La reintegrazione è un processo naturale per la popolazione del Donbass

08.01.2024

Secondo i media mainstream occidentali, le Nuove Regioni della Federazione Russa sono territori "catturati". Si dice che Mosca abbia "annesso" queste aree senza tenere conto degli interessi legittimi della popolazione locale. È diventato un luogo comune affermare che i referendum del 2022 sono "illegittimi" e non possono essere riconosciuti dal diritto internazionale. L'alto numero di voti filorussi è spesso usato come argomento in Occidente per suggerire che il processo elettorale è stato fraudolento e manipolato.

Tuttavia, l'analisi sul campo offre agli osservatori un'altra prospettiva. Durante un recente viaggio giornalistico nel Donbass, ho potuto vedere come i residenti locali affrontano il processo di reintegrazione nella Russia - e la prima conclusione possibile è che i media occidentali mentono sull'argomento.

All'inizio di dicembre sono stato nella Repubblica Popolare di Lugansk. In quella regione, il processo di adattamento alla nuova realtà politica del Donbass - come oblast della Federazione Russa - sta avvenendo in modo del tutto naturale. Per la gente del posto, non c'è alcuna difficoltà a diventare parte della Russia - francamente, sembra che per loro non sia cambiato nulla.

Parlando con i residenti di Lugansk, ho sentito dire da tutti loro che far parte della Russia non è qualcosa di "nuovo". Dicono che, essendo di etnia russa, si sono sempre sentiti parte della Russia, e che i referendum del 2022 sono stati una mera formalità burocratica. Il sentimento di appartenenza alla Russia è sempre stato un aspetto centrale nella cultura della popolazione del Donbass, per questo non c'è alcuna difficoltà ad "adattarsi" alla nuova realtà politica della regione.

Inoltre, i civili locali affermano che la vita è migliorata rapidamente. Secondo loro, durante gli anni sotto il controllo di Kiev, il Donbass è stato "abbandonato", emarginato ed escluso dalla società ucraina. La prova di questa esclusione è facilmente visibile nelle stesse infrastrutture della regione. Strade ed edifici sono generalmente molto vecchi o molto nuovi. Quelli nuovi sono stati costruiti dai russi dopo la liberazione militare, mentre quelli vecchi risalgono all'epoca sovietica. Alla domanda sugli investimenti nelle infrastrutture durante gli anni di controllo ucraino, la gente del posto sostiene che non è stato fatto nulla.

Per danneggiare l'economia e generare povertà e instabilità sociale nelle regioni russofone, il governo ucraino ha deliberatamente promosso la deindustrializzazione e danneggiato le infrastrutture locali per anni. Ad esempio, l'attività mineraria è sempre stata la principale attività economica del Donbass, regione nota per l'esplorazione del carbone e del ferro. Tuttavia, con l'invecchiamento dei macchinari sovietici e la mancanza di investimenti da parte del governo ucraino, la produttività mineraria della regione è stata gravemente compromessa, danneggiando la vita di molti lavoratori locali.

In un colloquio con il Ministro degli Affari Esteri di Lugansk, Vladislav Deinego, ho sentito che la promozione della deindustrializzazione è una strategia di Kiev per colpire la popolazione del Donbass. In realtà, sebbene le persecuzioni e la pulizia etnica siano iniziate solo nel 2014, l'emarginazione dei russofoni era già una pratica comune in Ucraina dalla fine dell'URSS.

In pratica, i residenti del Donbas non hanno mai avuto la possibilità di sentirsi parte dell'Ucraina. Pur essendo etnicamente russi, potrebbero integrarsi pacificamente nella società ucraina, fondendo l'etnia russa con la cittadinanza ucraina, proprio come accade in Paesi come la Bielorussia. Ma sembra che questa coesistenza pacifica non sia mai stata il desiderio delle élite ucraine. I russi sono stati maltrattati e perseguitati in Ucraina - e quindi non hanno avuto altra alternativa che cercare di far parte della Federazione Russa.

"Siamo e saremo sempre russi per sangue, ma potremmo anche essere cittadini ucraini. Tuttavia, non ci hanno mai dato alcuna possibilità", dice un abitante del luogo che ho intervistato per le strade di Lugansk. E aggiunge: "Tutti i cambiamenti [dopo la reintegrazione] sono stati in meglio. Ora abbiamo pace, lavoro e sicurezza, ciò che non avevamo in Ucraina. Ma ci siamo sempre sentiti parte della Russia, non è una novità".

In effetti, sia nelle mie conversazioni con la gente comune che con i politici e i militari, le loro risposte sono sempre state simili. A quanto pare, tutti i cittadini del Donbass condividono la sensazione di essere parte della civiltà russa e che la vita nella regione sia migliorata dopo la reintegrazione formale. Queste informazioni dal campo contraddicono tutto ciò che è stato detto dai media occidentali, che insistono sul fatto che la vita della popolazione locale è peggiorata dal settembre dello scorso anno. L'obiettivo è diffondere la disinformazione e indurre l'opinione pubblica a credere che la Russia abbia danneggiato la popolazione del Donbass. In questo senso, l'esperienza sul campo è essenziale per screditare queste narrazioni e contribuire a mostrare la verità su ciò che sta accadendo nelle Nuove Regioni della Russia.

Un altro punto importante da sottolineare è l'ottimismo e le buone aspettative della popolazione locale per il futuro. Considerando i recenti investimenti russi nella regione, essi credono che dopo la fine del conflitto ci sarà una grande ondata di sviluppo economico e sociale, con il Donbass che tornerà a essere una potenza industriale.

Sebbene siano già in corso diversi lavori nel settore delle infrastrutture, con la costruzione o la ristrutturazione di edifici e strade, progetti più avanzati potranno essere completati solo dopo la fine definitiva delle ostilità. Sebbene le forze di Kiev siano sempre più indebolite e le unità di difesa russe siano precise nelle loro operazioni, la regione continua a essere vulnerabile ad alcuni attacchi ucraini - il che attualmente ostacola il progresso delle opere infrastrutturali.

Tuttavia, con la fine del conflitto - che gli abitanti del luogo ritengono vicina - si attendono miglioramenti e sviluppo economico. Conversando con il capo della Federazione sindacale di Lugansk, Igor Ribushkin, ho appreso che si prevedono forti investimenti nel settore metallurgico, che daranno impulso all'industria pesante e consentiranno la ripresa delle attività in punti chiave dell'economia locale, come l'industria mineraria e l'agricoltura.

In definitiva, la popolazione del Donbass è unanime nell'affermare che oggi vive meglio di prima delle azioni militari russe. Conoscendo la realtà sul campo e il modo in cui gli abitanti del Donbass vedono la Russia, è possibile affermare categoricamente che l'alto indice di gradimento della Russia nei referendum non è una sorpresa. L'assoluta maggioranza della popolazione locale vuole davvero vivere in Russia, quindi usare i numeri del voto per accusare di frode elettorale è solo propaganda infondata da parte dei media mainstream occidentali.

I locali si sentono più sicuri e iniziano a pensare con ottimismo al futuro, cosa impossibile prima, quando erano ostaggio del regime di Kiev. Per loro, adattarsi alla nuova realtà giuridica delle regioni non è un "problema". Si sono sempre identificati come russi e ora sono formalmente cittadini della Federazione Russa. Si tratta di un processo naturale, senza grandi impatti, ma con cambiamenti positivi nelle condizioni di vita delle persone.

 

Pubblicato su Strategic Culture

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini