LA ''TRADICRAZIA'' AFRICANA CONTRO LA ''NECRI-TUDINE''
Il processo di lotta per la liberazione africana, implica il dover affrontare i mali che affliggono il continente africano in tutti gli aspetti : sull'aspetto economico, politico, militare, culturale e anche spirituale/religioso. La parte spirituale è un aspetto delicato, perché essenzialmente individuale, e quando la si affronta bisogna essere cauti, senza cercare di essere divisivi.
Esiste una corrente chiamata ''afrocentrismo'', che trae origine in una diaspora africana presente in Occidente. Questa corrente in realtà è diventata l'eccesso di un'altra corrente filosofico-politico-identitaria chiamata ''afrocentricità'', che ha come scopo quello di portare un cambiamento positivo nella mentalità dell'Africano (dopo secoli di alienazione e indebolimento della sua identità), fare in modo che quest'ultimo posizioni l'Africa al centro del suo paradigma (senza tuttavia essere chiusi al resto del mondo). L'afrocentrità, che è un corollario dei lavori e le ricerche del Dr.Cheikh Anta Diop, Théophile Obenga, Molefi Kente Asante, punta alla costruzione di un modello paradigmatico in cui l'Africa saprà focalizzarsi secondo la sua ontologia endogena, la sua percezione della cose, il suo cogito, la sua filosofia, la sua conoscenza, essendo coscienti del gigante passato storico del popolo africano e il suo contributo all'Umanità. Attraverso l'afrocentricità è ad un nuovo Uomo Africano che si punta.
''L'Africano che ci ha compresi è colui che, dopo la lettura delle nostre opere, avrà sentito nascere in lui un altro uomo, animato da una coscienza storica, un vero creatore, un Prometeo portatore di una nuova civiltà e perfettamente cosciente di ciò che la terra deve al suo genio ancestrale in tutti i campi della scienza, la cultura e la religione'' - Cheikh Anta Diop
Se l'afrocentrità può essere salutare in un'Africa completamente impregnata in un modello eurocentrista che si è imposto con il colonialismo, bisogna essere vigili agli estremi. Ogni teoria in questo mondo, se arriva agli eccessi, può essere dannosa. A cosa si vuole fare allusione? All'afrocentrismo che è ''l'estremizzazione'', in un certo senso, dell'afrocentrità, una ricostruzione del prisma africano in seno ad una diaspora africana frustrata. Questo afrocentrismo (quasi spesso difeso su internet) è lontano dall'afrocentricità intellettuale di un Cheikh Anta Diop o un Molefi Kente Asante, perché si basa su un ricostruzionismo moderno e artificiale attraverso un'egittolatria smisurata, un neo-paganesimo idolatrico (chiamato kemetismo) così lontano dalla Tradizione della cultura ancestrale africana, l'intolleranza verso i ''non-kemetisti'' che praticano le religioni rivelate (Cristianesimo, Islam, etc..), l'omofobia in tutto il suo parossismo e un negrismo puerile, un astio verso i non-Neri (quando in realtà in Africa esistono Neri oppressori così come Bianchi oppressori fuori dall'Africa, e quindi bisogna comprendere che non è una lotta di colore, ma contro un sistema). Questo afrocentrismo kemetico, oltre ad essere artificiale, non è inclusivo. Se un ritorno al nostro pensiero paradigmatico è vitale per una transizione all'Età dell'Oro in Africa (come un tempo), sarà necessario radicarsi alla conoscenza primordiale presente ancora nei nostri villaggi sacri (baluardo della resistenza anti-globalista e anti-moderna), piuttosto che folklorizzare un passatismo come quello kemetico-nubiano con una ricostruzione attraverso lo sguardo moderno di oggi. Storicamente, Kemet (nome originale dell'Antico Egitto) deve servire da base all'Africa per comprenderla, così come lo è la Grecia Antica e la Roma Antica per l'Europa, ma è necessario radicarsi profondamente nella Tradizione dei nostri paesi ed effettuare un' iniziazione diretta, o perlomeno conoscerla. Questo processo lo possiamo definire ''tradicrazia'' (il potere della Tradizione), perché nella realtà esoterico-tradizionale (cioè nascosta e accessibile a pochi) in Africa, si trova la nostra vera salvezza di fronte al prodotto della New Age e altre forze oscure.
''Chi esce dal fiume della Tradizione, si perde nel mare della decadenza.'' - Julius Evola
Per quanto riguarda l'intolleranza dei cyber-faraoni afrocentristi verso i non-kemetisti, per loro se si è cristiani, si è leucodermizzati, se si è musulmani, si è arabizzati. Non comprendono in realtà che tutte le branche religiose, come insegnava Amadou Hampate Ba, Khallid Abdul Muhammad o René Guénon, sono legate tra di loro. Che nell'Islam, nel Cristianesimo, così come nel Buddismo, nell'Induismo, etc., si trova un principio universale che il pensatore franco-egiziano Guénon chiamava ''Tradition Primordiale'' (Tradizione Primordiale). Questa Tradizione Primordiale, da non confondere con il costume, è di origine divina e fu donata in epoche remote agli uomini. Fu un principio che si manifestò in tutte le religioni e spiritualità. Attraverso il tempo, questi uomini si allontanarono dalla loro ''tradicrazia'', deformarono o deviarono questa saggezza primordiale, attraverso sistemi come il politeismo, l'idolatria, l'ateismo. Non si può quindi trovare salvezza senza un ritorno ai residui di questa Tradizione.
In Africa, ci sono stati dei giganti come Cheikh Amadou Bamba di credenza musulmana, Simon Kimbangu di credenza cristiana, Ogotemmeli legato alla spiritualità dogon. Ma tutti e tre, benché diversi sull'aspetto religioso, erano su una stessa via della rettitudine ed amore dell'Africa che trascendeva ciò in cui credevano religiosamente.
Non possiamo quindi che definire l'afrocentrismo di certi kemetisti come una ''necri-tudine'' per usare un neologismo. La necritudine (da non confondere con la nobile corrente filosofica che è la negritudine) è la contrazione di due termini: ''necri'' deriva da necros (che significa ''morto'' in greco), mente il suffisso restante che è itudine ci porta al concetto, alla nozione di orgoglio. Molti cyber-faraoni pensano di difendere un orgoglio africano, una tradizione, ma in realtà il loro è ricostruzionismo moderno, una cultura morta, inesistente. Quanto al vitale concetto di Tradizone, René Guénon scrisse nel libro Initiation et Réalisation spirituelle al capitolo IV ''(...) Ciò che bisogna comprendere prima di tutto, è questo: tutto ciò che è di dominio tradizionale implica essenzialmente un elemento sovrumano (...)'' e quindi, aggiungiamo noi, un elemento divino che non sia ricostruzionista, un elemento che sia legato alla tradicrazia. Un elemento che è possibile raggiungere attraverso l'iniziazione diretta, come già detto. Il panafricanismo del XXI secolo ha un ruolo su questo aspetto, quello di allinearsi sulla via tradizionalista (che definiamo afro-perennialismo).
Un altro elemento che sembra far infuriare tutta la cerchia dei kemetisti moderni è il loro astio verso l'omosessualità, con il pretesto che sarebbe secondo loro una pratica ''depravata'', esogena e importata dai colonialisti bianchi. Ancora una volta, affermare ciò significa non conoscere i fattori storico-culturali legati alle tradizioni locali. Nell'Africa tradizionale pre-coloniale, i Bafias in Camerun, i Mongo in Congo, gli Hausa in Nigeria, i Quimbandas in Angola, etc.., praticavano forme di erotismo tra stessi sessi. Ma ciò era legato solo ed esclusivamente a vincoli di tradizioni locali. Non esisteva in Africa un'omossessualità come intesa e voluta dal mondo moderno occidentale (attraverso la lotta LGBT ardentemente difesa dai nostri nemici che sono i globalisti neoliberali), ma esistevano pratiche erotiche simboliche legate a fattori culturali del posto, potevano essere riti iniziatici, giochi erotici, in alcuni contesti legate alla guerra o alla caccia. Sono esistite anche forme di matrimoni tra donne, in cui era necessario per la femmina a volte sostituire la figura maschile, se venisse a mancare. Poiché in molte società africane tradizionali, il matrimonio è sacro, ma si resta sempre in un pragmatismo simbolico (https://www.youtube.com/watch?v=2JmDpacQlZs&t=21s) .
La grande fine di queste pratiche, la demonizzazione e la riscrittura della cultura da parte dei colonialisti, una certa morale allineata sulla giudeo-cristianità ha imposti dogmi e tabù che lasciano il loro vestigio ancora oggi in Africa, con una futile orizzontalizzazione delle lotte. Molti si preoccupano di come combattere l'omossessualità in Africa (gli adepti della necritudine), quando ciò che è prioritario è mettere fini alla vassallizzazione delle nostre terre da parte di una classe politica subordinata a forze esterne imperialiste.
Questi dogmi imposti sono poi recuperati, alla fine, da chi non padroneggia necessariamente né la storia, né la tradizione.
In conclusione, l'Africa rinascerà solo riscoprendo sé stessa, ma solo creando i ponti al suo interno (attraverso il panafricanismo) piuttosto che creare muri che alla fine beneficeranno molto alle forze esogene predatrici. La nuova generazione africana deve conoscere, studiare il perennialismo (altro nome per definire la scuola tradizionalista), unica via per armonizzarci sulla via di una convivenza religiosa e culturale.