Guerra ibrida contro il Pakistan: la soluzione accademica

14.01.2021

L'uso della propaganda come strumento di “guerra ibrida” non è qualcosa di nuovo nella Storia umana. Dalle guerre del Peloponneso all'odierna guerra fredda, la disinformazione è stata un mezzo efficace per raggiungere uno scopo. La natura in continua evoluzione delle interazioni umane in un'arena politicamente carica, che si tratti di diplomazia o guerra, ha avuto un’influenza marcata su come la costruzione narrativa strategicamente posizionata attraverso la propaganda possa essere utilizzata nel modo più efficace, in termini di raggiungimento degli obiettivi a livello statuale. A questo proposito, tecniche sofisticate di disinformazione hanno raggiunto lo stato di corrente principale soprattutto dopo l'avvento di nuovi progressi tecnologici su entrambi i fronti strategici politici e militari e sono diventate un'arma di scelta per avversari l'uno contro l'altro nel secolo in corso.

L'ultimo decennio del ventunesimo secolo ha visto come la manipolazione delle informazioni possa essere efficacemente utilizzata come uno strumento ibrido nel plasmare i risultati delle elezioni nazionali e per modellare la narrativa internazionale in percezioni manipolate al servizio dei propri pregiudizi e programmi con l'uso di attori / risorse non-statuali.

Attualmente, una zona con armamenti nucleari dell'Asia meridionale dove molte linee di frattura politica internazionale e conflitti si incrociano, il Pakistan, è rimasta un obiettivo di tale guerra dal 1971, quando la strategia ibrida di Nuova Delhi ha portato all'intervento militare indiano che in seguito ha portato alla successione del Pakistan orientale. Da allora, il Pakistan è stato sottoposto proprio a sfide di tale natura, rivolte ad istituzioni sia civili che militari.

Tuttavia, la rivelazione più allarmante è stata fatta da un gruppo europeo (DisinfoLab) prima alla fine del 2019 e poi nel 2020. L’europeo DisinfoLab ha pubblicato un rapporto dettagliato sulle attività indiane che promuovono in modo aggressivo la disinformazione attraverso una mega rete di disinformazione di origine indiana e che dal 2005 prende di mira l'interesse e l'immagine del Pakistan su scala globale.

In primo luogo, questo tipo di propaganda si basa sia sulla produzione di opinioni accademiche di parte che di letteratura che si protende verso le forti istituzioni pakistane sia di fake news al fine di creare un ambiente di disarmonia all'interno del Pakistan stesso per screditarne e danneggiarne l'immagine a livello internazionale. Ci sono anche numerose piattaforme utilizzate in varie parti del mondo per prendere di mira il Pakistan. Ad esempio, l'articolo di Aqil Shah intitolato “L'esercito pakistano perderà la presa sul potere? Sta montando dietro le quinte la rabbia contro i generali” è stato pubblicato il 22 dicembre 2020 sulla rivista americana “Foreign Affairs”. Dalle opinioni / pubblicazioni sui social media di Aqil Shah, sembra che segua la linea dei cosiddetti “liberali” con opinioni radicali contrarie al Pakistan e al suo esercito.

Recentemente, l'esercito pakistano e il suo servizio di intelligence hanno riservato particolare interesse per queste spinte alla disinformazione da parte delle reti di influenza pro-India che non servono ad altro che a diffamare l'immagine del Pakistan. L’argomento più comune è la situazione politica interna in Pakistan, dove chiaramente lo scopo è quello di creare una letteratura fuorviante e diffondere notizie capziose che ritraggono le istituzioni pakistane come usurpatrici del potere nazionale con una lotta in corso tra i partiti politici, elementi nazionali e subnazionali e le forze armate del Pakistan. In un altro contesto, tutto ciò sarebbe stato definito come una caratteristica ricorrente di qualsiasi Stato in via di sviluppo, durante le sue transizioni politiche e i suoi riallineamenti alle richieste del sistema internazionale in continua evoluzione e alle sue influenze sulle dinamiche politiche interne.

In questo caso, la scelta più conveniente per gli Stati predatori sono i “corridoi della conoscenza” del mondo sviluppato, come università e think-tank. È evidente che la produzione di conoscenza basata su agende, attraverso le quale la disinformazione viene incanalata nell'opinione pubblica internazionale e nei circoli politici, può essere realizzata solo con l'aiuto di molti pensatori e studiosi ordinari che diventano i soldati in prima linea di questa guerra empia contro obiettività e professionalità accademica.

L'attuale campagna propagandistica maliziosa indiana contro il Pakistan che mira a sminuire le sue istituzioni statali non è molto diversa per natura e design dal peccato originale. Molti cosiddetti studiosi e opinion maker che siedono nelle università occidentali (statunitensi ed europee) continuano a fornire ai social media e sotto forma di pubblicazioni internazionali la narrativa anti-Pakistan / anti-esercito pakistano.

Riservando uno sguardo più attento a queste spinte accademiche e di opinion maker, libere dall'obiettività, pro-India e anti-Pakistan, sembra riecheggiare una tipica propaganda stereotipata contro le istituzioni statali del Pakistan scritta per compiacere alcuni attori non statali (NSAs) sostenuti da interessi indiani. Una semplice ricerca su Google può portarvi a una pletora di materiale pubblicato dai contenuti non autentici, contro gli interessi pakistani.

L'obiettivo di queste reti è quello di abusare e sfruttare la credibilità di questi “corridoi della conoscenza”, mettendo in evidenza le pubblicazioni accademiche, in particolare quelle che sono nemiche del Pakistan e servono gli interessi dell'India. L'obiettivo è danneggiare la reputazione del Pakistan e in definitiva beneficiare di un maggiore sostegno contro il Pakistan da parte di istituzioni internazionali e Paesi come l'Unione Europea e gli Stati Uniti. Queste attività sovversive sostenute indirettamente dall'India attraverso attori non statali possono essere piuttosto dannose per la pace e la stabilità della regione dell'Asia meridionale, qualcosa su cui questa regione sta lavorando e verso cui si sta muovendo da decenni.

Alcuni elementi delle campagne ibride rappresentano una seria minaccia per la pace mondiale incoraggiando la destabilizzazione e l'escalation militare, mentre altri compromettono il nucleo della professionalità accademica. È necessario che il Pakistan e gli altri Stati responsabili prendano seriamente in considerazione questo uso improprio dello spazio accademico e pubblico da parte di questi elementi finanziati dall'estero e contribuiscano a introdurre un meccanismo che possa effettivamente introdurre e garantire un divieto globale dell'uso di reti di disinformazione da parte di malintenzionati e/o dei loro Stati sponsor.

Le università, allo stesso modo, possono anche svolgere un ruolo fondamentale nel frenare e confutare la disinformazione prima che possa arrecare ulteriori danni utilizzando gli strumenti di ricerca e diffusione delle informazioni a loro disposizione e culminando in una cultura che promuova anche gli stessi valori.

Ancora più importante, in questa epoca di informazione globalizzata, ogni cittadino deve contribuire e richiedere trasparenza di informazioni, assicurandosi che le informazioni fornite non siano progettate e distorte. Allo stesso modo, si dovrebbe essere in grado di identificare opinioni distorte e affermazioni superficiali e fare la propria parte nell'esporre opinion maker e studiosi a livello nazionale e internazionale, per il maggior bene della società internazionale.

***********************************

Articolo originale di Gulshan Rafiq:

https://www.geopolitica.ru/en/article/hybrid-warfare-against-pakistan-academic-components

Traduzione di Costantino Ceoldo