Iran vuole attaccare il terrorismo filo-saudita

20.04.2016

L’Iran è tornato protagonista della geopolitica mondiale, e questa non è una novità.  Ma promettere interventi unilaterali nei Paesi confinanti è una prova della sicumera che Teheran si sente in grado di sfoggiare.

La Repubblica islamica ha fatto sapere di essere pronta ad attaccare i terroristi che si trovino in altri Paesi, in una fascia di 40 chilometri entro la frontiera.

La misura annunciata da Teheran si applica tanto ai confini ad oriente, con il Pakistan e l’Afghanistan, quanto ad occidente, con l’Iraq. Tuttavia le attenzioni degli iraniani sembrano rivolte proprio ai terroristi che si nascondono nelle montagne del Pakistan.

Non è un caso, infatti, se diversi quotidiani nazionali hanno puntato il dito contro l’Arabia Saudita, accusata di armare gruppi di insorti in territorio pachistano, che potrebbero operare anche oltre il confine, all’interno dell’Iran.

Le frizioni arabo-iraniane, d’altronde, si stanno costituendo in un’escalation almeno da quando, in gennaio, le rappresentanze diplomatiche saudite in Iran erano state assaltate da una folla inferocita per l’esecuzione dell’imam sciita Nimr al-Nimr, contro cui avevano parlato anche l’ayatollah Ali Khamenei e il ministero degli Esteri.

Più recentemente anche il vertice di Doha sul congelamento della produzione di petrolio, nel tentativo di contrastare il crollo del prezzo del greggio, è fallito proprio per le tensioni arabo-iraniane, con Teheran arroccata nel rifiuto di porre un freno alla produzione, come invece auspicato dai Paesi arabi.

Complice il boom dello shale oil statunitense, Riyad ha patito le conseguenze della fine delle sanzioni all’Iran, che ha provocato l’immissione nel mercato di uno storico attore determinato a riguadagnarsi la propria fetta di entrate.

Tuttavia Riyad non è l’unica capitale araba in rotta di collisione con Teheran: la Giordania ha richiamato oggi l’ambasciatore in Iran, per “interferenze inaccettabili negli affari interni dei Paesi vicini, in particolare quelli del Golfo”.

La tradizionale rivalità fra arabi e iraniani, che si innesta sul dualismo sciiti-sunniti, si gioca ad altissimi livelli nei più importanti conflitti che insanguinano il mondo arabo: in Yemen come in Siria Teheran e Riyad si trovano sui fronti opposti della barricata, incalzati da russi e statunitensi. Che tornano a farsi – come da tradizione – la guerra per procura.

In questo scenario già di per sé piuttosto intricato Arabia ed Iran provano a destreggiarsi in un equilibrismo geopolitico di giorno in giorno più arduo.