L’ABC dei valori tradizionali: l’unità dei popoli della Russia
Konstantin Malofeev: In un’altra parte del nostro “ABC dei valori tradizionali” parliamo della lettera “E”: l’unità dei popoli della Russi [N.d.T.: in russo “unità” si dice yedinitsa, in cirillico единица].
Aleksandr Dugin: Questo è un riferimento diretto alla concezione eurasiatica della storia russa. Gli eurasiatisti erano quei filosofi russi che richiamavano l’attenzione sul fatto che il destino della Russia è, prima di tutto, il destino del popolo russo, che ha fondato il potere, creato la cultura, sviluppato la lingua ma, allo stesso tempo, sarebbe incompleto e imperfetto se le altre nazioni non legassero i loro destini al popolo russo.
Questa unità dei popoli della Russia, dei popoli eurasiatici, la comunanza del loro destino ha creato un’incredibile ricchezza della nostra storia. I russi hanno condiviso il meglio con i loro popoli fratelli. Ognuno di questi popoli, indipendentemente dal modo in cui è entrato a far parte della Russia, ha portato il meglio di sé. E questo dialogo, questa solidarietà, questa creazione storica comune ha creato l’unicità della nostra civiltà eurasiatica.
Sì, è russa, è ortodossa nel profondo, ma ha anche influenze orientali e occidentali, caucasiche, siberiane, turaniche, ugro-finniche e turche. Tutti questi popoli hanno portato qualcosa di prezioso alla nostra storia. Di solito l’opinione occidentale ed europea era: guardate, i russi si sono mescolati con i tatari, hanno perso la loro identità europea e si diceva con schizzinosità: “Se raschi un russo, troverai un tataro”, mentre gli eurasiatici dicono: “Beh, sì, troverete un tataro, un tataro russo”.
Abbiamo creato la nostra unica civiltà eurasiatica, abbiamo costruito un impero, non uno Stato nazionale, un impero che ha assorbito tutto il meglio della cultura di tutti i popoli, non distruggendo la loro identità, ma al contrario preservandola. Quest’unità dei popoli della Russia ha formato la nostra ricchezza, il nostro potere e la nostra forza, e quando arrivano i tempi duri, quando dobbiamo difendere la nostra libertà e la nostra indipendenza nelle guerre (cosa che è successa spesso nella nostra storia), vediamo come i nostri popoli fratelli si uniscono al popolo russo per servire la Patria.
Questo è il valore più alto. Il fatto che abbiamo unito molte nazioni è un dato di fatto, ma diventa un valore quando comprendiamo quanto positivo, significativo, buono, sincero ed eroico sia stato il contributo di questi popoli. E allora c’è armonia, sinfonia, consonanza tra i popoli. Cioè, la Russia diventa qualcosa di più di un semplice Stato-nazione. Diventa un impero a tutti gli effetti.
Perché l’Impero è sempre una combinazione e un’unità della moltitudine. Non per abolire le differenze, per sradicarle, ma per preservarle ed elevarle a un livello superiore. È un’unità verticale, è un’unità dall’alto, senza abolire le differenze in basso. Questa, ovviamente, è la vera arte. Il fatto che così tante nazioni abbiano unito i loro destini al popolo russo rende loro e noi più forti. È un valore enorme da custodire e il fatto che sia incluso tra i valori tradizionali, credo sia una dichiarazione brillante, assolutamente accurata e tempestiva. Poiché il nemico vuole scuotere questa unità, mettere i popoli della Russia l’uno contro l’altro per indebolirci e infine distruggerci, è un valore difensivo.
Ma è anche un omaggio alla nostra storia. Se abbiamo memoria, se preserviamo la continuità della nostra storia, dobbiamo comprendere questa caratteristica specifica della nostra cultura eurasiatica, della nostra statualità eurasiatica, della civiltà eurasiatica; dobbiamo preservarla, dotarla di un significato positivo, altrimenti inizia l’auto-amputazione. A volte diciamo: queste nazioni sono arrivate da noi più tardi, o qualcuno una volta, in questo o quel periodo, era insoddisfatto del potere russo, ma anche in una famiglia, anche tra le persone più vicine, fratelli, figli, padri, ci sono conflitti e litigi e se per noi la famiglia e lo Stato sono valori assoluti, anche la diversità dei popoli che vivono sul territorio della nostra grande madrepatria è un valore assoluto.
Perché noi siamo per questa unità; vogliamo rafforzarla, preservarla, consolidarla e portarla avanti, non distruggerla e perderla. Nessuno deve essere perso. Nel 1991 non abbiamo prestato la dovuta attenzione ai nostri popoli fratelli – e ci siamo persi. Non ci siamo liberati da nessuno e non abbiamo liberato nessuno. Ma abbiamo condannato noi stessi e gli altri alle prove più dure.
Arciprete Andrey Tkachev: Ricordo le parole di Rasul Gamzatov, che diceva: “In Daghestan sono Avar, a Mosca sono del Daghestan e all’estero sono russo”. C’è una sorta di triplice piano e qualcosa di simile probabilmente esiste in molti Paesi. Per esempio, un borgognone può non considerarsi un francese, ma se supera le frontiere della Francia, sarà un cittadino della Quinta Repubblica. Si tratta probabilmente una cosa comune che per la Russia è particolarmente interessante.
Qui vivono persone di circa 200 nazionalità e ognuno di loro conosce il proprio sub-ethnos, con il proprio dialetto, la propria lingua, all’interno del proprio ethnos e poi, quando vanno all’estero, il rappresentante dell’ethnos diventa un russo, e non si vergogna di dire che è russo, daghestano o avar. Potete immaginare quanto sia forte questa costruzione, grazie alla sua ricchezza interna.
È facile, ad esempio, vivere in Polonia ed essere un polacco, perché è un Paese monoetnico, quando tra l’altro ce ne sono pochissimi, ma questa è un’altra storia. La nostra costruzione è complessa, forte e unica e si dividerà secondo le linee della complessità. L’eccitazione dell’orgoglio di una singola persona può essere estrapolata all’eccitazione dell’orgoglio nazionale di una particolare sotto-etnia e poi l’infiammazione dell’inimicizia tra sub-etnie all’interno di un ethnos. Poi il sogno di indipendenza all’interno delle regioni.
Si è creata una sorta di cibernetica dei popoli: le persone possono essere controllate e le persone stesse sono molto controllabili. Perciò dobbiamo avere a cuore la diversità e la diversità dei popoli, proprio a partire dalle fiabe dei popoli dell’URSS.
A.D.: Le fiabe dei popoli dell’Impero.
A.T.: Sì, le fiabe dei popoli dell’Impero russo. Fiabe dei popoli dell’URSS – questo è ciò che è stato pubblicato da “Detgiz” – e noi dobbiamo raccogliere tutto, perché tutto funziona molto bene a livello di folklore, di antiche leggende, e funziona anche a livello di operazioni militari speciali.
L’Ucraina, per come la conosco io, è molto lontana dal monolitismo, dall’unità. I residenti delle regioni occidentali sono tradizionalmente pervasi da un odio davvero infernale per tutti coloro che vivono a est di loro. Compresi gli ucraini. Per loro Donetsk non è affatto un popolo e all’interno di questo Stato dicono: non andrò a morire per il Donbass, per esempio, o per Volyn. Io vivo qui, in Galizia.
Il nostro Paese, al contrario, è molto più grande territorialmente; ci sono molte più differenze tra le sue regioni, eppure uno Yakut, o un Kalmyk, o un Tungus, o gli stessi Lakets o Avars sono molto più impregnati di un senso di unità del Paese e di storia comune rispetto a coloro che dovrebbero essere fratelli secondo la normale percezione di sé. Ma no.
La Russia come progetto integrale è in grado di dare alle persone un senso di destino e di storia comune, di dare loro un unico senso del ritmo. Anche con tutte le radici lacerate dello Stato e della mentalità russa, il nostro Paese è in grado, sulla base di cose del tutto irrazionali e intuitive, di scaldare i cuori di un gran numero di popoli diversi, di unirli in un unico insieme e di vedere un obiettivo positivo davanti a sé. Solo che a questo dobbiamo aggiungere un lievito ragionevole, in modo che tutto questo sia compreso con la mente e non solo sentito.
K.M.: Questa è una caratteristica dell’Impero. La missione imperiale, lo spirito imperiale, è stato dato a pochissime persone nel corso della storia umana. È una grande missione, un grande dono di Dio ed è stata data alla Russia.
La Russia è un Impero, ed è per questo che l’unità dei suoi popoli è durata così a lungo, con tanta sicurezza e tutte queste persone, che parlano lingue diverse, con culture diverse, con storie diverse, in un momento difficile sono pronte a morire per il nostro Stato e hanno un senso di patriottismo per esso.
L’imperialismo ci è arrivato da due lati. Per quanto riguarda la nostra anima ortodossa, siamo una diretta continuazione dell’Impero della Nuova Roma, dell’Impero ortodosso di Zargrad, dei Basilev di Costantinopoli e per quanto riguarda il nostro corpo, siamo una continuazione della Grande Orda, il grande corpo statale dell’Orda nella distesa dell’Eurasia. Avendo ereditato entrambi, siamo diventati uno Stato unico nella storia dell’umanità, il più grande e allo stesso tempo il più profondo in termini di comprensione della sua sacralità.
Qual è la nostra differenza con l’Ucraina? In senso genetico o di sangue, in nulla. Noi e gli ucraini siamo un unico popolo, ma loro sono russi senza l’idea imperiale e noi siamo gli ucraini con l’idea imperiale. Ogni ucraino con un cognome ucraino qui è anche un lavoratore del Sacro Impero, il suo lavoratore, e ogni russo che si trova in Ucraina, ci vive e ne accetta le condizioni, è diventato ucraino. Gioca a questo gioco, “Matrimonio a Malinovka”, è da solo e con il più basso livello di moralità. Perché è questo che lo “Stato” ucraino gli chiede.
Il sacro Stato della Russia, l’Impero, gli dà l’opportunità di servire e di sentirsi orgoglioso di questo servizio. Che tu sia Avar, Buryat, Yakut, Tatar, Ebreo, qualunque cosa tu sia, tu servi la Russia e questo significa che servite il più grande Stato della Terra; tale proprietà è essere l’Impero, essere un vero Stato. Stato è la definizione di Impero. Come è nato il primo Impero di Sargon di Akkad? Attraverso l’unificazione di diversi Stati.
Un Impero è uno Stato di Stati: non sminuisce gli Stati che lo compongono, è superiore a qualsiasi Stato, ha una missione molto più grande di un semplice Stato nella sua struttura che diventa un “soggetto della federazione”. È nell’unire persone di nazionalità diverse che il nostro progetto si differenzia da quello americano.
Il melting pot americano mescola tutto, imponendo un’agenda per cui ogni film dovrebbe avere quattro neri, tre femministe e un sodomita. O meglio, cerca di mescolarli tutti, ma non ci riesce. Perché non hanno alcun motivo, alcun principio per mescolarsi, ma noi non mescoliamo nessuno; ognuno vive nella sua terra. È molto più difficile mescolarli, perché queste persone vivono nella loro terra da mille anni e sono pronte a vivere in un unico Paese, a morire per esso, a costruirlo e a crearlo.
Perché? Perché noi abbiamo una missione come Stato e loro non hanno una missione come Stato. Gli Stati Uniti non hanno una missione, c’è giusto il sogno americano, cioè che tutti possano avere successo ed essere i migliori, ma è uno Stato consumatore. L’unità dei popoli della Russia si basa sul fondamento imperiale eurasiatico. L’Unione Sovietica era basata su di essa – anche con una bomba a orologeria sotto forma di autodeterminazione delle repubbliche, è durata abbastanza a lungo. Per 500 anni dopo Ivan il Terribile c’è stata una Russia multinazionale – con persone di diverse fedi, diverse nazionalità.
Esisterà in futuro se capiremo che siamo uno Stato con una grande missione, se capiremo che siamo un Impero e i Fondamenti della politica statale, che pongono l’unità dei popoli della Russia su un piedistallo come valore tradizionale, ci mostrano che anche il legislatore lo capisce. Se è un valore tradizionale, allora dobbiamo capire su cosa si basa, ovvero sul servizio all’Impero. Abbiamo giurato allo Zar bianco, abbiamo giurato a uno Stato che ha un’alta missione e altissimi ideali morali e questo è molto importante.
A.T.: A sostegno delle sue parole sul fatto che il popolo russo è imperiale e che nessuno è chiuso in casa, vorrei condividere la seguente osservazione. Ho visitato diverse chiese all’estero. Lì è chiaramente evidente che i rumeni e solo i rumeni vanno alla chiesa rumena, i bulgari vanno alla chiesa bulgara e solo i bulgari, i greci vanno alla chiesa greca e nessun altro, e così ovunque, solo nella Chiesa ortodossa russa vanno armeni, greci, bulgari, rumeni e serbi, tutti. Beh, i russi possono andare dai serbi, ma nessun altro, tutti vanno dai russi.
Questo avviene in modo molto organico, senza che nessuno glielo insegni. Nessuno dà loro bollettini che spieghino dove andare, quando sono in calore, succede da solo, e questa ecumenicità esiste nel quadro del Paese. È incredibile. E questo è il frutto dell’Impero.
A.D.: Come l’agenda LGBT convenzionale o la politica di genere distruggono le famiglie, così il nazionalismo distrugge l’unità imperiale dei popoli. Dovremmo percepire questo valore tradizionale come una sorta di inoculazione contro il nazionalismo (sia dei grandi che dei piccoli). Cioè, così come ci schieriamo a favore della famiglia naturale, sana e sacra, dovremmo anche schierarci a favore dell’unità dei popoli – come comunità imperiale del destino.
K.M.: Era la lettera “E”: l’unità dei popoli della Russia.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini