Il Soggetto Radicale e la spiritualità della Spada

09.12.2022

La Spada è l’archetipo dell’Anima guerriera

Ogni tipologia umana ha un’essenza e un archetipo impressi nell’anima. La Spada è essenza ed archetipo dell’Anima guerriera. In qualsiasi modo noi la teniamo in mano o la posizioniamo, la Spada si slancia sempre al di fuori di sé con la terribile lucentezza del suo acciaio o con la sorda aggressività della sua brunitura. Questo proiettarsi all’esterno, al di fuori del proprio centro pur mantenendo l’opportuna stabilità ed incolumità, rappresenta la caratteristica principale che nelle ere storiche e nei secoli ha caratterizzato l’anima guerriera. L’anima sacerdotale intercede e offre, l’anima contadina semina e raccoglie, l’anima artigiana crea e produce, l’anima guerriera difende e combatte. Mentre la traiettoria spirituale del sacerdote è verticale (fede) ed orizzontale (carità), quella dei contadini e degli artigiani è orizzontale (distribuzione), la traiettoria spirituale dell’anima guerriera è – come la punta della spada in usum – verso tutte le direzioni della Rosa dei Venti e verso tutti i punti dello Zodiaco e della volta celeste, quale oblazione permanente per la difesa dell’Ecclesia, del Popolo e della Terra dei Padri contro le aggressioni dei nemici. Per questi motivi di spazialità siderale, le anime guerriere possono essere equiparate ad una legione di Angeli in versione terrena appartenenti anch’essi al “Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabaoth”, il Dio degli Eserciti, “eserciti” qui intesi come le schiere celesti, le milizie angeliche.

Difendere e combattere sono la fisiologia propria dell’anima guerriera, paragonabile alla fisiologia della respirazione. Inspiro per difendere, mettendo alle mie spalle con senso di protezione la gens, l’Urbe e la Vaterland; espiro per combattere con aggressività ed annientare gli stessi aggressori che minano l’incolumità della Patria. L’espirazione (fase espiratoria), come la Spada sono una ascesi, una disciplina interiore che presuppongono attenzione e abbandono. Nella Via della Spada nipponica, viene insegnato che nel duello il samurai non deve essere concentrato su un solo punto, ma deve avere una attenzione totale sul “tutto” attraverso una pratica de-concentrativa; se mi concentro su un punto perdo gli altri novantanove e vengo sicuramente ucciso, quindi devo aver una attenzione globale, impersonale e de-concentrata applicando la respirazione zen nella sua fase espiratoria durante l’osservazione del nemico che mi è di fronte. La Via della Spada giapponese insegna inoltre che nel combattimento col nemico devo muovermi insieme con lui in una sorta di simbiosi danzante e di abbandono, solo così infatti sarò in grado di anticipare le sue mosse, di neutralizzarle e di ucciderlo.

Quindi, anche nell’ascesi personale, ossia nella Via della Spada interiore, il guerriero dello spirito deve osservare con attenzione le passioni che lo aggrediscono dall’esterno respingendole con la spada dell’invocazione del nome Divino e usando l’espirazione aggressiva dell’urlo di guerra. Mentre, per quanto riguarda l’aggressione interna dei propri vizi capitali, il guerriero dello spirito deve usare la spada della volontà per spezzarli nonché la fase espiratoria, ossia la fuoriuscita dell’aria dalle narici, per praticare l’abbandono al Divino come il Logos incarnato nel suo urlo guerriero finale, che ora come Risorto combatte insieme a lui e per lui al fine di donargli vittoria: «Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù gridando a gran voce disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò». (Vangelo di Luca 23,46)

“Gettare il cuore oltre l’ostacolo” è stato uno dei motti che hanno caratterizzato l’Arma di Cavalleria italiana, come espressione cruenta della sua essenza guerriera. Questo spirito di oblazione totale, questa mozione verso il sacrificio estremo cruento o incruento, non solo gettando il cuore quindi la fisicità e la vita, ma addirittura la propria anima per il raggiungimento della Civiltà multipolare, per il ritorno dell’Ordine divino, è ciò che caratterizza e che deve caratterizzare il Soggetto radicale. Solo la nascita dal Chàos edificatore del Kosmos e, inoltre, soltanto la discesa e la permanenza negli inferi soggettivi e oggettivi del Postmoderno, donano al Soggetto radicale quella forza metafisica e, soprattutto, quella potenza spirituale che gli permettono di essere plasmato dalla energia del Divino quale invincibile e bellicoso combattente o meglio sradicatore ontologico della presenza satanica nel mondo. Non risparmiarsi per il Bene della Causa, vivere fianco a fianco dell’Angelo della Morte per sradicare in sé stesso e nel mondo il male, scegliere una vita di frontiera al di fuori delle luci della ribalta, operare il passaggio al bosco aiutando ad edificare fattivamente le comunità organiche di destino coi propri consimili, combattere a 360 gradi la guerra metapolitica secondo le proprie forze e i doni ricevuti dall’Alto: questi sono il minimo comune denominatore e gli elementi di base della Via della Spada, che devono caratterizzare la vita e l’azione di un autentico Soggetto radicale.

La Spada è simbolo della Grande Guerra Santa

Bisogna quindi mettersi alla scuola del Duello per imparare ad usare la propria Spada interiore, che prima di essere rivolta ai nemici va rivolta contro sé stessi, in una sorta di seppuku o harakiri spirituale, perché è solo sventrando la propria anima che fuoriesce l’essenza della vera conoscenza, della saggezza e dell’implacabile tenacia nella lotta contro il male che domina il mondo. L’insegnamento geopolitico di Aleksandr Dugin vale anche per questa lotta interiore. Infatti il Sea Power, l’anticiviltà satanica del mare, la società liquida che ha i suoi agenti interni nei nostri vizi capitali, cercherà sempre di dominare e di impossessarsi definitivamente della Heartland ossia della presenza del Divino in noi per distruggerla e insediarsi al suo posto. Per questo il Soggetto radicale dovrà necessariamente vivere una cruentissima lotta interiore nell’inferno dell’anima, affinché la solida sua Terra del cuore possa definitivamente sconfiggere la liquida potenza del Mare, fino al punto in cui egli possa esclamare con l’urlo della vittoria: “Carthago delenda est!”.

La necessità di questa Grande Guerra Santa è inderogabile, come pure risulta imprescindibile l’arte di apprendere ad usare la Spada interiore. Il cuore di questa lotta è quello di non ascoltare i perché della ragione la quale posta in sofferenza, in mille casi con i suoi ragionamenti, mostrerà l’apparente irrazionalità di una lotta interiore che invece è fondata proprio sul realismo e sulla realtà univoca di fede e di ragione: il ridimensionamento dell’ego alla luce del Sé, la morte del demoniaco e la vittoria del Divino, la distruzione dell’uomo liberale come uomo della corruzione e l’affermazione del Soggetto radicale come Uomo della Tradizione. A tal proposito, bisogna sempre ricordarsi che “la mente, mente!” e che la strada sicura per vincere questa lotta è il dono di una forte intuizione illuminata dalla voce e dalla sapienza del Divino, capace di recidere i pensieri e i ragionamenti negativi e accomodanti fin dal loro sorgere.

L’Arte della Spada interiore consiste principalmente – ma non solo – in quanto qui di seguito esposto. Bisogna esercitare in sommo grado e contro ogni lamentela della propria natura corrotta la lotta contro i 7 vizi capitali, attraverso la generosa pratica delle 7 virtù contrarie con l’aiuto del Divino che non deve mai mancare e che può farci conseguire la vittoria definitiva nella Grande Guerra Santa:

  1. Praticare l’umiltà per estirpare orgoglio, con le sue emanazioni di superbia e vanagloria, perché l’umiltà ci libera dal primeggiare e ci dà ali d’aquila per volare liberi.
  2. Esercitare la benevolenza per sradicare l’invidia, perché la benevolenza ci libera dalla tristezza e ci rende gioiosi e ilari.
  3. Realizzare la tranquillità per divellere l’ira, perché la tranquillità ci libera dall’aggressività e ci rende sereni.
  4. Conseguire la generosità per uccidere l’avarizia, perché la generosità ci libera dall’avidità e ci apre il cuore.
  5. Conquistare l’operosità per stroncare la pigrizia, perché l’operosità ci libera dalla svogliatezza e ci dona felicità e senso di realizzazione personale.
  6. Raggiungere la sobrietà per moderare la gola, perché la sobrietà ci libera dall’ingordigia e ci dona l’equilibrio dei sensi.
  7. Addestrarsi alla purezza per abbattere la lussuria, perché la purezza ci libera dalla libidine e ci dona il corretto controllo della propria sessualità.

La Spada è la Via del Soggetto radicale

La Via, il DO, la vocazione, la missione del Soggetto radicale è la Via della Spada. Essa è una Via di Luce, una via verso la luce del Divino che passa attraverso le tenebre mostruose, ad intra della propria natura corrotta, ad extra della liquefazione del transumanesimo postmoderno. Come insegna Corneliu Zelea Codreanu, caposaldo irrinunciabile di ispirazione di ogni vero Soggetto radicale: “Ama la trincea, disprezza il salotto!”, deve essere il punto di partenza e una ferma convinzione di stile di vita personale, per non tentennare con i continui miraggi del consumismo e della dolce vita postmoderni. Tuttavia, la lotta quotidiana del Soggetto radicale va oltre la trincea e, come l’icona di San Giorgio cavaliere, è sempre di fronte alla bocca del drago, del leviathan, ai suoi miasmi, ai suoi fetori, al suo alito di fuoco e alle sue schiere, non solo per resistergli in faccia ma anche per ferirlo con la rettitudine sovrumana del suo comportamento e con la crudeltà del suo radicalismo sterminatore.

In questo tipo di esistenza costantemente vissuta sul limes della metapolitica d’assalto, il Soggetto radicale deve rodare e crescere nella più rigorosa apatheia, nella più rude impassibilità, nella più granitica imperturbabilità. Il fine ultimo in itinere del Soggetto radicale che pratica la Via della Spada, deve essere solo la lotta apocalittica e il proseguimento di questa titanica lotta. Egli, nell’indifferenza più totale, non deve compiacersi nelle vittorie come non deve rattristarsi nelle sconfitte ma deve solo continuare la battaglia per il Bene della Causa. Il Soggetto radicale è nato e vive solo per continuare a combattere fino alla Vittoria finale, da piazza a piazza, da barricata a barricata, da fronte a fronte, da trincea a trincea. Come un panzer che non ha anima propria ma è guidato dalla maestria di un carrista esperto, così il Soggetto radicale privo ormai di volontà propria, sarà guidato esclusivamente dal Divino, dallo Spirito di Dio che albergherà nella sua anima non per possessione ma per libero e condiviso amore, rendendolo così un invincibile guerriero igneo custode del fuoco della Tradizione.

La Via della Spada è quindi il destino delle vite eroiche e la vita del Soggetto radicale è una esistenza eroica vissuta al sommo grado. Un solo immenso, infinito, celeste e angelico piacere vivifica e deve vivacizzare le profondità dell’anima del Soggetto radicale, quale substrato emotivo costante della sua weltanschauung. Parliamo qui di un piacere guerriero o meglio guerrafondaio, di un piacere che mette il suo cuore marziale nella pace e nella sicurezza di essere guidato dal Divino e di essere suo strumento consapevole e libero. Un piacere che è guida nella continuità dell’azione e nei momenti del riposo, un piacere che tormenta nelle veglie e angustia nelle attese. Un piacere che mette in fibrillazione le fibre più nascoste e più intime dell’anima, un piacere che è la quintessenza dell’anima guerriera e del Soggetto radicale. È il piacere sommo del “Gusto per la Lotta” … significato ultimo dell’essenza della Via della Spada.

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