La sconfitta dei terroristi ad Aleppo mette fine ai sogni di espansione del “neo sultano Erdogan”
L’avanzata irresistibile dell’Esercito siriano nella provincia di Aleppo, che ha portato alla conquista delle località di Nubbul e Al Zahra ed agli sforzi per accerchiare la stessa città di Aleppo, seconda città del paese che Erdogan sognava di annettere alla Turchia come 82° provincia. Con la caduta di Aleppo si mette fine ai sogni di espansione del nuovo Impero ottomano caldeggiati dal turco , Recep Tayyip Erdogan.
Nello stesso tempo l’Esercito siriano ha tagliato le vie di rifornimento tra il posto di frontiera di Azaz ed Aleppo. Questo impedirà alla Turchia di rifornre di armi e munizioni i gruppi terorristi di Aleppo (come avvenuto fino ad ora). Di conseguenza questi aiuti dovranno passare per la provincia di Idlib, ancora sotto controllo di Al Qaeda. Una gran parte degli aiuti turchi ai gruppi armati erano sempre transitati per le vie controllate da tale gruppo terrorista, che è stato quello beneficiato degli aiuti e dell’appoggio che il regime di Erdogan ha sempre fornito apertamente.
La Turchia si trova anche in una posizione peggiore per attaccare le milizie curde per motivo dell’avanzata di queste ultime contro l’ISIS nella provincia di Hasaka.
In questo senso la politica della Turchia in Siria, diretta a fortificare i gruppi armati che combattono contro Damasco – e stabilire una “zona cuscinetto” – sembra esere stata del tutto sbaragliata.
Inoltre la difesa antiaerea russa sta impedendo di fatto ai turchi di stabilire una zona di “esclusione aerea” nel nord del paese. Questo ha portato la Turchia a ostentare la posizione più debole in Siria negli anni, secondo il parere di David Kenner, direttore della sezione Medio Oriente della rivista “Foreign Policy”.
Le due forze a cui Ankara si oppone in Siria, l’Esercito siriano e le forze curde, inquadrate nelle “Forze democratiche Siriane”, stanno adesso cooperando fra di loro e i militari siriani stanno fornendo armi e munizioni a queste milizie curde, che operano nella città di Hasak e nella regione di frontiera del Qamishli.
La simultanea offensiva dell’Esercito- milizie curde sta obbligando l’ISIS e gli altri gruppi terroristi a combattere su due fronti, obbligandoli a disperdere le loro forze e debilitandoli. La prospettiva che entrambe le forze possano entrare in contatto e controllare così tutta l’estensione della frontiera presuppone la chiusura totale della stessa ai terorristi e questo è quello che irrita Ankara.
La sconfitta dei piani di Erdogan è stata anche sottolineata da alcuni media turchi nello loro analisi. Il giornale Radikal, ad esempio, considera che i tentativi di Erdogan di trasformare la città di Aleppo in un altra Bengasi sono falliti nonostante il fatto che la Turchia abbia fornito ogni genere di aiuti militari alle organizzazione terroriste. Questo appoggio, tuttavia, non è stato sufficiente per prendere il controllo di Aleppo, i cui abitanti si oppongono, incluso con le armi, a questi gruppi takfiri.
Da parte sua il giornale Cumhuriyet segnala che tutti i piani di Erdogan in Siria sono falliti e che quest’ultimo, assieme al primo ministro Ahmet Davutoglu, “sono arrivati alla fine del loro percorso in Siria”, dopo i forti rovesci subiti dai terroristi che entrambi patrocinano.
Il Centro di Studi Strategici di Ankara considera, da parte sua, che l’alleanza della Turchia con i regimi reazionari e retrogradi, come l’Arabia Saudita, è un grave errore. “La Casa dei Saud odia la Turchia ed i turchi. Gli ottomani, proprio quelli che Erdogan ammira, consideravano che il wahabismo dei Saud era la causa di tutti i problemi del mondo islamico e lanciarono campagne militari per distruggerli. Sono loro, i Saud, i patrocinatori ed ispiratori del terrorismo integralista che colpisce il mondo mussulmano”.
Il Centro ritiene che la Turchia non possa llanciare un intervento in Siria perchè i curdi siriani inizierebbero allora una cooperazione con i guerriglieri del PKK che operano all’interno della Turchia. I russi, siriani ed iraniani potrebbero fornire appoggio ai curdi nella loro lotta contro l’esercito turco, creando così una situazione molto difficile nel sud della Turchia, ad immagine di quello che la stessa Turchia sta facendo in Siria (ripagando il turco con la stessa moneta).
D’altra parte la Forza Aerea turca non potrebbe appoggiare le forze terrestri, per causa della presenza del sistema missilistico antiaereo russo S-400 a Latakia e degli aerei da caccia russi, nello spazio aereo siriano. Un intervento turco obbligherebbe la Russia ad intervenire in una forma più amplia con bordamenti contro le forze turche ed icluso l’invio di truppe terrestri.
La Russia, l’Iran o i suoi alleati potrebbero anche attaccare il territorio turco per via terra, mare ed aria, incluso la distruzione di strutture industriali, centrali elettriche ed istallazioni vitali, portandoi al collasso l’economia turca. La Cina, che diffida dei tentativi espansionisti di Erdogan verso la provincia di Xinjiang (conosciuta dai turchi con il nome di Turchestán Orientale) potrebbe intervenire in appoggio della Russia.
La Siria, Hezbollah e le milizie irachene sciite dispongono inoltre di armi anticarro possenti che potrebbero distruggere i carri armati e i blindati turchi causando forti perdite all’Esercito turco. Questo creerebbe un fronte di 800 km. in cui l’Esercito siriano , i suoi alleati ed i miliziani curdi potrebbero iniziare una guerra di guerriglia contro le truppe turche. L’Iran da parte sua potrebbe aprire un altro fronte nella frontiera turca ed utilizzare i missili ed altre armi possenti, causando molti e gravi danni alla Turchia.