ITALIA: la proposta del M5S di tornare al proporzionale spiazza Renzi

23.09.2016
Sarà probabilmente il 27 novembre la data del Referendum sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi. Manca solo l'ufficializzazione

Secondo quanto riportato oggi da varie agenzie di stampa italiane, il Referendum sulla riforma costituzionale realizzata su proposta del governo di Matteo Renzi e, in particolare, del Ministro Maria Elena Boschi, avrà luogo il 27 novembre.

Oramai l’attenzione politica in Italia è sempre più concentrata su questo appuntamento. Anche all’estero si segue con accanito interesse la vicenda, ma la percezione che si ha degli effetti che potrebbero determinarsi con il voto referendario, variano a secondo che la si osservi dall’interno o dall’esterno dei confini italiani.

Per gli osservatori stranieri la vittoria del Sì viene vista come garanzia del processo di “riforme” in atto nel paese. A Roma invece si ritiene che il futuro politico di Matteo Renzi possa dipendere dall’esito del voto referendario.

Proprio Renzi, in queste ultime settimane, ed anche ieri in un’intervista concessa al giornalista Marco Travaglio su La7, ha cercato in ogni modo di “spersonalizzare” la battaglia referendaria, arrivando perfino ad ammettere di aver commesso un errore nei mesi scorsi, allorchè annunciò di voler legare il destino del suo esecutivo alla vittoria del Sì.

Volente o nolente, però, Renzi sa bene che qualora i cittadini italiani non approvassero la riforma costituzionale, la sua posizione uscirebbe fortemente indebolita, se non compromessa. Nel consesso internazionale andrebbe definitivamente a monte la sua narrazione secondo cui la sua rampante forma di comunicazione politica, sebbene rude e molto demagogica, è l’unico argine possibile al trionfo del populismo in Italia.

Personalità politiche dalla notevole esperienza internazionale, come l’arcinemico Massimo D’Alema, comprendono molto bene quanto la reputazione fuori dai confini di casa possa influire e dunque incalzano l’ex sindaco fiorentino senza dargli tregua.

Sul fronte del No, accanto alla minoranza del Partito Democratico guidata da Bersani, si profila un asse Lega-Forza Italia-M5S. Un alleanza eccessivamente multiforme, che non può costituire un’alternativa politica credibile per un eventuale dopo-Renzi. Tra l’altro, non è chiaro ancora quanto il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, vorrà davvero impegnarsi nella battaglia per il No. Non è affatto detto, peraltro, che Berlusconi desideri veder rotolare la testa di Renzi in questa fase.

Eppure, la proposta improvvisa del Movimento Cinque Stelle, in merito alla legge elettorale, di un ritorno al vecchio proporzionale, potrebbe aprire scenari completamente nuovi e saldare il fronte del No. Sono in molti, tra parlamentari ed amministratori locali dell’area del centrodestra, che ritengono che un ritorno al vecchio proporzionale, modello Prima Repubblica, potrebbe essere l’unica via per salvarsi dalla tenaglia Pd-M5S alle prossime elezioni politiche.

Non a caso, Renzi, fiutando l’aria, ha subito contrattaccato parlando di “inciucio” e di “vecchia politica”. E’ segno che la novità lo preoccupa.

Fino ad oggi, il miglior alleato di Renzi è stata la mancanza di un’alternativa alla sua leadership, ma i sistemi elettorali proporzionali hanno il grande pregio (o difetto, a seconda dei punti di vista) di dare al carisma dei singoli personaggi una rilevanza politica decisamente inferiore rispetto ai modelli maggioritari.