Il “Benda” Come Pensiero Africano Nel Xxi Secolo

27.09.2024

Tutte le tendenze della modernità (liberalismo, comunismo, micronazionalismo, socialdemocrazia) sono incompatibili con l’Africa. La via dell’Africa deve fondarsi sul concetto “Benda” (che nella mia lingua Kissi ¹, significa “solidarietà”-“comunione”-“armonia”- “solidarietà”,-“,alleanza”) come un’ opzione panafricana, conservatrice, rivoluzionaria, giustizialista, spirituale del socialismo, fondata su “Dio-Africa-Famiglia-Lavoro-Giustizia sociale-Solidarietà”.

IL BENDA: PER UN SOCIALISMO AFRICANO NEL XXI SECOLO

Quando si parla di socialismo, è importante precisare che nel contesto africano, esisteva da ben prima che Karl Marx o Friedrich Engels esistessero per teorizzarlo. Ma il socialismo ancestrale africano, a differenza di quello teorizzato in Occidente, si fondava sull’armonia comunitaria e l’intra-comunitarismo, non sulla lotta di classe (dal momento in cui esistevano caste tradizionali che armonizzavano in modo equo la vita della città), e non sull’arricchimento di una minoranza a svantaggio della maggioranza. Ciò spinse il Presidente Tanzaniano Panafricanista Julius Nyerere a teorizzare il concetto di Ujamaa²(socialismo con caratteristiche tanzaniane), il Presidente Guineano Ahmed Sékou Touré ad introdurre il concetto di Communocratie – Comunocrazia - (socialismo con caratteristiche guineane), il Presidente Ghanese Kwame Nkrumah ad elaborare il suo pensiero attorno al Consciencism³ -Coscienzismo/Coscientismo. Per loro, il comunismo non è nella natura dell’Africano, piuttosto è il comunitarismo la nostra essenza.

Il nostro socialismo non rigettava Dio e la Tradizione, laddove il socialismo marxista propugna l’ateismo e il materialismo. Siamo delle società comunitarie, endo-solidali, anti-materialiste che riconoscono il primato di Dio.

L’Africano del XXI secolo che è in Lotta per riconnettersi al suo Logos Originale, rigetta le tendenze della modernità (liberalismo, comunismo, micronazionalismo, socialdemocrazia, globalismo, etc..). Ma di fronte a questo rigetto, occorre riempire un vuoto. Lo psichiatra, scrittore e militante Franco-Martinicano anticolonialista Frantz Fanon affermava nel XX secolo che “il peggior pericolo contro l’Africa è la mancanza d’ideologia”. Dobbiamo riscoprire la nostra Natura: il Socialismo. Ma un socialismo immateriale, conservatore, rivoluzionario, spirituale/religioso, fondato sulla giustizia sociale, il nichilismo attivo costrittivo e il superamento. Definisco questo Socialismo con il nome “Benda” (che in lingua Kissi e per il Popolo Kissi⁴ significa come termine “armonia”, “solidarietà”, “amore”). Il Benda dovrà quindi rigettare l’amore del capitalismo, ma abbracciare l’amore verso la Fede e Dio (qualunque sia il nome o la religione), rigettare il concetto di progressismo ed evoluzione nel senso occidentale e moderno, ma difendere l’amore verso le Radici e la Tradizione fondamentale. Il Benda non dovrà essere un ritorno nostalgico al passato, ma sarà rivoluzionario (re-volutio = ritorno), per volgere indietro con gli elementi necessari ed avanzare verso il futuro. Il Benda deve rigettare il capitalismo nella sua forma occidentale attuale e propugnare la solidarietà popolare, attorno ad un ordine gerarchico tradizionale (ma non classista). Questo Benda deve opporsi al colonialismo in ogni sua forma, alle ingerenze esterne che minacciano la sovranità africana, ma anche ai mali interni che possono essere presenti tra gli Africani: corruzione, malgoverno, cleptocrazia, gelosia, invidia, concorrenza, feticismo, calunnia e tradimento. Il successo del Singolo è il successo Collettivo: ragion per cui, sia in Africa che nella Diaspora, occorre praticare il mutualismo, la solidarietà e il supporto. Questo Benda dovrà essere nichilista sul piano attivo e costruttivo, con l’obiettivo di generare un Africano Nuovo, un Nuovo Muntu (Individuo nelle lingue Bantù) endosolidale, spirituale, patriottico, conservatore-rivoluzionario, populista, imperiale  panafricanista.

BENDA CONSERVATORE

Se è vero che ho precisato un necessario approccio conservatore del Benda, è importante distinguere le diverse branche di conservatorismo.

    • TEORIA SANKOFA : Sankofa è un concetto filosofico del Popolo Akan fondato sul ritorno alle Radici. Il motto filosofico è “torna indietro, recupera, e prosegui”. È un approccio molto difeso dalle forze afrodiasporiche orientate verso la Cultura Africana, la Tradizione Africana e le Radici. L’approccio sankofista è essenzialmente rivoluzionario-conservatore. Tuttavia bisogna fare attenzione! Il Sankofismo (per usare un neologismo) non difende un ritorno per restare incarcerati nel passatismo. La visione sankofista vuole che si prendano i migliori elementi della nostra Cultura per guardare avanti.

    • TEORIA KEMET / KMT / AFROCENTRISTA : KMT (Kemet) è il nome originale per definire i Neri, secondo i lavori dello storico Cheikh Anta Diop⁵, il più brillante e importante nell’ Africa del XX secolo. Gli adepti afrocentristi difendono il monoteismo ancestrale, l’ordine sociale fondato sulla Maat e la difesa di un Egitto Nero Faraonico come matrice storico-civilizzazionale dei Neri, nonché un ritorno rigoroso alla cosmogonia kemetico-nubiana-etiopica. Il limite di alcuni suoi difensori oggi è che resta rinchiusa nel passato ea volte degenera nell’intolleranza sociale e religiosa.

    • PARADIGMA LIBERALE : Esiste poi l’impostazione liberale del conservatorismo,. È ostile a ogni idea di Rivoluzione, difende perlopiù dei valori ereditati dal mondo moderno più che dalla Tradizione in quanto tale.

Dinnanzi a queste vie evocate, il Benda deve riprendere il concetto sankofista di “ritorno alle radici”, ma sfidando la modernità, riprendere i valori di esaltazione della Cultura difesi dall’Afrocentricità, rigettando l’intolleranza religiosa e il dogmatismo. Il Benda deve riuscire a far coabitare le diverse religioni e spiritualità, poiché come insegnavano il mistico Maliano sufi Tierno Bokar, l’erudito mistico Senegalese Cheikh Ahmadou Bamba, il saggio animista Ogotemmeli, il leader religioso cristiano Simon Kimbangu, tutte le diverse manifestazioni religiose rappresentano i rami, ma esiste un’unica radice che li accomuna. Qui, entriamo in piena teoria Perennialista dei vari René Guénon, Julius Evola, Fritjof Schuon, Coomaraswamy, Michel Valsan, che difendevano l’idea di una Tradizione Primordiale comune a tutti. Aggiungo io, che dal momento in cui l’Africa è la Matrice dell’ Umanità, questa Tradizione Primordiale è di origine Negro-Africana e ha lasciato le sue vestigia nelle diverse correnti. Il Benda deve abbracciare il Perennialismo⁶: per una Teoria dell’Afroperennialità. Questo è il conservatorismo che avrà senso, contrapposto all’asse modernista rappresentata dai liberali e dai progressisti. Quanto al concetto di “progresso” ed  “evoluzione” , Tierno Bokar ebbe da dire che il termine evoluzione perde il suo senso se non è legato ad un ancoraggio tradizionale⁷. Si parla di evoluzione e progresso (nel paradigma africano) quando si osserva costantemente, perfeziona la propria Cultura, e si guarda la Tradizione come base per avanzare. Nel paradigma moderno (occidentale), il progresso è la disconnessione dal Passato, dalla Cultura, la Storia, la Tradizione, per andare in una direzione verso il precipizio contro le Leggi della Natura. Un modello teorico africano inaugurale dovrà tenere in conto questa realtà. L’Ordine e l’Armonia si gioca qui.

LA TRADIZIONE COME RIVOLUZIONE

La Tradizione non ha nulla a che vedere con le usanze o i costumi dei popoli in un determinato contesto geografico. Le usanze possono mutare a seconda del tempo e del contesto etnoculturale, e solo un ciarlatano può spacciarle per Tradizione.

La Tradizione in sé è il legame con il Divino, con il Principio, con ciò che è Trascendente, mistico, nascosto, immutabile, eterno, perenne. Tutti coloro che vogliono approcciarsi a questa Legge Iniziale, lo possono fare dal momento in cui c’è un approccio metafisico/iniziatico. E qua, bisogna distinguere una certa forma di Tradizionalismo dalla Tradizione. Il Tradizionalismo è l'approccio che serve per avvicinarsi alla prassi che è la Tradizione (anche se certi che parlano di Tradizionalismo senza la prassi, sono in realtà quelli che definisco “para-tradizionalisti” e sono convinti di accostarsi alla Tradizione, ripetendo incoscientemente lo schema dei modernisti attraverso pratiche New Age).

Diciamolo, la Tradizione è perenne. Benché l’Africano ne è il primo Custode, la Tradizione non è africana, né occidentale, né orientale, ma Divina, e in quanto radice, l’approccio di tutte le religioni rivelate e quello spirituale ne trae l’essenza. Comprenderlo (come spiega il Maestro Tierno Bokar)  significa evitare divisioni religiose futili , perché la radice esoterica (nascosta) è la stessa, anche se la manifestazione exoterica (visibile) varia da ramo a ramo.

La Tradizione è soprattutto Rivoluzione Eterna. Il Benda impregnato di Tradizione ci permetterà di vincere la guerra condotta dall’ asse mondialista contro le forze della Tradizione che gli resistono.

BENDA PER LA GIUSTIZIA SOCIALE

È chiaro che occorre combattere le disuguaglianze sociali esistenti in Africa. Non è normale, non è giusto, che una minoranza viva sulle spalle della maggioranza, che questa minoranza alieni la maggioranza costringendola ad essere in status eterno di  “proletarizzazione”. In un approccio tradizionale, tutto ciò non esisterebbe. Ma in un mondo in cui ormai l’economia ha il primato sulla politica e la società, un piccolo pugno di uomini decide delle sorti dei più. Nella tradizione storica del socialismo africano, il Benda deve rigettare il classismo e combatterlo, e promuovere uno schema precoloniale tradizionale di armonia e solidarietà endocomunitaria.

BENDA IMPERIALE

Quando gli oligarchi occidentali andarono in Africa, si trovarono di fronte a una configurazione territoriale nobile costruita dagli Africani (Impero Manden, Impero Kongo, Dahomey, Impero Etiope, Impero Zulu, etc.).

Gli oligarchi imposero così un assetto geopolitico conforme alla loro volontà “imperialista”.

È necessario però distinguere Impero e imperialismo.

-IMPERO: Un Impero è un’unità statale che unisce delle comunità preservando le loro tradizioni politiche e culturali in nome di un “pannazionalismo”, cioè lo Stato-Civiltà.

-IMPERIALISMO: L’imperialismo, invece, è un sistema politico imposto dai paesi europei nati dal Modernismo per stabilire il loro controllo su una Nazione, per sfruttarla economicamente a favore del sistema capitalista.

Impero e imperialismo sono destinati a scontrarsi, come ha dimostrato il conflitto tra l’Impero Etiope e l’imperialismo italiano. L’impero è tradizionale, mentre l’imperialismo è una creazione del modernismo europeo; l’Impero è sacro, l’imperialismo è laico; l’impero è giusto e si basa sull’Onore, l’imperialismo sull’accumulo di risorse attraverso lo sfruttamento; gli Imperi sono potenze terrestri, sovraniste e sedentarie, l’imperialismo si basa sull’espansionismo marittimo-egemomico che ha caratterizzato le nazioni coloniali. Oggi,il “nuovo imperialismo” è il globalismo neoliberale. La prima tappa d’indipendenza in Africa ha avuto luogo negli anni ’60 attraverso la liberazione territoriale degli Stati-nazione (definiti dall’Occidente nel 1884-1885 a svantaggio della configurazione territoriale pre-coloniale). Nella seconda tappa, in piena guerra fredda, questi Stati-nazione dovevano scegliere tra il comunismo/socialismo e il liberalismo. Nella terza tappa, che è quella di questo secolo, serve una rottura epistemologica da modelli esterni, pensare modelli alternativi che ruotino attorno al comunitarismo africano intra-continentale (opposto all’etno-centrismo) e l’Impero (opposto al micronazionalismo, ma anche all’imperialismo nella sua visione talassocratica/occidentale). La risposta a tutto ciò risiede nel desiderio di “Armonia” e “Unione” attorno al Benda.

GLOBALIZZAZIONE, GLOBALISMO, ALTERGLOBALISMO, MULTILATERALISMO, MULTIPOLARISMO

Occorre differenziare alcuni termini molto spesso confusi.

-GLOBALIZZAZIONE: Difende la diffusione della conoscenza, l’interazione tra le civiltà, riconosce l’esistenza di più popoli, ma punta affinché questi, nel rispetto della loro essenza, possano collaborare e conoscersi senza che l’Identità o la Tradizione venga attaccata. Il dialogo tra gli Antichi Egizi, gli Antichi Greci, gli Antichi Romani era una forma di globalizzazione, allo stesso modo l’interazione tra il Popolo Manden di Farafina (Africa) e le popolazioni originali di Abya Yala (quella che oggi viene chiamata America).⁷

-GLOBALISMO: È la visione occidentale anti-identitaria del mondo, il parossismo della globalizzazione. Il globalismo (o mondialismo) è mutato dal capitalismo, dopo la sconfitta del comunismo e la vittoria liberale-occidentale. Si impone con forza sulle diverse civiltà in nome della democrazia neoliberale. Questo globalismo difende l’unipolarismo occidentale per un modo senza poli, combatte il multipolarismo (che vuole consacrare l’idea di un mondo fondato sulle Civiltà e sugli Imperi). All’interno di questo unipolarismo, esiste un’altra branca elaborata dagli Stati Uniti sotto Barack Obama, chiamata ‘’multilateralismo’’. Il multilateralismo non va confuso con il multipolarismo. Il multilateralismo non vede il mondo in poli o in Civiltà. ⁸ Refuta quest’idea. Per il multilateralismo esisterebbero degli Stati nazionali vestfaliani che hanno la libertà di essere attori sullo scenario geopolitico, finché si resta nel paradigma neoliberale occidentale tracciato dall’ordine unipolare. Il multilateralismo è dunque ‘’supremazia americana’’ (alla Kissinger) camuffata in multipolarismo. Il Benda deve posizionarsi sul multipolarismo con la sua vocazione imperiale panafricana.

BENDA AFRODIASPORICO: IL NEO-MARRONAGGIO CONTRO IL NON-POLARISMO

La transizione unipolare occidentale è giunta ormai al suo termine, ma un altro male molto più pericoloso è emerso : il non-polarismo. Il non-polare non è unipolare, ma combatte il multipolare.

Il non-polare era preannunciato – in un certo senso – da Brzezinski che affermava che il XXI secolo non apparterrà alle elite, ma alle società civili. Queste società civili sono cooptate da un’oligarchia senza confini e senza identità che si sente portata da una finta missione provvidenziale.

Il non-polare si caratterizza per l’ideologia liberal (società aperta, ONG, BLM, distruzione delle Identità, universalismo, umanitarismo,..) in finta opposizione al liberismo, quando in realtà i liberal, i liberali, i liberisti e i libertari, benché differenti in certe idee, hanno un’unica matrice contestabile.

Di fronte alla non-polarizzazione generalizzata, serve un campo comunitarista e identitario forte: nel contesto Nero Africano, dobbiamo iniziare a parlare di “neo-marronaggio”. Il marronaggio (quello originale) era la resistenza degli Africani schiavizzati che decidevano di ribellarsi allo schiavista Bianco capitalista. Il marronaggio puntava all’autodeterminazione e alla costruzione di villaggi autonomi chiamati “quilombo”.⁹ Oggi, nel XXI secolo, serve un neo-marronaggio (nuovo marronaggio), ossia un comunitarismo africano, un Benda Afrodiasporico, opposto al non-polare. Neo-marronaggio significherebbe autosufficienza economica, culturale, intellettuale, metapolitica

. Se è la società e l’apolidismo a caratterizzare il non-polare, nel neo-marronaggio sarà la Comunità.

Nella strutturazione di un Impero in Africa per le popolazioni dalle pelle scura, chi non vive in Africa, deve essere pensare alla strutturazione di una lobby comunitaria, orientata verso la Comunità. Questo quilombismo impedirà di cadere nel tranello del globalismo non-polare.

L’AFRICANO DEVE ESSERE RICONNETTERSI CON IL DIO UNICO

L’Africano deve riconnettersi a Dio (qualunque sia il nome – poiché Dio è Unico - , qualunque sia la religione), impregnarsi profondamente nei suoi precetti. Siamo il Popolo che conosce Dio meglio di chiunque altro. Il comportamento sul piano sociale è legato alla sfera religiosa. La battaglia del multipolare contro il non-polare e l’unipolare, è una battaglia tra Dio e il diavolo, tra il  Bene e il male, tra la Civiltà e l’anti-Civiltà, di chi resiste contro chi vuole distruggere l’armonia collettiva, la Patria, la Famiglia, il legame tra Figlio/a e Genitore. È una battaglia escatologica e divina, oltre che sociale e politica ! Ne usciremo vincitori!

Fara Fin,

Uomo Africano, Kissi, Italo-Guineano nato a Roma. Pensatore panafricano. Conferenziere politico. Perennialista/Cristiano.

RIFERIMENTI

1. Lingua parlata dal Popolo Kissi.

2. “Ujamaa : Essays on socialism” J. Nyerere, 1968

3. “Consciencism” K. Nkrumah,, 1964

4. I Kissi sono un Popolo che vive in Guinea, Sierra Leone, Liberia e Kenya. Sarebbero emigrati dall’Africa orientale verso l’Africa occidentale, secondo il Dr. Cheikh Anta Diop. Per approfondire sul Popolo in questione è consigliata la lettura di “Naître, vivre et mourir en pays kisi précolonial : Essai d’anthropologie sociale et culturelle” di Dr. Aly Gilbert Iffono pubblicato con la casa editrice L’Harmattan.

5. “Nations Nègres et Culture”, Dr. C. A. Diop , 1954 (Présence africaine)

6. Il Perennialismo (chiamato anche tradizionalismo integrale o tradizionalismo fondamentale) è un orientamento filosofico il cui studio è incentrato sull’idea di una Tradizione primordiale antichissima, obliata dagli uomini nei tempi della modernità.

7. “They came before Columbus: Thé African presence in Ancient America” Dr. Ivan Van Sertima, 1976

8.  “Teoria del mondo multipolare”, Dr. Alexander Dugin, 2012 (AGA Editrice)

9. “O Quilombismo : Documentos de uma Militância Pan-Africanista”, Abdias Nascimento