, disobbedienza civile, fuoco organizzato da cecchini e la successiva gestione dei militari, il che ha portato alla caduta del governo. E chi ha finanziato il meccanismo? Ambasciate e ONG!

L'obiettivo primario degli elementi globalisti in Bangladesh è di tenerlo lontano da una rinascita di multipolarità guidata da una rinascita della Russia e da un'ascesa della Cina. Dopo il ripristino del sistema parlamentare pluripartitico, Dhaka iniziò lentamente ad avanzare verso Pechino, che non era l'obiettivo della restaurazione sostenuta dall'Occidente. Di qui un altro intervento nel 2007, quando i militari lanciarono un colpo di Stato e installarono un governo guidato da un ex funzionario della Banca Mondiale. Tuttavia, non è riuscito a contenere la nascente atmosfera politica nel Paese e ha dovuto farsi da parte. Eppure, il precedente che ha lasciato, il palese e aperto attivismo delle ambasciate occidentali a Dhaka, in particolare del Regno Unito e degli Stati Uniti, per il cambiamento, ha spinto un quarto della società civile del Paese ad incoraggiare i militari per il golpe.

Il nuovo governo, benché avesse intese con l'Occidente, sentì la gravità e la tenacia della profondità strategica della prospettiva filo-euroasiatica e la abbracciò. Il piano di gioco machiavellico impiegato dal governo del Bangladesh ha notevolmente innervosito l'entità globalista in Bangladesh. Dopo aver fallito nel mettere sotto pressione la ribelle Dhaka annullando un prestito per un grande progetto infrastrutturale, l'Occidente ha iniziato a infiltrarsi nell'opposizione nazionalista e islamista di quel tempo. Il partito nazionalista noto come BNP ha un politico che è vicino all'USAID ed ha legami commerciali con la Monsanto, mentre gli islamisti sono costantemente in contatto con ONG e attivisti globali collegati al Qatar, che erano gli architetti della Primavera Araba.

Le infuocate agitazioni organizzate da queste due entità hanno spinto il Bangladesh sull'orlo del conflitto nel 2014, ma il sostegno costante da parte dell'esercito ha aiutato Dhaka a strappare il controllo.

Il fallimento delle entità politiche ha costretto gli elementi neoliberisti, gli attivisti delle ONG di spicco, ad unire le forze con nazionalisti, islamisti ed altri attivisti studenteschi in una unione per una spinta finale contro il governo pro-eurasiatico a Dhaka: una rivoluzione colorata.

Usando le più recenti dimostrazioni studentesche che sono state segnate da scontri, gli elementi della rivoluzione colorata hanno iniziato ad immettere immagini false/truccate nei social media e voci e dichiarazioni fuorvianti nei media, richiamando i media internazionali per la copertura, sollecitando dichiarazioni dalle ambasciate occidentali a Dhaka, creando panico e totale confusione per incitare una sollevazione di massa nel Paese.

Ma, con le lezioni apprese e la cooperazione attiva degli alleati eurasiatici, Dhaka agì rapidamente per ostacolare qualsiasi tentativo di rottura.

La minaccia rimane

Il pivot di Barack Obama in Asia ha incentrato la grande strategia statunitense di contrastare l'ascesa della Cina ed un ordine mondiale eurasiatico. Con l'ascesa di Donald Trump, lo scontro con la Cina è solo aumentato. La crisi Rohingya ha rivelato ancora una volta la sete dell'impero per il mantenimento di uno status quo nell'ordine mondiale unipolare, che è incessantemente messo in discussione dall'Oriente emergente.

Il governo in carica del Bangladesh è salito al potere mantenendo stretti legami con l'India ed una comprensione positiva con l'Occidente. Tuttavia, il rapido guadagno di fiducia con Pechino e i suoi legami storici con la Russia hanno rafforzato la posizione del leader del Bangladesh contro l'Occidente.

La rete di attivisti delle ONG mantiene ancora una presenza forte e influente sui media e la società civile del Bangladesh nonostante la rafforzata vigilanza di Dhaka, che ha sventato i tentativi di rivoluzione colorata nel Paese prima delle elezioni del 2019. La presenza di ONG straniere e le loro attività si sono ampliate a causa della crisi Rohingya e nelle regioni collinari del sud-est del Bangladesh. La loro presenza in mezzo ad una delle più grandi crisi di rifugiati del mondo potrebbe avviare una nuova guerra ibrida nella regione, che potrebbe paralizzare la crescente economia asiatica.

[1]http://ngoab.portal.gov.bd/sites/default/files/files/ngoab.portal.gov.bd/page/a86a0782_47b2_4756_b226_58e2fd6a97b4/List%20of%20Total%20NGOs.pdf

[2]https://www.geopolitica.ru/en/article/ngos-pushing-ethno-religious-harmony-bangladesh-jeopardy

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Articolo originale di Khalid Ibn Muneer:

https://www.geopolitica.ru/en/article/wests-hybrid-assault-bangladesh

Traduzione di Costantino Ceoldo – Pravda freelance