TRADICRAZIA: L’AFRICA HA BISOGNO DI UN NUOVO SISTEMA DI GOVERNO"

07.02.2023

Nell’era postcoloniale, l’Africa ha ereditato forme di governo e di Stato appartenenti a mondi che le sono estranei. Non ha rotto con certi paradigmi e in questo senso abbiamo ereditato concetti come: Repubblica, Democrazia, Parlamento, Partito, Classe, Nazione, Costituzione. Quali modelli e percorsi alternativi potrebbe invece adottare l’Africa? Una “Tradicrazia”?

SE PENSIAMO A UN IMPERO PIUTTOSTO CHE A UNA REPUBBLICA?

In un articolo pubblicato sul nostro sito Nofi Media, intitolato “ Per un impero africano nel 21° secolo ”, abbiamo affrontato il tema del micronazionalismo, evidenziando come questo modello fosse incapace di liberare definitivamente l’Africa, il che non può che portare inevitabilmente a immaginare un Impero Africano dal Sud al Nord, da Est a Ovest, che supererebbe quindi la nozione moderna e borghese di Nazione e nazionalismo. Se in Africa il micronazionalismo ha fallito, soprattutto nella resistenza al neocolonialismo, occorre un Impero. E se è necessario un Impero, è logico che non ci possa essere una forma di Stato che sia una Repubblica.

La Repubblica (dal latino res publica che significa Stato del popolo) è un concetto europeo, appunto greco-romano. È un concetto che è stato battezzato in Europa e che ha visto la sua prosperità proprio in questa specifica area geografica nel corso dei secoli. Naturalmente questo concetto è diventato universale nel tempo, in seguito alla colonizzazione da parte delle nazioni europee ai 4 angoli del mondo. Ma se l’Europa aveva questo modello repubblicano (oltre al modello monarchico, ovviamente), ciò non significa che l’Africa lo avesse o debba allinearsi oggi a questo modello. Non è una condizione sine qua non. L’Africa rinascerà anche il giorno in cui potrà optare per una singolarità ideologica (poiché né il comunismo, né il socialismo, né il liberalismo, né il capitalismo, né la socialdemocrazia ci appartengono) e una singolarità in termini di modello di governo (quindi conforme alla nostra Civiltà). In Africa esisteva il modello imperiale. Riprendere questa traccia storica nel XXI secolo, secondo la nostra stessa configurazione, è vitale. Un modello imperiale, un “Nuovo Manden” su scala continentale africana dal Sud al Nord è necessario in un momento in cui le potenze impongono la loro primazia. Un modello imperiale basato su quello che qui definiremo “Tradicrazia”, vale a dire la giustapposizione tra un’aristocrazia africana e la Tradizione, dove i nostri saggi tradizionali e la Donna Africana (pilastro ed epicentro della nostra Civiltà) saranno le guide della società.

LA DEMOCRAZIA È SOLO DEMON-CRAZIA

In Africa la democrazia ha sempre dimostrato di essere demon-crazia. Le nostre società africane tradizionali non erano basate sulla rappresentanza. Il Mansa (Imperatore) ei saggi tradizionali praticavano la comunicazione diretta con il Popolo. Non c’era alcuna illusione di rappresentanza per galvanizzare gli interessi di una minoranza, quindi di un’oligarchia. L’Africa non ha certo aspettato la democrazia occidentale liberale, aveva già una forma di principi di interazione tra il popolo e l’Imperatore, che l’Africa nel XXI secolo dovrà recuperare e adattare alle questioni multipolari e geostrategiche. La tradicrazia dovrà svolgere questo lavoro soteriologico.

PARTITO, CLASSE E COSTITUZIONE SONO STRUMENTI DI DEMAGOGIA E DIVISIONE

Il partito, la classe e la costituzione nell’era moderna sono strumenti di demagogia, controllo e divisione. Tanti partiti, tanti interessi, tante promesse, tante frazioni, e mai una linea comune. Se è vero che il multipartitismo crea libertà di scelta e di espressione ideologica, crea allo stesso tempo divisione e demagogia, poiché non esiste una linea comune per gli interessi del Popolo. In una società “tradicratica”, i partiti dovrebbero essere soppressi, perché anch’essi sono un residuo occidentale. Dire questo non significa optare per un sistema monopartitico. Il partito stesso fa male all’Africa. Optare per una linea tradizionale è la soluzione.

Potremmo anche parlare di disuguaglianze di classe. In un regime tradicratico, la casta tradizionale sarà esaltata con ruoli diversi, nella parità di diritti e nessuna casta dovrebbe dominare il resto della popolazione, ma la classe è un’altra vestigia occidentale nata durante la colonizzazione, con l’obiettivo di creare una borghesia che ha lavorato con il colonialista per dominare il resto della popolazione. Tutto ciò va contro il concetto collettivo africano basato su Ubuntu (“Io sono perché noi siamo”). La classe è un concetto da sradicare in una Nuova Africa. Abbiamo bisogno di solidarietà popolare e anticapitalista (senza cadere in un marxismo che non ci si addice).
Quanto alla costituzione, l’unica legge dovrebbe essere determinata dai valori tradizionali di un popolo, non dall’Uomo moderno (per allinearsi a un concetto gheddafiano). La Tradizione ha un valore importante nelle società Negro-africane. In questo senso, abbiamo avuto la Maat kemetica o la Carta Kouroukan Fouga del 1236 nell’Impero Manden. Una società tradicratica in cui la legge sarebbe legiferata e seguita solo secondo i precetti tradizionali, impedirebbe all’Uomo moderno di impadronirsi della legge naturale delle cose a vantaggio dei suoi interessi egoistici (ad esempio, non si potrebbe cambiare la legge per restare con forza al potere). Da noi la legge tradizionale è sacra e va rispettata.

IMPERO AFRICANO TRADIZIONALE, UNICA VIA D’USCITA

La tradicrazia qui illustrata sarebbe il prototipo di un rinascimento africano ancorato ai suoi principi ontologico-endogeni. Un Impero Africano da Capo Verde al Cairo, da Antananarivo ad Algeri, basato su quello che qui chiamo “panafricanismo tradicratico”, è la via per la salvezza. La rivoluzione conservatrice afrocentrica (TRADICRAZIA) ha dunque qui le sue fondamenta.

Pubblicato su nofi.media