La contro-egemonia nella teoria del mondo multipolare [3]
Il “gramscianesimo di destra”: la revisione di Alain de Benoist
Negli anni Ottanta, il rappresentante francese della “Nuova Destra” (Nouvelle Droite), Alain de Benoist, ha rivolto l’attenzione alle idee di Gramsci dal punto di vista della loro capacità metodologica[xii]. Proprio come Gramsci, de Benoist ha rivelato la centralità della metapolitica come area speciale di attività intellettuale che prepara (sotto forma di “rivoluzione passiva”) ulteriori cambiamenti politici ed economici. Il successo della “Nuova Sinistra” in Francia, e in Europa in generale, non fa che confermare l’efficacia di questo approccio.
A differenza della maggior parte degli intellettuali francesi della seconda metà del XX secolo, Alain de Benoist non era un sostenitore del marxismo, fatto che ha isolato la sua posizione. Tuttavia, de Benoist costruì la sua filosofia politica su un radicale rifiuto dei valori liberali e borghesi, sulla negazione del capitalismo, dell’individualismo e del modernismo, nonché sul rifiuto dell’atlantismo geopolitico e dell’eurocentrismo occidentale. Inoltre, ha contrapposto “Europa” e “Occidente” come due concetti antagonisti. Per de Benoist, l’Europa è il campo di applicazione di uno speciale Logos culturale tramandato dai Greci, che combina intensamente la ricchezza delle tradizioni celtiche, germaniche, latine, slave e di altre tradizioni europee. L'”Occidente”, invece, equivale alla civiltà meccanicista, materialista e razionalista, basata sul predominio della tecnologia sugli altri ambiti. Alain de Benoist, come Oswald Spengler, intende l'”Occidente” come il “declino dell’Europa” e, insieme a Nietzsche e Heidegger, è convinto della necessità di superare la modernità come nichilismo e “abbandono dell’Essere nel mondo” (Seinsverlassenheit). In questo senso, l'”Occidente” è identico al liberalismo, al capitalismo e alla società borghese contro cui la Nuova Destra si sforzava di combattere. Allo stesso tempo, pur non essendo materialisti, la Nuova Destra era d’accordo con il significato chiave assegnato da Gramsci e dai suoi seguaci alla “società civile”. Ad esempio, Alain de Benoist giunse alla conclusione che il fenomeno che Gramsci chiamava “egemonia” è un insieme di strategie, atteggiamenti e valori che egli considerava “male puro”. Questo ha portato alla proclamazione del principio del “gramscianesimo di destra”.
Questo gramscianesimo “di destra” significa riconoscere l’autonomia della “società civile” come intesa da Gramsci e identificare il fenomeno dell’egemonia in questa sfera e la scelta personale della propria posizione ideologica sul lato opposto all’egemonia. Alain de Benoist ha pubblicato un’opera programmatica intitolata Europa e Terzo Mondo – Una stessa battaglia[xiii] che si basa interamente sul parallelismo tra la lotta dei popoli del Terzo Mondo contro il neocolonialismo borghese e la volontà delle nazioni europee di liberarsi dalla dittatura della società borghese di mercato e dalla morale e prassi dei commercianti, per sostituire tale sistema con un’etica eroica[xiv] (Werner Sombart).
L’importanza cruciale di questo “gramscianesimo di destra” per la TMW è che tale comprensione dell'”egemonia” permette di trascendere il discorso marxista e di sinistra e di rifiutare l’ordine borghese alla base (l’economia) e alla sovrastruttura (la politica e la società civile) non dopo che l’egemonia è diventata un fattore planetario e globale totale, ma nonostante essa. Da qui la sfumatura estremamente importante e carica di significato del titolo della seconda opera programmatica di de Benoist, Contro il liberalismo[xv], che si contrappone a Dopo il liberalismo[xvi] del neomarxista Immanuel Wallerstein. Per de Benoist, non si può contare sul “dopo”. In ogni caso, non bisogna permettere che il liberalismo diventi un fatto compiuto. Il liberalismo deve essere contrastato qui e ora e deve essere combattuto da qualsiasi posizione in qualsiasi punto del mondo. L’egemonia attacca su scala planetaria e trova i suoi portatori sia nelle società borghesi sviluppate sia in quelle in cui il capitalismo non si è ancora affermato definitivamente. Pertanto, la contro-egemonia dovrebbe essere percepita come qualcosa che va al di là delle restrizioni ideologiche settarie; se vogliamo creare un blocco contro-egemonico, allora esso deve includere tutte le forze antiborghesi e anticapitaliste, siano esse di sinistra, di destra o senza alcun tipo di classificazione definitiva (lo stesso Alain de Benoist ha costantemente sottolineato che la divisione tra “sinistra” e “destra” non solo è superata, ma non corrisponde nemmeno alla reale scelta di posizione – oggi ciò che è significativamente più importante è se si agisce per o contro l’egemonia).
Il gramscianesimo di destra di Alain de Benoist ci riporta al Manifesto comunista di Marx ed Engels, nonostante il loro appello piuttosto esclusivo e dogmatico alla formazione di un’Alleanza rivoluzionaria globale senza “compagni di viaggio”. Al contrario, si tratta di un’alleanza che unisce tutti gli oppositori del capitalismo e dell’egemonia e tutti coloro che sono essenzialmente contrari a questa forza. Non è quindi importante quale sia l’alternativa positiva, poiché in questa situazione è più urgente la presenza di un nemico comune. Altrimenti, secondo la Nuova Destra (che di fatto rifiuta di chiamarsi “destra”, l’etichetta che è stata data al suo movimento dai suoi avversari), l’egemonia sarà in grado di dividere i suoi avversari su basi artificiali e di metterli l’uno contro l’altro allo scopo di trattare con successo ognuno separatamente.
La contro-egemonia nella teoria del mondo multipolare [1]
La contro-egemonia nella teoria del mondo multipolare [2]
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini