LA QUARTA TEORIA POLITICA E IL PROBLEMA DEL DIAVOLO

10.07.2019
La Quarta Teoria Politica respinge tutte le ideologie politiche dell’era moderna.

Chiarificazione della natura della Quarta Teoria Politica

La Quarta Teoria Politica è una matrice concettuale che descrive la possibilità di un’alternativa alla tendenza politica divenuta dominante nell’era moderna.

Le tre principali ideologie politiche dell’epoca moderna – il liberalismo (prima teoria politica), il comunismo (seconda teoria politica) e il nazionalismo (terza teoria politica) – essenzialmente incarnano i vari aspetti del paradigma della filosofia politica moderna stessa, esaurendosi in essi.

Queste teorie politiche si sono scontrate tra loro nel XX secolo predeterminando la struttura delle guerre mondiali, della guerra fredda, delle alleanze, dei movimenti sindacali, ecc. Se la prima guerra mondiale ha rappresentato uno scontro tra alcune grandi potenze nazionali europee, la seconda guerra mondiale si è rivelata essere un conflitto tra tre forze ideologiche: i liberali rappresentati dall’Occidente (gli Stati Uniti e l’Inghilterra), i comunisti dell’URSS e i fascisti/nazisti facenti capo all’Italia di Mussolini, alla Germania di Hitler e ad altri movimenti apparentati a costoro.

Dopo la sconfitta subita dalla terza teoria politica (fascismo e nazionalsocialismo), sono rimaste sul campo due teorie politiche, la prima e la seconda, dal cui scontro si è sviluppata la Guerra Fredda, finché nel 1989 e soprattutto nel 1991 la prima teoria politica (liberalismo) ha avuto la meglio sulla seconda (comunismo).

Tre versioni della modernità

L’intera storia della modernità si è sviluppata sotto il segno di queste tre teorie politiche, che hanno incarnato la matrice, il paradigma stesso della filosofia politica moderna. Tutte e tre si sono sviluppate secondo la logica della filosofia politica della Madre [1]: tutte loro erano materialiste, evoluzioniste e progressiste, e tutte consideravano la struttura del mondo dal basso verso l’alto, non dall’alto verso il basso, erano cioè costruite sulla base di una dottrina materialistica immanente.

L’ordine di apparizione di queste teorie e quello della loro scomparsa (o marginalizzazione) riflette anche una certa logica, in quanto la battaglia tra queste tre teorie politiche ha rappresentato una lotta per determinare quale fosse la più coerente rispetto al paradigma della modernità.

Queste tre versioni della modernità si sono battute tra loro per ciò che più contava: scoprire quale tra loro incarnasse l’essenza della modernità. Il comunismo avocava ciò a sé, credendo che avrebbe succeduto i liberali; lo stesso faceva il liberalismo, che si riteneva espressione della modernità in quanto tale; ma, cosa importante, a rivendicare questo era anche il nazionalismo (fascismo, nazionalsocialismo), che si considerava una dottrina rivoluzionaria riflettente lo spirito della modernità, sebbene in un contesto differente, in altre proporzioni, con valori e punti di riferimento diversi dal liberalismo e dal comunismo.

La vittoria dei liberali: i primi sono diventati gli ultimi

Ad ogni modo, tutte e tre queste ideologie hanno lottato tra loro per chi di esse dovesse incarnare lo spirito della modernità. Ciascuna credeva di essere destinata ad interpretare compiutamente la modernità. Dopo la sconfitta del nazismo, a contendersi il diritto di incarnare la modernità sono rimaste due ideologie – liberalismo e comunismo – ma dopo il 1989-1991 è risultato evidente che la sola ideologia uscita vincitrice da questa lunga battaglia è stata quella liberale.

In altri termini, delle tre teorie politiche del paradigma modernista, solo una era veramente paradigmatica. A questo esito si correla il processo di globalizzazione e di universalizzazione dell’ideologia liberale, che è diventata oggi l’unica ideologia globale, avendo essa trionfato secondo i «risultati» della storia.

È qui che acquista senso anche l’affermazione di Francis Fukuyama sulla «fine della storia». La «fine della storia» rappresenta la vittoria del liberalismo non come una di tre ideologie, ma come l’ideologia della modernità in quanto tale, nel suo complesso.

L’attacco degli atomi

Il capitalismo (liberalismo) si è considerato sin dall’inizio come l’incarnazione dello spirito della modernità, ma questo, all’infuori dei rappresentanti del liberalismo stesso, non era ovvio per nessuno. Questa rivendicazione è stata infatti messa in discussione sia dai comunisti che dai fascisti, e in linea di principio non è stata affatto perspicua per diversi secoli. Sussisteva sempre la possibilità di una differente svolta nella storia, e il comunismo ha preteso seriamente di rappresentare l’epitome della modernità, considerandosi una «fine della storia» opposta al liberalismo.

È stato solo alla fine del XX secolo che si è definita in modo inequivocabile la matrice della storia politica mondiale, allorché lo spirito della modernità ha trionfato nella forma del liberalismo. Il liberalismo ha difeso il suo diritto ad essere non semplicemente un’ideologia, ma l’Ideologia con la lettera maiuscola. Essa è dunque la prima e l’ultima teoria politica della modernità. È con la vittoria del liberalismo che giungiamo alla filosofia politica della postmodernità. Dopotutto, è l’egemonia del concetto di individuo inteso come atomo che permette il transito verso il livello subatomico.

La modernità, avendo trionfato nella forma liberale, ha effettuato una transizione verso la postmodernità come successiva fase post-liberale. Ma questo è stato reso possibile solo grazie all’abolizione di tutte le forme di identità collettiva predominanti: sia quelle predominanti nella seconda teoria politica (comunismo) che quelle predominanti nella terza (nazismo).

L’individuo atomizzato è considerato dai liberali come l’ultima forma ontologica autentica dell’essere. Di più, l’individuo come atomo è diventato la base antropologica su cui tutto il liberalismo è stato costruito. Tuttavia, è solo dopo la vittoria di questa ideologia e il trionfo dell’individuo – manifestatosi nelle dottrine della società civile, dei diritti umani, della globalizzazione e del mercato capitalistico liberale globale (il passaggio dalla politica globale all’economia globale con la fine della storia, come ha scritto Fukuyama) – che le porte della postmodernità si sono davvero aperta.

Non appena l’atomo si afferma come momento principale dell’essere, ogni successivo movimento passa al livello subatomico. Ciò si collega alla fenomenologia della post-filosofia politica o alla filosofia politica della postmodernità.

In altri termini, senza la vittoria del liberalismo, la vittoria del postmodernismo sarebbe stata impossibile. La postmodernità politica è costruita sull’assolutezza raggiunta dall’ideologia liberale, la prima teoria politica che ha completamente sconfitto la seconda e la terza.

È sostanzialmente in questo contesto che sta sorgendo oggi la società globale. La società globale non è ancora una realtà ma rappresenta un progetto, quello dell’«Occidente globale». Quando parliamo di «Occidente», intendiamo non solo l’Occidente geografico ma, ad esempio, il Giappone e anche la costa pacifica della Cina, dove i modelli occidentali dominano nell’economia, nella cultura e nella società, così come alcuni paesi della regione del Pacifico che stanno seguendo il percorso di sviluppo occidentale. In altre parole, l’«Occidente» è un concetto globale. Certo, l’Occidente non è ancora pienamente penetrato nella carne e nel sangue delle società, dei popoli e delle civiltà della terra, nondimeno il processo è iniziato. L’Occidente rappresenta il processo di globalizzazione, post-modernizzazione ed espansione della cultura euro-americana/euro-atlantica a tutto il pianeta.

L’agenda odierna dei processi globali in politica comporta di conseguenza l’affermazione e il dominio del liberalismo su scala globale, la liquidazione degli Stati nazionali (come vediamo in Europa) e la distruzione di tutte le forme di identità collettiva (nazionale, religiosa, di genere).

La transizione dalla modernità alla postmodernità: l’autostrada

Una domanda sorge spontanea: esiste un’alternativa a questo processo? Ricordiamo che questo processo politico globale costituisce una transizione dalla filosofia politica della modernità (nella forma della vittoriosa ideologia liberale) verso la postmodernità. C’è precisamente questo all’ordine del giorno della società occidentale.

In che misura questo programma è universale? La questione è molto complessa. L’Occidente si pensa globalmente (la globalizzazione è, dopo tutto, la diffusione della «macchia» occidentale a tutto lo spazio esistente), per cui nella misura in cui siamo una società moderna e ci troviamo in fase di modernizzazione e occidentalizzazione, facciamo parte del mondo europeo o della civilizzazione euro-atlantica (anche tutti gli altri popoli, dopotutto, sembrano accettare praticamente in silenzio l’imperativo della modernizzazione e riconoscere l’Occidente come un destino globale, che concerne ugualmente i popoli e le società non occidentali). Se riconosciamo senza riserve l’universalità dell’Occidente, allora non ci resta che accettare la prima teoria politica e la sua scala (il che, attualmente, significa riconoscere la transizione dalla modernità politica alla postmodernità politica come fatale) e attraverso questa lente valutare i processi che avvengono nella nostra società.

In questo caso, acquisiamo un modello normativo per confrontare e valutare tutto ciò che accade in Russia sulla base del suo grado di somiglianza all’Occidente, secondo cui più omosessuali sono presenti al governo e più siamo un paese occidentale, modernizzato e progressista. Più tolleranza e identità puramente individuali e persino post-individuali abbiamo nella nostra società, più elementi possediamo che ci avvicinano all’Occidente e ci rendono parte di questo processo universale.

Al nocciolo della questione, la proposta di modernizzare la società russa comporta il radicamento definitivo del liberalismo nella nostra società e la transizione alla postmodernità. L’universalismo dell’Occidente e il processo ideologico prevalente in seno ad esso (il trionfo della prima teoria politica e il passaggio alla società post-atomica della postmodernità) vengono in tal modo tacitamente riconosciuti come assiomi e dogmi.

L’Occidente agisce a livello globale e, conseguentemente, tutte le società (persino quelle non-occidentali) sono sotto la sua influenza. Questo vettore è integrato nell’agenda globale. E nella misura in cui facciamo parte del mondo globale, questo fattore fa ugualmente parte della politica russa (così come di quella cinese, indiana, e anche islamica, della quale abbiamo visto e vediamo le ultime manifestazioni di modernizzazione e democratizzazione nella violenza del wahabismo in Libia, Egitto, Siria, Iraq, ecc.) Le guerre civili in Libia, Siria e Ucraina sono in effetti una forma di tale modernizzazione, che vede la morte come mezzo di modernizzazione giacché la filosofia politica della postmodernità è palesemente nichilistica e dissipativa, cioè è essenzialmente una filosofia della morte. La filosofia della società civile, portata alle sue conclusioni logiche – assenza di Stato, di ordine, di autorità verticale, e qualsiasi altro elemento e valore comune –, conduce ad un livello tale di solitudine umana che solo la morte di sé o del prossimo può intrattenere l’essere umano.

La messa in discussione della velocità e della direzione del movimento globale

Naturalmente, vi sono persone nel mondo che, osservando quello che sta accadendo, si sentono, per usare un eufemismo, un po’ a disagio. La Quarta Teoria Politica si basa sulla constatazione che «c’è qualcosa che non va» a livello globale. Vi è un che di sbagliato nelle fondamenta stesse della società in cui oggi viviamo.

La Quarta Teoria Politica muove da una netta presa di distanza dai processi evidenti che hanno luogo su scala globale. Essa è il prodotto di un profondo dissenso nei confronti della traiettoria e dell’evoluzione interna di questi paradigmi politici. Il primo passo della Quarta Teoria Politica è il radicale rifiuto del liberalismo e della sua versione postmodernista, per certi versi già post-liberale, subatomica, impostasi come modello politico di riferimento odierno.

Ma questo rifiuto si accompagna nella Quarta Teoria Politica alla chiara consapevolezza che sia il comunismo che il fascismo sono oggi, in primo luogo, incorporati nel liberalismo (in forma ridotta) e, in secondo luogo, non sono più vere alternative per due motivi fondamentali:

1) la seconda e la terza teoria politica sono state storicamente sconfitte a favore del liberalismo (a livello di filosofia politica, erano meno in linea con il paradigma puro della filosofia politica moderna rispetto al liberalismo);

2) la seconda e la terza teoria politica erano i prodotti della filosofia politica dell’era moderna, quindi anche se avessero trionfato, avrebbero inevitabilmente finito per esprimere la matrice della filosofia politica della Madre.

Infatti, se il comunismo avesse sconfitto il liberalismo, dimostrando che il paradigma più moderno era quello comunista e che quindi solo attraverso il comunismo si sarebbe potuto fare ingresso nel mondo postmoderno, ciò avrebbe condotto approssimativamente agli stessi risultati paradigmatici che abbiamo di fronte a noi oggi.  Analogamente, se invece fosse stato il fascismo a trionfare su scala globale, prima o poi, trattandosi ugualmente di un’ideologia della modernità, avrebbe portato anch’esso agli stessi risultati che giacciono alla base del generale approccio materialistico attuale.

Il razzismo e l’Occidente

Uno degli aspetti caratteristici dell’ideologia nazionalsocialista è stato il razzismo. Tuttavia, il razzismo era originariamente una componente della visione del mondo liberale tipica dell’epoca delle conquiste coloniali anglosassoni. Oggi, nella sua forma culturale (piuttosto che biologica), il razzismo è nei fatti trionfante su scala globale nella misura in cui l’Occidente impone i propri criteri al mondo intero, dichiarando i suoi valori universali ed esigendo il riconoscimento dei suoi specifici interessi come universali.

In un contesto caratterizzato dal predominio del liberalismo, il fascismo atlantista e filoamericano si rivela essere solo un elemento secondario, sub-liberale. A titolo di paragone, se avesse vinto Hitler, solo le proporzioni sarebbero state differenti: il razzismo sarebbe stato l’elemento predominante, mentre il liberalismo sarebbe divenuto un fattore latente o sub-fascista.

In breve, parlando in via ipotetica, se a vincere la battaglia per l’essenza della modernità fossero state le altre ideologie politiche, queste avrebbero nonostante tutto espresso lo stesso paradigma che il liberalismo esprime oggi.

«No» alla postmodernità

La Quarta Teoria Politica invita uomini, gruppi sociali, popoli, civiltà e religioni a dire un secco «no» alla postmodernità, la cui matrice è il liberalismo.  Sorge dunque la domanda: se non sei un liberale, cosa sei? Un comunista? O forse un seguace della terza teoria politica?

In altre parole, la questione è se la distanza critica rispetto alla «tendenza» di base della modernità a livello di filosofia politica ci riporti naturalmente alla seconda e alla terza teoria politica o a una combinazione delle due – nazionalbolscevismo. Tutto questo costituirebbe in effetti un’opposizione al liberalismo, ma all’interno del quadro della modernità.

Pertanto, la nostra opposizione al liberalismo ancora una volta si rivelerebbe inevitabilmente un appello a forme periferiche della modernità stessa. In questo caso, ci limiteremmo a dichiarare che non amiamo l’essenza della modernità nella sua forma più pura (liberalismo) e ci opporremmo alla modernità dalla parte della sua stessa periferia. Questo è conservatorismo: ci si propone solo di «rallentare» la modernità, muovendosi nella stessa direzione, verso lo stesso obiettivo, ma solo molto più lentamente. Ed ecco cosa otterremmo: nel momento in cui ci distanziamo dalla «tendenza» dominante della filosofia politica postmoderna, risultato della dominazione globale della prima teoria politica (liberalismo), ci andremmo a collocare nella posizione dei «conservatori modernisti».

Anche negli stessi ambienti liberali, ci sono sia i liberali con una mentalità avanguardista che si rallegrano del passaggio al postmoderno, sia quelli che dicono: «forse non così presto, non così velocemente, non sarebbe meglio rallentare?» Di conseguenza, tutte e tre le ideologie politiche della modernità in vista della loro «immagine del futuro», di fronte alla postmodernità, possono assumere posizioni conservatrici. Comunismo e fascismo sono di per sé conservatori in relazione a qualsiasi forma di liberalismo. Lo stesso conservatorismo liberale esiste nella misura in cui i liberali temono l’espressione ultima della propria piattaforma ideologica.

Ad ogni modo, l’umanità oggi si muove, «fluttua» verso la postmodernità. Ma c’è chi ha compreso che il problema non è solo la rapidità della corrente, ma che quest’ultima si stia muovendo in una direzione sbagliata. Il «fiume» deve dunque rifluire, scorrere in senso opposto. Questo è il significato della Quarta Teoria Politica.

La Madre che uccide

L’essenza della Quarta Teoria Politica risiede nel fatto che essa non respinge solo una delle ideologie dell’era moderna, ma tutte. Le tre teorie politiche moderne hanno esaurito lo spettro di ciò che ha da offrire la modernità. La Quarta Teoria Politica dice a tutte loro un sonoro «no» e non accetta che il «flusso del fiume» si incanali nella direzione della filosofia politica della Madre.

La Quarta Teoria Politica è la teoria di una rivoluzione globale, assoluta e radicale diretta non solo contro la dominazione specifica dell’Occidente, contro lo stato attuale in cui versa la civiltà europea, contro l’egemonia degli Stati Uniti d’America, contro il liberalismo, ma soprattutto contro la modernità stessa, contro il paradigma politico del Logos della Grande Madre, contro la metafisica secondo cui l’idea del mondo si costituisce dal basso verso l’alto.

Qui acquisiscono fondamentale importanza la filosofia politica del Padre (o platonismo politico) e la filosofia politica del Figlio (o aristotelismo politico). Con l’ingresso nell’era moderna, il Padre è stato ucciso e il Figlio castrato.

La vittoria della modernità e la transizione alla postmodernità sono descritte nel mito come il duplice gesto della Grande Madre, evocato nelle tradizioni di diversi popoli. La Terra Madre uccide il suo Padre/Marito, cioè la figura che rappresenta l’asse fondamentale della topologia verticale della filosofia politica platonica, e castra il suo Figlio prediletto, privando il modello aristotelico del «motore immobile» (primus movens) della componente spirituale (eidetica).

Questo è il materialismo; per ottenere la dominazione della materia vivente dal basso verso l’alto, occorre eliminare alla radice le due possibili alternative: la filosofia politica del Padre e la filosofia politica del Figlio, entrambe incompatibili con la filosofia politica della Madre.

La modernità non è altro che la filosofia politica della Madre, del materialismo, della materia vivente, di ὕλη (hyle). Di conseguenza, tutti i processi ideologici e politico-filosofici fondamentali dell’era moderna si realizzano nell’ambito di questa filosofia politica della Madre. Tenendo conto dei risultati della storia politica e ideologica dell’era moderna, il liberalismo si è dimostrato essere il più vicino di tutti alla visione del mondo matriarcale, e la postmodernità politica rivela ancora più marcatamente questa struttura inizialmente femminile del liberalismo, poiché è attraverso di essa che la matrice stessa della modernità come filosofia politica della Madre si esprime in modo più chiaro e completo.

Pietra o uccello?

La Quarta Teoria Politica si presenta come un appello non a variazioni o combinazioni della filosofia politica moderna, ma a un radicale cambiamento di paradigma. Questo cambiamento può essere descritto negativamente come un rifiuto della filosofia politica della Madre nella sua base metafisica, cioè semplicemente come la liquidazione della modernità nel suo complesso.

L’inizio della modernità porta in sé già il significato, il contenuto e la logica della sua stessa fine. E l’inizio di tale nuova era non poteva portare ad altro che all’egemonia liberale contemporanea. Oggi, per poter uscire da questa strada, dobbiamo muoverci nella direzione opposta. In altre parole, non basta «non muoversi» nella direzione della modernizzazione; occorre porsi un obiettivo radicalmente diverso. Andare in un’altra direzione: non in avanti, ma all’indietro. Dopo tutto, alle nostre spalle vi è il Cielo. Ci troviamo in un processo discendente che, dalla filosofia politica del Padre passa attraverso la filosofia politica del Figlio e giunge, in fondo, alla filosofia politica della Terra.

Andare a destra o a sinistra è una scelta che ha senso quando ci si trova su di un piano saldamente orizzontale. Ma se siamo una pietra che è stata lanciata, allora stiamo precipitando, il nostro tempo è il tempo della caduta libera, della discesa, dell’Untergang. E solo se siamo uccelli possiamo scoprire che la caduta dal nido non è la caduta di una pietra ma di un pulcino, che attraverso una così dura prova impara a volare.

A questo punto si verifica una svolta radicale nella coscienza. Questo è l’inizio della Quarta Teoria Politica. Finché il pulcino, gettato fuori dal nido, non vola, non sa ancora se è una pietra o un uccello. Chi è abituato a cadere è incapace di muoversi «all’indietro» lungo l’unica traiettoria gravitazionale possibile (il movimento in direzione dell’abisso non è un movimento su di un piano, ma è una caduta).

Ne consegue che solo le «creature alate» possono accettare la Quarta Teoria Politica. Qui possiamo ricordare l’insegnamento di Platone su cosa sia l’essere umano. Dal punto di vista del filosofo greco, l’uomo è un essere alato che si trova nel suo corpo a causa di una caduta, come risultato di una determinata catastrofe che gli è accaduta. Il compito dell’uomo è allora quello di coltivare le ali per imparare a volare affinché la morte diventi per lui ciò che la fine dell’esistenza del bruco rappresenta per la farfalla, una festa di nascita/resurrezione. È ancora meglio «morire nella vita» e spiccare il volo verticalmente, ritornando alla nostra dimora celeste. Questo è il senso e lo scopo della Quarta Teoria Politica.

La Quarta Teoria Politica aspira a invertire radicalmente la logica della storia del mondo. E poiché questa storia è la storia di una caduta (movimento dall’alto verso il basso, dal Logos del Padre al Logos del Figlio e successivamente al Logos della Madre), la Quarta Teoria Politica rappresenta un’ascensione fondante. Non si tratta di conservatorismo (!). Per tornare «indietro» dobbiamo muoverci verso l’alto, là dove la macchina della modernità non può andare.

La modernità è simile a un carro funebre che discende da una montagna. Ma questo carro funebre non vola. Per cambiare veramente la situazione, è necessario riconsiderare radicalmente il nostro approccio verso tutte quelle cose che sono assolutamente evidenti sotto la dominazione della filosofia politica della Madre.

Il diavolo come una metafora, e non solo…

Non ci sono vere alternative nell’ambito della filosofia politica della Madre, e pertanto la prima ideologia politica (liberalismo) e le sue forme sub-ideologiche nel quadro del programma dissolvente della modernità costituiscono un destino già scritto.

Non si tratta di un incidente, di una deviazione o di un vicolo cieco. È un destino. È questo che veniva invocato sin dall’inizio. L’astuzia più importante del diavolo consiste nel persuaderci che Dio non esiste. Così, la gente pensa che se non vi è Dio, allora non c’è neanche il diavolo. E il diavolo risponde: «è vero, non ci sono nemmeno io.» Questo è il suo secondo trucco. Ma chi ci ispira tutto questo? Lo stesso diavolo.

Alla fine del processo di secolarizzazione caratterizzante la modernità – un satanismo temperato, sistematico e coerente – il diavolo ricompare. Ma questa volta senza Dio.

Inizialmente la modernità era l’ombra di Dio, ma in seguito non è stata né Dio né la sua ombra. Infine, non c’era più Dio ma un’ombra rimaneva. Corrispondentemente, la rivelazione del diavolo, la sua incarnazione e la sua manifestazione costituiscono l’essenza del passaggio dall’ultima fase della filosofia politica moderna alla filosofia politica della postmodernità. Il diavolo (l’Anticristo) diventa evidente, si rivela. Dal punto di vista della filosofia politica, possiamo considerarlo come una metafora (l’Anticristo come figura politico-filosofica). Da un punto di vista religioso, può benissimo essere interpretato letteralmente.

Allontanandosi dal diavolo pienamente rivelato della post-modernità, la Quarta Teoria Politica si propone di spiccare il volo/ascendere verso quei paradigmi scartati ed eliminati già nella prima fase della modernità.

In altre parole, non bisogna «rallentare», ma andare in una direzione diversa. La Quarta Teoria Politica scaturisce dall’uomo che dissente, nega e rifiuta l’attuale programma di evoluzione della storia politica, ed effettua una fredda e approfondita analisi semantica di tutti i precedenti momenti semantici della storia politica.

Senza questa analisi, tutto rimarrà sul piano delle emozioni, dei modelli reattivi, e si risolverebbe in appelli alle forme periferiche della modernità o alle sue fasi precedenti, inscritte generalmente nella «tendenza globale del conservatorismo».

Ecco dunque il punto più interessante: la Quarta Teoria Politica è contro-conservativa. Il conservatorismo, dopotutto, non è che l’aspirazione a muoversi nella stessa direzione, ma a velocità ridotta. La Quarta Teoria Politica non implica invece alcuna accelerazione o decelerazione, non pensa in questi termini. La Quarta Teoria Politica insiste sul fatto che l’intero percorso, dall’inizio alla fine, ha portato e porta al posto sbagliato…

Liberarsi dall’ipnosi della Madre

Una rottura radicale con l’ipnosi della filosofia politica della Madre è il primo atto fondamentale della Quarta Teoria Politica. Inoltre, sappiamo che le filosofie politiche del Padre e del Figlio esistono. Non si tratta di convenzioni. Nella storia, esse vantano numerosi esempi di effettiva realizzazione. Questi non sono sogni astratti o fantasie. Si tratta di sistemi politici che sono esistiti nel corso della storia umana e che parzialmente hanno conservato fino ad oggi la loro influenza nel mondo contemporaneo.

Quando respingiamo la filosofia politica della Madre, non cadiamo quindi nel nulla e nel caos. Abbiamo a disposizione ancora due modelli politico-filosofici piuttosto efficaci. Se non fossimo a conoscenza della filosofia politica del Padre e del Figlio, la discesa a valle lungo questo «fiume» potrebbe non rivelarsi così disgustosa e, forse, potremmo anche accettarla, nella totale assenza della possibilità di scegliere un percorso diverso che si sviluppa in un’altra direzione, nel caso in cui cioè all’infuori dell’orrore ci fosse il nulla.

O la modernità o il niente: questo vogliono farci credere i sostenitori della modernità e della postmodernità. Ma fortunatamente, sappiamo che esistono i paradigmi del Padre e del Figlio. Questa costituisce la seconda metà – positiva e creativa – del programma della Quarta Teoria Politica.

Il punto cruciale è che la Quarta Teoria Politica si basa sul fatto che la scelta del paradigma non si colloca nell’ambito delle tre ideologie politiche (tutte afferenti al Logos della Grande Madre), ma tra i tre Logoi delle filosofie politiche: la filosofia del Padre (platonismo), la filosofia del Figlio (aristotelismo) e la filosofia della Madre (materialismo). Si tratta di una scelta libera, in cui la modernità non è che una delle opzioni.

Le filosofie politiche del Padre e del Figlio (o la loro alleanza) sono l’oggetto di una libera scelta. Non un dato di fatto, ma un compito. E, a quanto pare, siamo finiti nella modernità proprio perché abbiamo dimenticato che la filosofia politica del Padre e la filosofia politica del Figlio devono essere riaffermate ogni volta, a ogni nuova generazione, a ogni nuovo essere umano. Li abbiamo invece dati per qualcosa di acquisito, di scontato.

Non appena anche un sistema politico orientato verticalmente diventa inerziale o viene considerato qualcosa di acquisito, comincia a cedere, crolla. Se, invece che come istituzione libera, consideriamo la verticalità monarchica, imperiale, tradizionale e castale come un dato di fatto, qualcosa di scontato, e non la affermiamo nuovamente ad ogni tappa, prima o poi cadremo nella «pattumiera» della modernità e della sua conclusione logica, la filosofia politica della Madre.

Il duplicato oscuro

Così, nella Quarta Teoria Politica si rivela oggi l’essenza della dignità politico-filosofica dell’essere umano come specie. La dignità di quell’umanità che attualmente, muovendosi con maggiore o minore velocità nella direzione della modernizzazione, dell’occidentalizzazione e del progresso come se nulla fosse accaduto, rappresenta il «duplicato oscuro» dell’umanità stessa; un’umanità che, scegliendo la libertà, sceglie la non-libertà e, pur avendo il diritto alla dignità, all’ascensione e all’eroismo, si getta nella schiavitù, nella miseria e al servizio della materia.

Fare ritorno alla filosofia politica del Padre o del Figlio è attualmente più difficile che mai. Ma è in questo preciso momento che tale scelta porta con sé tutta la pienezza del suo originario significato patriarcale-eroico. L’uomo si differenzia dal suo «duplicato oscuro» nella misura in cui è un essere filosofico capace di libera scelta, a cui viene conferita la libertà di scegliere la propria filosofia politica a livello paradigmatico (e non sulla base di ciò che «offre il menù»).

Si può quindi affermare che la Quarta Teoria Politica costituisce un invito alla restaurazione/ricostruzione delle filosofie politiche del Padre e del Figlio. Sappiamo che queste alternative esistono e possiamo sceglierle liberamente, dopo aver distrutto l’ipnosi della matrice delle tre ideologie moderne, l’ipnosi cioè della matrice della filosofia politica della Madre. La Quarta Teoria Politica è in definitiva la possibilità di scegliere una filosofia politica alternativa, al di là di ciò che ci viene offerto e presentato come esaustivo e completo. D’altronde, se in ciò v’è qualcosa di davvero completo, non può che trattarsi del completo assortimento delle tentazioni del diavolo.

Traduzione di Donato Mancuso

 

Note

[1] In questo e nei paragrafi successivi, l’autore utilizza i termini di Padre, Figlio e Madre con riferimento rispettivamente al Logos di Apollo, al Logos di Dioniso e al Logos di Cibele. Cfr. Aleksandr Dugin, Introduzione a Noomachìa. Lezione 1. Noologia: la disciplina filosofica delle strutture dell’intelletto, Geopolitica.ru, 27 maggio 2019: «Il Nous non può manifestarsi senza passare attraverso tre Logoi. Non c’è pensiero al di fuori dei tre Logoi. […] Il Logos apollineo rappresenta un’attitudine puramente patriarcale. Tutto si basa sulla lotta contro la morte, l’oscurità. Qual è l’universo di Apollo? Esso corrisponde all’idea che ogni cosa venga creata dall’alto verso il basso, che tutto proviene da un processo discendente. La filosofia platonica è la forma più perfetta per esprimere questo Logos apollineo. Ogni uomo è fatto di luce. Vi è una sorta di gerarchia all’interno della società basata su una linea verticale. Si tratta della visione della società platonica, europea, feudale, tradizionale. […] Gli exemplas sono nelle stelle, e tutto ciò con cui abbiamo a che fare è un riflesso, uno specchio fenomenologico di ciò che avviene tra le stelle. […] La scoperta del Logos di Dioniso costituisce una rivoluzione spirituale e metafisica perché presenta la possibilità di un mondo diverso, con una diversa simmetria e organizzazione, non basata sulla venerazione del trascendente. Nel mondo dionisiaco vediamo questa sacralità nell’immanente. […] Arriviamo al terzo Logos, al Logos di Cibele. Un terzo, nuovo Logos corrispondente ad un terzo, nuovo mondo. Creato non dall’alto verso il basso, né dal centro, ma dal basso verso l’alto. Una nuova simmetria. […] Vi è un tipo di filosofia dietro molto profonda e interessante. In questa non vi è affatto trascendenza, non c’è posto per il cielo. Il cielo è una sorta di riflesso della terra. Ogni forma di paradiso è un riflesso della materia stessa. Qui abbiamo a che fare con un’immanenza assolutamente materialistica, diversa dall’immanenza di Dioniso che al contrario è spiritualistica, dacché Dioniso è il centro tra spirito e materia, non dato dalla somma di questi due poli ma preesistente ad essi. […] In ottica apollinea, Cibele conduce la battaglia titanica delle forze ctoniche contro il cielo e il regno del Logos maschile di Apollo. Il Logos cibeliano è la creazione di un nuovo mondo che è titanico, ctonico e in un certo senso femminista, non perché ci sia uguaglianza tra uomo e donna – idea molto più dionisiaca – ma perché vi è l’assoluta dominazione della Madre su tutto il resto. […] Noi stiamo vivendo in un’escatologia cibeliana. Se mettiamo per un attimo da parte la nostra tradizione spirituale, culturale, religiosa, etica, e consideriamo la nostra visione scientifica, notiamo che si tratta di una visione puramente atomistica, materialistica, progressista e basata sulla simmetria dal basso verso l’alto. Cibele non appartiene solo ad epoche arcaiche, il Logos di Cibele è qualcosa con cui abbiamo a che fare ogni giorno. […] Stiamo vivendo l’attacco finale di Cibele, della Grande Madre risorta, con il femminismo, l’intelligenza artificiale, la globalizzazione, la democrazia, il liberalismo, e così via. Si tratta dell’attacco definitivo dei titani della società cibeliana al fine di purificare la Modernità dai resti della Tradizione, della cultura indoeuropea, in definitiva del Logos apollineo, instaurando il “governo mondiale” retto dei titani rappresentanti la Grande Madre.» https://www.geopolitica.ru/it/article/introduzione-noomachia-lezione-1-n... [NdT]