Italia, Unione Europea e la caduta dell'Impero Romano

07.12.2018
La dirigenza dell'Unione Europea sta cercando di contenere una crisi che si sta sviluppando a velocità crescente: questa sfida comprende l'ascesa di Stati contumaci (vale a dire Regno Unito, Polonia, Ungheria ed Italia) o di "blocchi culturali" storici e provocatori (cioè la Catalogna) - tutti sono esplicitamente disincantati dalla nozione di una convergenza forzata verso un “ordine” uniforme amministrato dalla UE, con le sue austere “discipline” monetarie. Rifiutano persino l'affermazione della UE di essere, in qualche modo, una parte di un più grande ordine di valori morali di civiltà.
 
Se, nell'era postbellica, la UE rappresentava un tentativo di sfuggire all'egemonia anglo-americana, questi nuovi e provocatori blocchi di “rinascita culturale” che cercano di situarsi come “spazi” interdipendenti e sovrani sono, a loro volta, un tentare di sfuggire a un altro tipo di egemonia: quella di una “uniformità” amministrativa dell'Unione Europea.
 
Per uscire da questo particolare ordine europeo (che in origine si sperava, sarebbe diverso dall’impero anglo-americano), la UE è stata tuttavia costretta a basarsi sul costrutto archetipico di “libertà” di quest'ultimo come giustificazione dell'impero (ora trasformata nelle “quattro libertà” dell'Unione europea) su cui sono state appese le “uniformità” rigorose dell'UE (“la parità di condizioni”, la regolamentazione in tutti gli aspetti della vita, l'armonizzazione fiscale e economica). Il “progetto” europeo è stato visto, per così dire, come qualcosa che svuota distinti e antichi “modi di essere”.
 
Infatti, proprio il fatto di essere cercate, a diversi livelli e in distinte regioni geografiche culturali, queste assunzioni indicano che l'egemonia della UE si è già indebolita al punto che potrebbe non essere in grado di ostacolare completamente l'emergere di questa nuova ondata. Ciò che è in gioco proprio per la UE è se riuscirà a rallentare e frenare in ogni modo l'emergere di questo processo di ri-sovranizzazione culturale che, ovviamente, minaccia di frammentare la “solidarietà” promessa dall’Unione e frammentare la sua matrice di unione doganale perfettamente regolata e area commerciale comune.
 
È stato Carl Schmitt, filosofo politico, ad avvertire con forza contro la possibilità di quello che ha definito un acceleratore negativo katechonico [1]. Ciò sembrerebbe applicarsi - esattamente - alla situazione in cui si trova attualmente l'Unione Europea. Questa era una nozione, sostenuta dagli antichi, che gli eventi storici hanno spesso una dimensione opposta “dietro le quinte” - vale a dire che alcuni determinati “intento” o azioni (per esempio, l'UE), possono finire per accelerare proprio quei processi che erano destinato a rallentare o a bloccare. Per Schmitt, questo ha spiegato il paradosso attraverso il quale una “azione di frenata” (come quella intrapresa dall'UE) potrebbe in realtà rovesciarsi, in un'accelerazione indesiderata degli stessi processi a cui l'UE intende opporsi. Schmitt ha definito questo effetto “involontario”, poiché ha prodotto effetti contrari all'intenzione originale. Per gli antichi, ciò semplicemente ricordava loro che noi umani spesso siamo solo gli oggetti della Storia, piuttosto che i suoi soggetti causali.
 
È possibile che l' “azione frenante” imposta alla Grecia, alla Gran Bretagna, all'Ungheria - ed ora all'Italia - possa scivolare precisamente verso il Katechon di Schmitt. L'Italia è rimasta nel limbo economico per decenni: il suo nuovo governo si sente obbligato ad alleviare, in qualche modo, lo stress economico accumulato degli anni passati e a cercare di ri-accendere la crescita. Ma lo Stato ha un alto livello di indebitamento rispetto al PIL e l’Unione Europea insiste che l'Italia deve sopportare le conseguenze: deve obbedire alle “regole”.
 
Il professor Michael Hudson (in un nuovo libro [2]) spiega come l' “azione frenante” della UE nei confronti del debito italiano rappresenti un certo filone europeo di rigidità psichica che ignora completamente l'esperienza storica e può risultare precisamente nel Katechon: il contrario di ciò che è inteso. Intervistato da John Siman, Hudson afferma [3]:
 
“Nelle antiche società mesopotamiche, si capiva che la libertà era preservata proteggendo i debitori. Un modello correttivo realmente esistito e prosperato nel funzionamento economico delle società mesopotamiche, durante il terzo e secondo millennio A.C. Si può definire l'amnistia "Tabula Rasa" ... consisteva nella necessaria e periodica cancellazione dei debiti dei piccoli agricoltori - necessaria perché tali agricoltori, in qualsiasi società in cui si calcolano gli interessi sui prestiti, sono inevitabilmente soggetti ad essere impoveriti, quindi privati ​​della loro proprietà e infine ridotto a servitù ... dai loro creditori. 
 
[Ed era anche necessaria, essendo] una costante dinamica della Storia la spinta delle élite finanziarie a centralizzare il controllo nelle proprie mani e a gestire l'economia in modo predatorio ed estrattivo. La loro apparente libertà [viene] a spese dell'autorità governativa e dell'economia in generale. In quanto tale, [si pone] come l'opposto della libertà - come concepito in epoca sumera ...
 
Quindi era inevitabile [nei secoli successivi], che nella Storia greca e romana, un numero crescente di piccoli agricoltori divenissero irrimediabilmente indebitati e perdessero la loro terra. Allo stesso modo era inevitabile che i loro creditori accumulassero enormi possedimenti terrieri e si trasformassero in oligarchie parassitarie. Questa innata tendenza alla polarizzazione sociale - derivante dal non perdonare del debito - è la maledizione originale e incurabile del nostro ottavo secolo dopo Cristo. Civiltà occidentale, il peccato originale che non può essere lavato via o asportato.
 
Hudson sostiene che il lungo declino e la caduta di Roma comincia, non come aveva fatto Gibbon con la morte di Marco Aurelio, ma quattro secoli prima, in seguito alla devastazione di Annibale nelle campagne italiane durante la Seconda Guerra Punica (218-201 a.C.). Dopo quella guerra, i piccoli agricoltori dell'Italia non recuperarono mai più la loro terra, che fu sistematicamente inghiottita dalla prædia, i grandi possedimenti oligarchici, come osservava Plinio il Vecchio. [Certo, oggi sono le piccole e medie imprese italiane che vengono inghiottite da società oligarchiche e paneuropee.]
 
Ma tra gli studiosi moderni, come sottolinea Hudson, “Arnold Toynbee è quasi il solo a enfatizzare il ruolo del debito nella concentrazione della ricchezza e della proprietà della proprietà” (p. XVIII) - e quindi nello spiegare il declino dell'impero romano...
 
“Le società mesopotamiche non erano interessate all'uguaglianza”, ha detto al suo intervistatore, “ma erano civilizzate. E possedevano la sofisticazione finanziaria per capire che, dal momento che gli interessi sui prestiti aumentano esponenzialmente mentre la crescita economica nel migliore dei casi segue una curva a S, ciò significa che i debitori, se non protetti da un'autorità centrale, sarebbero finiti per diventare servitori permanenti dei loro creditori. Quindi i re mesopotamici riscattavano regolarmente i debitori che erano stati schiacciati dai loro debiti. Sapevano che avevano bisogno di farlo. Ancora e ancora, secolo dopo secolo, proclamavano l'amnistia “Tabula Rasa”.”
 
La UE ha punito la Grecia per la sua dissolutezza e punisce l'Italia perché ostacola le regole fiscali dell'UE. L'Unione Europea sta palesando ciò che Schmitt ha definito una “azione di rottura”, per mantenere la propria egemonia.
 
Questo è comunque un caso in cui l'Unione europea vede la pagliuzza) negli occhi dell'Italia, ignorando la trave ai suoi occhi. Lakshman Achuthan dell'Istituto di Ricerca sul Siclo Economico scrive [4]:
 
"Il debito combinato di Stati Uniti, Eurozona, Giappone e Cina è aumentato di oltre dieci volte il loro PIL combinato, nell'ultimo anno. È straordinario che l'economia globale - rallentando in sincrono, nonostante l'aumento del debito - si trovi in una situazione che ricorda l'effetto della Regina Rossa. Come dice la Regina Rossa ad Alice nell’opera Attraverso lo Specchio di Lewis Carroll, " Qui, vedi, devi correre più che puoi, per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte devi correre almeno il doppio!".
 
 
Ma questo - correre più velocemente, assumendo più debito - può solo, alla fine, essere risolto con un grosso default (o gonfiando via il debito). Guardate gli Stati Uniti: il loro PIL cresce del 2,5%; il debito federale statunitense è al 105% del PIL; il Tesoro degli Stati Uniti spende 1,5 miliardi di dollari di interessi al giorno e il debito cresce al 5-6% del PIL. Non è sostenibile.
 
Le richieste della Grecia e dell'Italia per l'alleggerimento del debito possono essere considerate da alcuni come una richiesta speciale, sulla scia della passata cattiva gestione economica; ma le richieste sumere e babilonesi non erano basate su tali considerazioni – ma piuttosto, ci dice Hudson, su una tradizione conservatrice fondata su rituali di rinnovamento del cosmo e delle sue periodicità. L'idea mesopotamica di riforma non aveva “nozione” di ciò che chiameremmo “progresso sociale”. Invece, le misure che il re aveva istituito con il suo "giubileo" del debito erano misure intese a ripristinare uno sfondo, l'ordine sottostante nella società o la maat. “Le regole del gioco non erano state cambiate, ma a tutti era stata distribuita una nuova mano di carte”.
 
Hudson fa notare che “Greci e Romani hanno sostituito l'idea ciclica di tempo e di rinnovamento della società, con quella di tempo lineare” [con convergenza verso una “Fine del tempo”]: “La polarizzazione economica è diventata irreversibile, non solo temporanea” - come si è persa l'idea di rinnovamento. Hudson avrebbe potuto aggiungere che tempo lineare e perdita dell'imperativo di smembramento e rinnovamento hanno svolto un ruolo importante nel sostenere tutti i progetti universalisti dell'Europa di un itinerario lineare verso la trasformazione umana (o, Utopismo).
 
Questa è la contraddizione essenziale: quell'ineluttabile divaricazione economica e polarizzazione sta trasformando l'Europa in un continente lacerato da una contraddizione interna irrisolta. Da un lato, castiga l'Italia per i suoi debiti e dall'altro è stata la BCE che ha perseguito la “repressione” dei tassi di interesse in zona negativa ed ha monetizzato il debito con l'equivalenza di un terzo della produzione globale dell'Europa. In che modo l'UE non può aspettarsi che banche e imprese non si carichino del debito “positivo”? Come non ci si poteva aspettare che le banche non avrebbero gonfiato i loro bilanci con il “debito gratuito” al punto di diventare “troppo grandi per fallire”?
 
L'esplosione globale del debito è un macro problema che trascende enormemente il microcosmo dell'Italia. Come l'antico impero romano, l'Unione Europea si è atrofizzata nel suo “ordine” per diventare un ostacolo al cambiamento e, senza alternative se non aderire strettamente ad una “azione frenante” che alla fine produrrà degli effetti completamente in disaccordo con l'intento originale (cioè un Katechon involontario, negativo).
 
 
 
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Articolo originale di Alastair Crooke:
Ripostato da Geopolitica.ru:
Traduzione italiana di Costantino Ceoldo – Pravda freelance