I BRICS riuniti a San Pietroburgo sfidano il monopolio di Washington
È arrivato l’inverno. Il Generale più famoso che ha vinto tutte le guerre. La neve è qui da qualche giorno e le strade si svuotano presto; la città sotterranea invece è più calda e viva che mai.
A Mosca, 466 km e 270 stazioni; a San Pietroburgo 113 km, 67 stazioni. I russi vivono in profondità. Ed è anche una metafora legata allo spirito di un popolo, al suo carattere nazionale. Pavel è un giornalista indipendente, non è allineato all’Occidente e neppure al Cremlino: prima del 24 febbraio 2022 “gli oligarchi stavano quassù, Putin più in basso”. Sollevando indice e medio mima il livello del potere economico e finanziario rispetto a quello politico. L’intervento militare in Ucraina è lo spartiacque della Storia e non solo per la Russia: verso un mondo multipolare.
“Adesso Putin sta più in alto”. Per Pavel i poteri finanziari globalizzanti sarebbero, in qualche modo, attualmente subalterni allo Stato, che da una parte si è alleato col Generale Inverno in Ucraina, dall’altro sta sperimentando una sorta di rinazionalizzazione della propria economia a seguito delle sanzioni e delle dipartite occidentali. McDonald’s, Starbucks, Booking.com e compagnia cantante se ne sono andate sostituite da società russe con nomi e brand simili, non a caso.
Da sotto la cenere della Storia sembra riprendere forma e vigore quel gigante che costrinse gli Stati Uniti a dichiarare la Guerra Fredda, anche se la campagna d’Ucraina è dolorosa e silenziosa. Una proxy – war stile yankee, che è in realtà un’enorme tragedia fratricida. Mosca e Kiev, russi e ucraini: popoli fratelli.
Eppure c’è molto di più. Si confrontano due mondi, due concezioni della vita e della società. Ancora non è chiaro se parliamo di modelli economici molto diversi. Il liberismo mondializzante a stelle e strisce non sembra aver trovato ancora un vero contraltare. Il liberismo temperato in salsa russa può essere una vera alteForum dei Brics+rnativa? Al momento lo è la società tradizionale, nettamente diversa da quella liquefatta nostrana.
Ed è proprio a San Pietroburgo, da Pietro il Grande la porta d’Occidente del gigante eurasiatico, che si è svolto oggi il Forum dei Brics+ (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa e altri); delegati da ogni parte del mondo multipolare si sono confrontati su un futuro interconnesso digitalmente ed economicamente, dove l’identità nazionale e l’indipendenza economica, insieme alla cooperazione per lo sviluppo, possano valorizzare i territori, le città e tanti di quei Paesi, per troppo tempo, sotto il giogo delle Superpotenze del mare (Usa e Uk).
Abbiamo cercato di carpire i sentori e gli umori di rappresentanti politici e governativi, operatori economici e finanziari, industriali e uomini di cultura. Per due giorni (24/25.11) hanno dibattuto e si sono confrontati delineando un’epoca e un futuro diverso. Al centro, non dichiarato, lo spartiacque ucraino.
Rappresentanti di Russia, Brasile, India, Guinea, Camerun ci hanno rilasciato dichiarazioni variopinte e profonde, al di fuori del politicamente corretto di occidentale memoria; il denominatore comune è stato il sollievo. Il sollievo con cui Paesi troppo spesso indebitati, sfruttati, impoveriti e destabilizzati, sperano di trovare nuove vie di sviluppo a vantaggio della loro gente.
Mentre gli europei (e in particolare noi italiani) ragionano in termini di settimane terrorizzati dall’impoverimento sistematico e dall’arrivo delle bollette, un altro mondo che produce, che lavora, e che possiede materie prime, sta emergendo a tutta forza.
Contraddizioni? Tante. Incognite? Molte.
Eppure la certezza del declino, stante così le cose, è solo nostra: del declino occidentale.
Il Generale più famoso che ha vinto tutte le guerre, è sempre stato il miglior alleato della Russia e, per quanto la guerra rappresenti sempre una sconfitta per l’Uomo e l’Umanità, lo spartiacque ucraino ci potrebbe portare ad un mondo multipolare.
E nonostante tutto, forse ciò sarebbe un bene anche per l’Italia.
A meno che non pensassimo di essere davvero una democrazia e che i nostri oligarchi fossero in realtà dei filantropi.
Pubblicato in partnership su ComeDonChisciotte