Gli interessi celati della guerra dell’Occidente alla Russia
Il protrarsi della guerra Russia Ucraina con il coinvolgimento indiretto (al momento) della NATO dovrebbe aver reso chiaro quali siano gli interessi celati dietro questo sanguinoso conflitto.
Gli Stati Uniti e il loro bulldog britannico, sono le due sanguisughe nel cuore della NATO, costituiscono i suoi centri di comando, controllo e coordinamento finanziario, i più interessati a logorare la Russia e l’Europa in un lungo conflitto da cui Washington e Londra possono trarre profitto per mantenere un controllo egemonico sul vecchio continente impedendo il saldarsi di un asse euroasiatico fra Russia ed Europa.
Il prolungamento della guerra serve agli interessi di coloro che l’hanno istigata e promossa: le élite di potere anglosassoni.
Tra gli altri obiettivi che si prefiggono gli anglosassoni, non è da trascurare quello dell’interruzione delle linee di rifornimento globali che, nei piani delle centrali di comando, dovrebbero isolare la Russia e creare difficoltà anche alla Cina, la cui potenza industriale, tecnologica e militare è vista sempre più come la minaccia esistenziale per gli USA.
Regolare i conti con la Russia per poi dedicarsi alla Cina, questa la strategia di Washington neanche tanto nascosta che a Pechino hanno ben compreso.
Quella statunitense è una strategia attuata da molti anni ed è la stessa teorizzata dagli strateghi della Casa Bianca, che prevedeva di accerchiare la Russia con una cintura di stati ostili mediante i quali mirare ad una destabilizzazione ed un attacco al cuore della Russia. La strategia prevedeva nella prima fase la realizzazione di rivoluzioni colorate, vedi quelle suscitate in Georgia, nei Balcani e in Ucraina, per poi arrivare al cambio di regime nei paesi più fragili, dove esistono tensioni e potenziali fratture per la presenza di minoranze russe, salvo in seguito far esplodere vere e proprie guerre civili e destabilizzazione di quei paesi. L’Ucraina ha rappresentato il boccone più grosso ed un caso da manuale dove tale strategia è stata attuata e in parte riuscita.
Soltanto l’intervento tempestivo di Putin nel 2014, per far rientrare la Crimea nella Federazione russa, mediante referendum popolare, ha evitato il successo pieno del golpe di Maidan. La destabilizzazione è poi andata avanti con il massiccio intervento degli occidentali nel supportare l’esercito di Kiev nelle sue attività contro gli indipendentisti russofili del Donbass.
Tuttavia il piano di pulizia etnica e di ucranizzazione di quei territori è stato definitivamente bloccato dall’intervento militare della Russia iniziato nel febbraio di quest’anno.
Quello che è il principale strumento dell’egemonia militare statunitense, la NATO, opera oggi in pieno per dare supporto all’Ucraina nel tentativo di rallentare e fermare l’offensiva russa e, a questo fine, ha messo in campo non solo un massiccio invio di armi letali ma anche la presenza di alcune migliaia di istruttori militari, consiglieri e mercenari della NATO che hanno il compito di affiancare le forze ucraine e prolungare il conflitto quanto più possibile. La stessa Hillary Clinton lo aveva dichiarato esplicitamente settimane prima dell’intervento russo: “dobbiamo creare un nuovo Afghanistan, come quello che mise in crisi l’URSS nel 1980”, questa volta nel pieno dell’Europa. Obiettivo confermato dalle successive dichiarazioni del presidente Biden e del suo ministro della Difesa Austin.
Quindi si rende evidente che questo non è un conflitto fa la Russia e l’Ucraina ma fra la Russia e la NATO dove quest’ultima è sempre più coinvolta.
Una sfida che Washington ha lanciato per la supremazia in Europa da quando ha utilizzato l’Ucraina come una piattaforma contro la Russia, fin dal 2014 e dai precedenti tentativi di rivoluzioni colorate pilotate dalla CIA.
Tuttavia qualcuno a Washington ha sbagliato i calcoli e l’offensiva russa rischia di mandare all’aria i piani di Washington sull’Ucraina, con la prospettiva di un conflitto che apre il vaso di Pandora di quello che rappresenta la strategia distruttiva degli anglosassoni in Europa. Una sirena d’allarme per i popoli europei sottomessi agli interessi imperiali di Washington che cerca di impedire a tutti i costi di ostacolare un asse euroasiatico fra Germania e Russia e con la stessa Europa che andrà a soffrire le peggiori conseguenze di questo conflitto.
La cecità dei governi europei e la loro malafede nel perseguire gli interessi esterni contrari ed opposti a quelli dei popoli europei è resa evidente e clamorosa da questo conflitto.
Anche in Russia, nel suo interno, iniziano a verificarsi gli effetti di questo conflitto ma in modo inaspettato rispetto alle aspettative dell’Occidente.
Come è già accaduto più di una volta nella storia della Russia, la guerra ha messo in luce la necessità di un cambiamento radicale e immediato. nella società russa.
La decisione dell’offensiva in Ucraina del 24 Febbraio, a detta di vari analisti russi, ha fatto emergere una vera e propria valanga di richieste di cambiamento, con alcune istanze che danno origine ad altre, una tira l’altra. Quella che è iniziata come una rivoluzione dall’alto, come una operazione speciale, porterà inevitabilmente a ciò a cui porta ogni rivoluzione: al coinvolgimento delle grandi masse nella vita del paese.
In sostanza si tratta di un purificazione dell’anima popolare russa che viene lavata dalle incrostazioni ideologiche che derivano dalle influenze occidentali, quelle del liberalismo e del consumismo esasperato.
La sopravvivenza della Russia e lo sviluppo del paese euroasiatico di fronte alle sanzioni e al confronto militare richiedono una combinazione di volontà statale e un ambiente economico decentralizzato attivo, soprattutto perché le sanzioni hanno inferto un duro colpo agli ex capitani d’affari, le quinte colonne filo occidentali che vengono chiamate oligarchi.
La Russia non è ancora abituata al suo nuovo ruolo: il ruolo di focolaio di cambiamento nel sistema dell’ordine mondiale. Si può dire che esiste ancora diffidenza per questo nuovo ruolo. Tuttavia, per il mondo russo questa non è la prima volta nella storia nel sollevare una rivolta globale, era già accaduto nel 1917 ma in tutt’altra direzione. Si può dire che il passato rivoluzionario con tutti i suoi attributi è radicato nella memoria genetica del popolo russo. Tuttavia il contenuto dell’attuale rivoluzione, ovviamente, non ha nulla in comune con l’ideologia comunista.
Prima di tutto, è una rivoluzione di liberazione del popolo. In Ucraina, le truppe russe liberano i fratelli slavi dall’oppressione di un’ideologia nazionalista a loro estranea. All’interno della Russia, il compito è liberarsi della dipendenza esterna nell’economia, dall’influenza di agenti filo-occidentali, sia professionisti che volontari.
Inoltre, nell’attualità della azione del gruppo dirigente russo, c’è oggi la difesa del Paese da quelle idee innaturali che costituiscono il fulcro dell’ultimo totalitarismo occidentale, un ritorno a valori che assicurano lo sviluppo della società e non il crollo del tessuto sociale: l’amore per la Patria, la famiglia tradizionale, i figli, il lavoro, la libertà di pensiero. E in questo senso si può parlare di rivoluzione conservatrice.
Se le forze di questa rivoluzione prevarranno, questo sarà un segnale di enorme portata che avrà il suo effetto anche in Europa e sarà il vero motore del cambiamento.