La vera storia da cui ha origine "Silence", l'ultimo film di Scorsese. Prima parte
Il 23 dicembre esce negli Stati Uniti, il nuovo film di Martin Scorsese Silence mentre in Italia la pellicola verrà proiettata nei cinema dal 12 gennaio 2017, distribuito da 01 Distribuition.
Il film prende spunto dal romanzo storico Silenzio, opera dello scrittore giapponese Shusaku Endo, per raccontare l’incredibile vicenda del gesuita portoghese Padre Cristóvão Ferreira (c. 1580-1650) costretto a fare apostasia della fede cattolica e del tentativo da parte dei suoi confratelli di salvarlo dalle persecuzioni di cui era stato vittima in Giappone agli inizi del 600.
Ovviamente caro lettore non svelerò la trama ma prendo spunto da questa pellicola per raccontarvi l’ascesa e la caduta del Cattolicesimo in Giappone , vicenda poco nota ma molto importante per comprenderne la storia moderna.
La fede cattolica giunse in Giappone con l’arrivo del gesuita spagnolo Francesco Saverio, che vi sbarcò il 15 agosto 1549, il quale ne aveva sentito parlare nelle Molucche da un fuggiasco giapponese che fu la sua prima guida nel misterioso paese orientale.
Dieci anni dopo, nel 1559, i gesuiti aprirono una missione nella capitale imperiale Kyoto, nell’isola di Honshu, importante per mantenere i legami politici con Oda Nobunaga, l’uomo forte del momento, necessario per l’espansione della fede anche se la maggior parte delle conversioni avvennero nell’isola di Kyushu. Ciò a causa del fatto che era in quest’ultima isola che si mantenevano i legami economici con l’Occidente, nel XVI secolo principalmente con il Portogallo e la Spagna , le due maggiori potenze occidentali in Asia.
In quel periodo in Giappone era in corso una dura lotta per il potere non essendoci ancora uno stato centrale forte che tenesse sotto controllo i signori feudali che potevano fare il bello e il cattivo tempo, addirittura l’Imperatore era solo una figura simbolica. Oltre a ciò vi era la potente setta buddista della Vera e pura Terra che contendeva il controllo del territorio ai feudatari. Era in questa situazione critica e in continuo sommovimento che erano arrivati i mercanti e i sacerdoti portoghesi e spagnoli che, a differenza di quanto avvenuto in India e nelle Filippine, erano giunti nel Sol Levante senza eserciti.
Commerciavano e battezzavano poiché le due attività, quella commerciale e quella spirituale, andavano di pari passo non solo per gli iberici ma anche per i giapponesi, che compresero ben presto che nonostante questi stranieri fossero ai loro occhi dei barbari portavano merci preziose, soprattutto armi, ed erano militarmente molto potenti e per averli a loro fianco nella lotta per il potere era meglio convertirsi alla loro fede.
A Kyushu, per esempio, uno dei primi convertiti fu il daimyo (signore feudale) Omura Sumitada che fu battezzato nel 1563 con il nome di Bartolomeo che nel 1580 cedette la città di Nagasaki, centro vitale per il commercio tra Portogallo e Cina, ai gesuiti per sviluppare l’evangelizzazione dell’isola. Nobunaga, che aveva come fine ultimo quello di unificare il paese, decise di utilizzare la superiorità tecnologica militare portoghese e la fede cattolica per annientare la Vera e pura Terra che si stava trasformando in una monarchia religiosa.
I portoghesi furono ben lieti di appoggiare Nobunaga che fu ucciso nel 1582 ma il suo successore Toyotomi Hideyoshi continuò nella sua politica filo-cattolica.
Il lavoro intensivo ed estensivo dei gesuiti in primis, seguiti dai francescani provenienti da Manila, fu a tal punto incisivo che i cattolici verso la fine del secolo erano arrivati a contare circa trecentomila fedeli per i quali fu istituita la diocesi di Funay il 19 febbraio 1588 da Papa Sisto V.
Gli anni 80 del 500 furono fondamentali per lo sviluppo dell’attività missionaria per due motivi. Primo perché il gesuita Alessandro Valignano (1539-1606), Visitatore generale delle missioni nelle allora Indie Orientali, intraprese una intelligente politica di indigenizzazione del clero locale sia permettendo ai giapponesi di accedere agli ordini sacri sia promuovendo tra i gesuiti europei la conoscenza della cultura e della lingua del paese ospitante. Secondo perché tra il 20 febbraio 1582 e il 21 luglio 1590 fu inviata in Europa l’Ambasciata Tensho, in giapponese Tensho ken’o shonen shisetsu letteralmente Missione in Europa dei ragazzi dell’Era Tensho, organizzata dal Valignano e dai daimyo cristiani Otomo Sorin, Omura Sumitada, Arima Harunobu per mostrare lo sviluppo del Cattolicesimo in Giappone e far conoscere il Sol Levante in Europa.
La rappresentanza nipponica fu composta da Ito Mancio, come capo delegazione, Michele Chijiwa, Giuliano Nakaura e Martino Hara, e come interprete fu scelto il padre gesuita Diogo de Mesquita.
Nel loro lungo viaggio incontrarono diverse personalità politiche tra cui incontrarono Filippo II di Spagna, Francesco I de’ Medici Granduca di Toscana, e i pontefici Gregorio XIII e Sisto V. La missione diplomatica fu un completo successo ma al loro ritorno in Patria trovarono una situazione religiosa completamente cambiata visto che dal 1587 Hideyoshi aveva emanato un editto con il quale era interdetto il Giappone ai missionari stranieri, costringendo così i missionari europei ad abbandonare il Sol Levante pena la morte.