IL SOGGETTO RADICALE ALLA PROVA DEL POSTMODERNO
Secondo Nietzsche, il superuomo è «vincitore di Dio e del nulla». Perché parliamo di questa figura, estranea al nostro ambiente tradizionalista? L’idea di superuomo introduce nel quadro della dissoluzione del soggetto una dimensione nuova, assente nell’antropologia e nella metafisica tradizionali. Da un punto di vista tradizionale, la degradazione del mondo è intesa come un processo puramente negativo, verso il «basso». Quando raggiunge l’apice, si apre un nuovo ciclo. Ma nell’idea di superuomo emerge qualcos’altro: egli è, infatti, il vincitore di Dio, colui che rinuncia all’apertura dell’Uovo del Mondo dall’alto.
Si potrebbe vedere in lui un personaggio distruttivo, nemico dell’Essere e del sacro. Sennonché, al tempo stesso, il superuomo è il vincitore del nulla. Ma come può esserlo chi, avendo ucciso Dio, ha permesso l’irruzione del nulla che, secondo ogni logica, dovrebbe distruggere l’uomo? Dal punto di vista tradizionalista, infatti, la situazione è proprio questa: nel postmoderno il nulla sconfigge irreversibilmente il soggetto, travolgendolo.
UNA TELEOLOGIA POSITIVA
Mentre riflettevo su questi argomenti, a un certo punto fui raggiunto, per così dire, da una visione metafisica che predeterminò il percorso della mia filosofia: oltre al suo contenuto negativo, il processo discendente dispone di una peculiare teleologia positiva, una sorta di superobiettivo. In quella visione, il super-obiettivo si rivelava essere essenzialmente una prova.
L'ETÀ CONTEMPORANEA È LA NOSTRA REALTÀ, IL MONDO GLOBALISTA AMERICANOIDE О LA RUSSIA «RIFORMATA»
Immaginiamo l’Età dell’Oro, l’Uovo del Mondo aperto dall’alto (Guénon). Il soggetto vive in un mondo ricco di erotismo sacrale in cui tutto è interconnesso, cielo e terra, dove si celebrano le nozze universali, dove arde il fuoco e brilla la pienezza assoluta dell’Essere. L’essere androgino - l’uo- mo-dio - cammina, guarda, fischietta, traccia le rune sulle mura dei templi, vive in uno stato paradisiaco, non muore... Quanta leggerezza, quando tutto andava bene! Ma si può parlare di grandezza in un mondo in cui tutto viene donato all’uomo gratuitamente, solo perché è creato ex deo о perché i suoi progenitori sono divini? Se ci viene offerta in modo gratuito la realtà divina, insieme a un posto in essa, che merito ne abbiamo noi? Fu forse mentre quest’uomo passeggiava immerso nel suo mondo sacro che la completezza del suo essere, in senso superiore, obbedendo a una logica sottile, lo costrinse a fare un esperimento. Si chiese: «Saprei conservare questa grandezza, la dignità regale dell’essere celeste, scendendo più in basso? Andando, ad esempio, dove proibito recarsi?». Senza venir meno in alcun modo a se stesso, ii limitò а mormorare: «In quel luogo proibito la mia qualità interiore resisterà? Sarò in grado di esistere al di fuori del paradiso, conserverò la mia dignità celeste?».
Le conseguenze di questo atto non tardarono a manifestarsi. Una volta «sceso più in basso», l’Uovo del Mondo >i chiuse e il soggetto si trovò in clausura, in una prigione sotterranea. La sua fisicità divenne irreversibile e lui direnne mortale e agonizzante, indifeso, tremante. Conob- эе una fase nuova: patì la fame, il freddo e la paura. E ogni volta si rerificava la stessa situazione: a :iascuna tappa della caduta era legata la possibilità del ritorno. Una parte dell’uomo ambiva a tornare agli stati precedenti, ma un’altra ripeteva con insistenza: «No, voglio qualcosa di ancor più terribile. La mia grandezza vuole giungere sino alla fine, assaporando l’ultimo abisso». Giunse così, volontariamente, al postmoderno, ill’apertura dell’Uovo del Mondo dal basso, e iniziò a tremare, rendendosi conto dello stato spaventoso dei tempi ultimi (è la nostra realtà, il mondo globalista americanoi- de о la Russia «riformata»), A questo punto, il soggetto si fonde quasi totalmente con il crepuscolo esterno, diventa indistinguibile da esso - guarda la tv, rumina qualcosa, prende il sole sulla spiaggia, naviga su Internet... Sembra non distinguersi dai «demoni» che lo circondano, coi quali è integrato a vari livelli. Per quanto la serie di prove stia per concludersi, l’aspetto paradossale di quest’uomo è che, pur essendo praticamente indistinguibile dal paesaggio post-umano, dall’Uovo del Mondo aperto dal basso da Gog e Magog, è fondamentalmente diverso da loro! La sua distinzione, tuttavia, non deriva dagli attributi che possedeva nell’Età dell’Oro, ma è completamente diversa, basata su una fenomenologia difficile da comprendere ed estremamente sottile - anche perché, formalmente, è identico al mondo demoniaco e apocalittico.
L’UOMO DIFFERENZIATO
La storia di questo pellegrinaggio nell’abisso non è del tutto coerente con la visione tradizionalista classica, che non s’interessa a questioni del genere, limitandosi ad affermare: «Dobbiamo salvarci dalla modernità. Che casino! Dove siamo finiti? Dobbiamo tornare indietro. Non possiamo? Non ci lasciano partire? Non funziona? Chissenefrega! Proviamoci comunque...». Il tradizionalismo classico offre la speranza (oggi impossibile) del ritorno. Il suo imperativo categorico è: Indietro, sempre più indietro. Da qui nasce la magica attrazione esercitata dal conservatorismo. Sennonché, pur comprendendo il pathos eroico di quest’appello, parte del soggetto si muove ostinatamente in una direzione diversa. Non vuole far ritorno.
QUESTA nuova figura È UNA FIAMMA CHE ARDE SIA QUANDO IL FUOCO È ACCESO, SIA QUANDO È SPENTO
A cosa ambisce questa creatura, cosa vuole dimostrare? È molto difficile dirlo. Sta di fatto che, nella mia visione, ho appreso come questa tendenza abbia per nome Soggetto Radicale. È un soggetto che non perde la propria soggettività, né quando è sostenuto dalle condizioni assolute dell’esistenza e del mondo, né in condizioni diametralmente opposte. Il Soggetto Radicale è una fiamma che arde sia quando il fuoco è acceso, sia quando è spento - quando non c’è più alcuna fiamma. Eppure, egli non cessa di ardere.
E se l’intero processo ciclico di degradazione dall’Età dell’Oro all’Età del Ferro fosse una conseguenza dell’avventura del Soggetto Radicale, il quale genererebbe i vari piani di un inferno sempre più condensato, al fine di mettersi alla prova nell’abisso della realtà?
Una volta raggiunto quest’abisso, il Soggetto Radicale si troverà di fronte al totalmente altro da sé. Andando in direzione dell’Età del Ferro - creandola, in sostanza, contribuendo all’istituzione degli standard del Kali-Yuga e del postmoderno - il Soggetto Radicale cerca di affermare qualcosa di assoluto e radicale in sé, non legato interamente e pienamente alle condizioni paradisiache in cui la sua natura regale era evidente. In altre parole, egli mostra la propria natura superiore non nel palazzo dei Re ma nelle vesti di un contadino, di uno spazzacamino, di un mendicante, di un mostro.
L'UOMO DIFFERENZIATO È IL VINCITORE DI DIO MAANCHE DEL NULLA, È COLUI CHE PROVOCA L’ARRIVO DELLA FINE DEI TEMPI, MA NON VI S'IDENTIFICA
Autentico fautore della chiusura dell’Uovo del Mondo e della sua riapertura dal basso, il Soggetto Radicale è il vincitore di Dio, ma anche del nulla, nel senso che, pur provocando l’arrivo della Fine dei Tempi, non vi s’identifica. Pur facendo parte dei collettivi demoniaci di cui è saturo il mondo prima dell’apocalisse prossima ventura, il Soggetto Radicale è diverso da queste creature secondo una modalità ontologica fondamentale, radicale e terribile. È un uomo differenziato (Evola), un uomo integrale.
Il Soggetto Radicale non resuscita una realtà, non ripristina alcunché né torna indietro, ma dimostra l’indimostrabile, ciò che non è passibile di verifica; la possibilità di essere assolutamente se stessi, sperimentare la grandezza dell’auto-identificazione anche in una situazione fondamentalmente ostile.
Il suo essere ama il materialismo, vedendovi una sfida - gli piace meno l’idealismo, perché lo trova scontato. Il suo spirito attende l’ultima prova, la prova più terribile, l’immersione nella gelida cascata delle acque materiali e infernali. È lì che afferma la propria dignità e un’incomparabile superiorità.
L'ULTIMO METAFISICO DELL'EURASIA (Andrea Scarabelli)
Le pagine che qui presentiamo in anteprima sono tratte da Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale di Aleksandr Dugin, di prossima pubblicazione per i tipi di Aga, la casa editrice capitanata da Maurizio Murelli che, da anni, coraggiosamente si batte per la diffusione del pensiero duginiano in Italia. Un’autentica contraerea ideale, la miglior risposta a un contesto degradante in cui l’ignoranza si allea al partito preso, emettendo scomuniche a destra e a manca - le stesse che di recente hanno accompagnato il viaggio che l’Autore ha compiuto nel nostro Paese, nel corso dell’Università d’Estate.
La ragione è piuttosto semplice: opere come Putin contro Putin (2018), L’ultima guerra dell’isola del mondo (2019) e Teoria del mondo multipolare (2019), tutte edite da Aga, analizzano lo stato dei nostri disgraziati tempi da un punto di vista ignoto ai «glossatori» delle Belle Lettere che da qualche tempo a questa parte bivaccano ai piani alti della cosiddetta «cultura ufficiale», parlando di antifascismo in assenza di fascismo о anticomunismo in assenza di comuniSmo.
Fantasmi ideologici fuori tempo massimo, che denotano un’ignoranza totale del principio elementare secondo cui, oggi, il nemico non è rosso о nero, ma si esprime in basic english, predica lo slowfood e la delocalizzazione, la riscoperta delle «usanze locali» e un perenne Erasmus come modus vivendi, l’idea di essere sbarazzini e distratti citizens ofthe world - a patto ovviamente di poterselo permettere, facendo parte di quell’élite sempre più ridotta che detiene il monopolio di percentuali vertiginose delle ricchezze mondiali.
QUESTO LIBRO DI DUGIN È DI UNA PERICOLOSITÀ ABISSALE, FONDAMENTALE RADICALE, METAFISICA
Tutto ciò ha un nome orribile: è il liberalismo, vero vincitore della guerra ideologica fascismo-antifascismo, bersaglio polemico di queste opere. A proposito, non provate nemmeno a ordinarle su Amazon: sono state ritirate, perché non conformi ai diktat della piattaforma che, invece di garantire contratti degni di questo nome ai suoi dipendenti, preferisce prevenire la diffusione di «idee pericolose». E, diciamolo chiaramente, il libro che oggi presentiamo è di una pericolosità abissale, fondamentale, radicale. In una parola: metafisica. Lo è perché non parla di politica, ma di una dimensione che la politica, semmai, la fonda. Teoria e fenomenologia è dedicato alla triade premoderno-moderno- postmoderno. Il loro avvicendarsi - da un punto di vista sia storico sia ontologico - è piuttosto semplice: nel mondo moderno Dugin vede qualcosa di puramente negativo, nel senso che nega risolutamente la Tradizione, il premoderno. La modernità è questa negazione, e nient’altro: quando ha finito la sua opera, per così dire, rimane «disoccupata», esaurendosi a sua volta, insieme a ciò che ha ucciso. Subentra allora il post-moderno, in cui ci troviamo, che dissolve il materialismo moderno in nome di una vir- tualizzazione dell’esistenza, annienta gli Stati nazionali (ancora moderni) all’insegna di uno spazio apolide e delocalizzato, e così via. Insomma, da un lato il postmoderno distrugge il moderno, dall’altro conclude la sua opera, desacralizzando l’uomo e il mondo. È una via senza ritorno, l’apocalisse dei popoli, delle civiltà.
Eppure, in un contesto del genere - simile alla Grande Parodia di cui ha parlato Guénon nel fondamentale Il regno della quantità e i segni dei tempi - può sorgere un’istanza nuova, un uomo della Tradizione in assenza di Tradizione, che nasce solo quando la solidificazione è assoluta. È il Soggetto Radicale, protagonista del libro di cui stiamo parlando e de II Sole di Mezzanotte, ma- nualetto di sopravvivenza alla post-modernità (la cui uscita è prevista, sempre per i tipi di Aga, a settembre, insieme a Teoria e pratica), una sorta di Orientamenti al Soggetto Radicale. Due libri fondamentali, che partono dal «pensiero di Tradizione» compiendo - è il modesto parere di chi scrive - un passo avanti, costituendo una delle più originali ed estreme variazioni sul tema dell’nomo differenziato di Cavalcare la tigre di Julius Evola, non casualmente citato in questo estratto, in cui Aleksandr Dugin spiega come si affacciò in lui l’idea di un Soggetto Radicale.