La Rottura di livello psicologica, via maestra nell’esistenza del Soggetto Radicale - prima parte

26.09.2024

“Il Soggetto Radicale brucia

sia quando il fuoco è acceso,

sia quando è spento.

Nemmeno dove la fiamma

è estinta egli cessa di ardere”.

Aleksandr Dugin

    Il Soggetto Radicale non è solo una figura escatologica di ordine teoretico che prefigura come segno intermedio la finale Parusia, non è solo una possibilità ontologica insita nella radice della natura umana, non è solo un’idea sovraumana che trova riscontro nella imago Dei propria dell’essere umano, non è solo una speculazione induttiva e deduttiva data dalla contemplazione metafisica e mistica del disfacimento dell’Ordine divino e naturale presente nella Storia, non è solo un pensiero coerente e rigoroso con addentellati spirituali, teologici, mistici, alchemici e di gnosi filosofica che stanno a sicuro fondamento della Quarta Teoria Politica. Il Soggetto Radicale è anche tutto questo, ma non è solo questo. A tal proposito, come ci insegna il magistero di Aleksandr Dugin:

    «Il Soggetto Radicale è immortale, attraversa la morte e costituisce la radice del soggetto normale – è un Sole Nero situato nell’abisso più profondo e interiore. È un soggetto apofatico (termine che indica il non-ancora-manifestato) situato all’interno del soggetto positivo, di cui costituisce la radice immortale, invisibile e indistruttibile». [1]

    Il Soggetto Radicale è soprattutto praxis, si costituisce soprattutto come prassi vivente di rigetto della Modernità e del Postmoderno che viene concepita, nasce, cresce, si sviluppa e giunge a compimento attraverso il criterio progressivo e contemporaneamente immediato della “rottura di livello psicologica”. Una rottura, questa, di ordine esistenziale, data da una serie di strappi, di lacerazioni, di spaccature non procurabili direttamente dall’azione umana ma che avvengono per iniziativa del Divino in quelle anime che cercandolo si sono abbandonate a Lui, attraverso il lancio nel baratro della nichilità, nel Sole di Mezzanotte, quel fondo senza fondo (Grund eckhartiano; Urgrund heideggeriano) dell’Essere in cui esse si precipitano aderendo al Sacro, rinunciando al proprio ego in vista dell’acquisizione del proprio vero Sé quale partecipazione umana al Divino:

    «Il Sole di Mezzanotte è il cielo che entra nella terra, il processo che dà vita al limpido cielo diurno. È la base, il fondamento (Grund) dell’Essere. Non l ’Essere in se stesso, ma quella dimensione che lo rende possibile. È l’abisso più abissale (Urgrund) di cui parla Heidegger: per trovarlo, occorre spingersi sempre più in profondità, di fondamento in fondamento, fino a raggiungere ciò che è privo di fondamento. Ecco il Soggetto Radicale, da un punto di vista mitologico e metafisico (…) La postmodernità è la Mezzanotte. La modernità corrisponde alla sera, al tramonto del Sole: vi sono ancora residui del mondo tradizionale, della luce, della soggettività, della razionalità e dell’interezza. Esistono famiglie, società, Stati e uomini. Nella postmodernità tutto ciò viene soppiantato da dividui, cyborg ed entità post­umane. Al posto della realtà c’è la virtualità; al posto dell’intelligenza, l’Intelligenza Artificiale; al posto dell’uomo, il post-uomo; al posto del razionalismo moderno, la schizofrenia di Deleuze e Guattari. È una società liquida (Bauman) in cui tutto si dissolve. In realtà, non è nemmeno una società, ma una distruzione caotica delle strutture che sprigiona una gran quantità di energia, subito dissolta in un processo entropico. È un’ininterrotta caduta verso il basso. (…) Il Sole di Mezzanotte sorge solo al culmine di questo processo discendente (…) Eppure, proprio in questo momento più nero del nero, quando tutto è perduto e l’oblio dell’Essere è totale, appare il Soggetto Radicale, fenomeno della Tradizione calato nella postmodernità». [2]

    La prevalente iniziativa del Divino nel risveglio del Soggetto Radicale riguardo lo scatenarsi della rottura di livello psicologica nell’esistenza umana, mette la stessa al riparo da quei tentativi di rotture di livello di ordine prometeico quindi autoprodotte, che senza l’assistenza diretta e misteriosa dello stesso Divino, senza la scelta e l’adesione ex ante dell’anima al Sacro, non possono che provocare la perdita della salute psicofisica nonché della normalità psicologica a favore di disturbi neurobiologici i quali da uno stato di iniziale depressione possono condurre fino alla morte psichica, alla demenza, alla dipendenza da stupefacenti e da alcol o a quella della pornolatria, alla follia o al suicidio. D’altro canto, l’adesione dell’anima risvegliata al Divino non può essere ricondotta a un puro quietismo di ordine passivo, ma il Soggetto Radicale si rende qui protagonista di uno sforzo di volontà sovraumano senza sconti, che certamente non significa un ritorno di fiamma all’orgoglioso egocentrismo che ha cancellato Dio, ma che all'opposto rappresenta un’affermazione di volontà di potenza innescata da quell’energheia donatale dallo stesso Divino nel momento in cui l’anima ha scelto di aderire alla visione del Sacro:

    «Nella mia visione, ho appreso come questa tendenza abbia per nome Soggetto Radicale. È un soggetto che non perde la propria identità, né quando è sostenuto dalle condizioni assolute dell’esistenza e del mondo sacri, né in condizioni diametralmente opposte. Il Soggetto Radicale brucia sia quando il fuoco è acceso, sia quando è spento. Nemmeno dove la fiamma è estinta egli cessa di ardere. (…) Andando in direzione dell’Età del Ferro – creandola, in sostanza, contribuendo all’istituzione del Kali Yuga e del postmoderno – il Soggetto Radicale cerca di affermare qualcosa di assoluto e radicale in sé, non legato interamente alle condizioni paradisiache in cui la sua natura regale era evidente. In altre parole, egli intende mostrare la propria natura superiore non sul trono regale ma nelle vesti di un contadino, di uno spazzacamino, di un mendicante, di un mostro. Fautore della chiusura dell’Uovo del Mondo dall’alto e della sua apertura dal basso, il Soggetto Radicale è vincitore di Dio, ma anche del nulla, nel senso che, pur provocando l’arrivo della Fine dei Tempi, non vi s’identifica. È un uomo differenziato (Evola), un uomo integrale. Non intende ripristinare alcunché, né tornare indietro, ma ambisce a dimostrare l’indimostrabile, ciò che non è passibile di verifica; la possibilità di essere assolutamente se stessi, sperimentare la grandezza dell’auto-identificazione anche in condizioni fondamentalmente avverse. Il Soggetto Radicale attende la desacralizzazione del mondo per affermare se stesso, la purezza d’acciaio del suo spirito, sempre identico a sé e assolutamente invincibile. Il suo essere ama il materialismo, vedendovi una sfida – gli piace meno l’idealismo, perché lo dà per scontato. Il suo spirito brama l’ultima prova, la prova più terribile: l’immersione nella gelida cascata delle acque materiali e infernali. È lì che affermerà la propria dignità e un’incomparabile superiorità.». [3]

    La rottura di livello psicologica dell’anima non è riparabile con nessun ordine di terapia spirituale o psicoterapica, come se fosse un vaso rotto ricomposto nelle sue crepe e nelle sue fratture con l’oro fuso dall’arte giapponese del Kintsugi. La rottura di livello psicologica, intesa come frattura irreversibile di ordine esistenziale, rappresenta un salto quantico, una nuova condizione dell’anima in cui viene scoperta la sua sostanza profonda, viene effusa la sua essenza che è immagine di Dio, viene scoperta la sua radice immortale che dà luogo al Soggetto Radicale – entità metafisica di limes tra il vecchio mondo postmoderno e il nuovo mondo escatologico proprio del pensiero duginiano – quale rifondatore e realizzatore in sé e nel mondo del perenne Ordine Divino violato nel corso della Storia dall’alterigia e dal non serviam della Rivoluzione satanica:

    «(…) È un angelo distruttore, un angelo terrificante. Il Soggetto Radicale dona all’uomo moderno il senso della morte, ma anche della vita – sennonché, si tratta di una vita talmente frenetica da risultare più terribile della morte stessa, una vita che lacera lo stesso laceramento. Non è la vita normale, che nella Tradizione riunisce ciò che è sparso e nella modernità si trascina per inerzia, ma una vita particolare che esacerba la rottura. Meglio non avvicinarvisi: è terribile». [4]

    Il disvelamento del Soggetto Radicale quale radice, quale inestimabile perla preziosa imago divinae originis, ci riporta alla realtà della parabola evangelica della zizzania, la quale fa del tema escatologico – in cui si inserisce quello della “ricerca” esistenziale del tesoro, della perla o quello della rete piena di pesci che va separata dalle impurità –, l’esplicazione dell’itinerario esistenziale dello stesso Soggetto Radicale quale custos ignis sacri Traditionis che combatte alla fine della storia umana insieme agli angeli, egli stesso come un angelo rivestito di carne e di luce, come un essere antropologico e angelologico che lotta per il ritorno dell’Ordine Divino in un nuovo mondo:

    «Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”. (…) Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”. Ed egli rispose: “Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti! Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”. Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». [5]

    Il salto quantico provocato dalla rottura di livello psicologica è sempre devastante per l’esistenza umana – normalmente costruita sul proprio ego ferito dal peccato originale che vive nell’illusione e indossa una serie di maschere autoprodotte dal suo orgoglio e dalla sua ignoranza –, in quanto il Logos divino che in modo nascosto ed invisibile assiste comunque l’anima afflitta in questa prova che dura molti anni e che si manifesta in più tappe, d’altra parte agisce svuotando (kenosis) e purificando (katharsis) la stessa anima provocandone una decostruzione psicologica di ordine spirituale che sola può far nascere l’uomo nuovo:

    «(…) infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a Lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a Lui dobbiamo rendere conto». [6]

    I caratteri di vera apocalisse cosmica interiore che annientano l’ego e vanno animando il Sé Radicale, i segni di questa rottura di livello psicologica esistenziale fatta di feroce guerra contro l’orgoglio e la sensualità del proprio ego, possono essere caratterizzati da almeno cinque passaggi esistenziali non necessariamente consequenziali, ma comunque presenti o risolti nella vita di ogni Soggetto Radicale. Essi sono: la perdita, il fallimento, la calunnia, il tradimento, l’abbandono, strettoie attraverso cui l’anima deve necessariamente transitare per essere prima svuotata e poi riempita dalla luce di Dio e per raggiungere così quell’impassibilità (apatheia) attraverso l’indifferenza alle cose di questo mondo, come ci insegna tra gli altri anche il sommo Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù:

    «L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e, mediante questo, salvare la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, e perché lo aiutino a conseguire il fine per cui è creato. Ne segue che l’uomo tanto deve usare di esse, quanto lo aiutano per il suo fine, e tanto deve liberarsene, quanto glielo impediscono. È perciò necessario renderci liberi rispetto a tutte le cose create, in tutto quello che è lasciato al nostro libero arbitrio e non gli è proibito; in modo che, da parte nostra, non vogliamo più salute che malattia, ricchezza che povertà, onore che disonore, vita lunga che breve, e così via in tutto il resto; solamente desiderando e scegliendo quello che più ci conduce al fine per cui siamo creati». [7]

    Non siamo noi a scegliere se diventare Soggetti Radicali o meno, ma è il Divino che sceglie e a noi sta solo la volontà di predisporci e di aderire o meno alla Sua scelta, fidandoci di Lui ma non sapendo cosa ci riserverà il futuro. Nella seconda parte di questo articolo, in altra data, esamineremo in profondità, almeno alla luce dell’antropologia mistica, i gradi della rottura di livello psicologica che qui ribadiamo, ossia: la perdita, il fallimento, la calunnia, il tradimento, l’abbandono.

    Per diventare forti e per far sì che il Soggetto Radicale si risvegli e giunga a compimento, la via maestra è rappresentata da grandi prove, molto spesso umanamente incomprensibili e al limite della sopportazione esistenziale, ma il cui beneficio consiste nello sradicamento dell’egoismo e nel consolidamento dell’altruismo fino al risveglio del Sé Radicale quale immagine del Sé Divino, che vuole vivere intensamente, pericolosamente ed esclusivamente per la Patria Europa, per il Bene della Causa, la Causa dell’Imperium sovranazionale europeo. È una scelta tremendamente ardua questa, ma non impossibile e ad essa corrispondono solo coloro che hanno lasciato “tutto” in questo mondo, che hanno purificato il cuore da ogni affetto e attaccamento, per vivere nell’anonimato di sé stessi pur essendo in prima linea, e per abitare nella consorteria guerriera degli angeli di Dio.

 

[1] Aleksandr Dugin, Il Sole di Mezzanotte. Aurora del Soggetto Radicale, Ed. AGA, Milano 2019, pp. 11.

[2] Idem, p. 12-13, 15.

[3] Idem pp. 40-41.

[4] Idem, p. 27.

[5] La Sacra Bibbia, Vangelo di Matteo 13, 24-30; 36-52.

[6] Idem, Lettera agli Ebrei, 4, 12-13.

[7] Sant’Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali, 23 Principio e Fondamento, Ed. Ancora, Milano 1967, p. 85.