Durov continua a non capire

18.09.2024
Le recenti dichiarazioni di Durov indicano che sta lavorando con gravi illusioni sulla natura della sua situazione.

Dopo essere stato rilasciato su cauzione da un carcere francese, l'imprenditore russo Pavel Durov ha rilasciato diverse dichiarazioni che indicano che sta lavorando con gravi illusioni sulla natura della sua situazione. Ha descritto l'azione delle autorità francesi, che ha portato al suo arresto e alla sua detenzione in territorio francese, come “sorprendente e fuorviante”.

Ha poi continuato a mettere in discussione la premessa legale della sua detenzione e della successiva incriminazione, ossia che potrebbe essere ritenuto “personalmente responsabile dell'uso illegale di Telegram da parte di altre persone”.

È deludente vedere un sofisticato adulto cosmopolita di trentanove anni, traumatizzato come deve essere dalle sue recenti esperienze, ragionare come un bambino. Ci si sarebbe aspettati che una persona della ricchezza di Durov si assicurasse un'assistenza legale competente che lo aiutasse a comprendere i “fatti della vita” legali relativi al suo caso.
Ci sono due fatti fondamentali che l'avvocato scelto da Durov per rappresentarlo avrebbe dovuto spiegare al suo cliente. Tra l'altro, quell'avvocato è estremamente ben inserito nell'establishment francese e nel sistema giudiziario che sta perseguitando il suo disorientato protetto. Non sarebbe poco carino dire che la sua lealtà è dubbia.

Il primo e più fondamentale di questi fatti è la natura politica del caso. La situazione di Durov non può essere adeguatamente compresa se non a partire da questa realtà. Il riconoscimento di questo fatto non esclude completamente l'uso efficace di argomenti e rimedi legali, ma ne marginalizza l'impatto pratico. Il secondo fatto importante che un professionista legale coscienzioso, già durante il primo colloquio, avrebbe chiarito al suo cliente è che, nel mondo reale in cui Durov sta affrontando gravi accuse penali, assecondare nozioni intuitive di giustizia, compresa la premessa che una persona non può essere ritenuta penalmente responsabile per atti di terzi, è un approccio ingenuo e assolutamente fuorviante.

Pavel Durov è un individuo molto intelligente e, nel suo campo, molto realizzato. Ma su un altro piano è solo un nerd del computer e le sue azioni e dichiarazioni incoerenti ne sono la prova. Contrariamente a quanto sembra ritenere possibile e per quanto possa sembrare incompatibile con il concetto di giustizia naturale, in determinate circostanze un individuo può essere accusato penalmente per gli atti di terzi. I meccanismi che lo rendono possibile sono già saldamente in vigore. Non saremmo necessariamente in errore nel definire questi meccanismi come ripugnanti al senso naturale della giustizia, o addirittura come quasi-legali. Ma formalmente sono ben consolidati e sono componenti integrali del diritto penale. I sistemi politici tirannici sono liberi di invocare questi strumenti ogni volta che decidono di prendere di mira un fastidioso anticonformista come Pavel Durov.

Mentre su un binario si sta indubbiamente esercitando una pressione incessante su Durov, rilasciato condizionalmente ma ancora strettamente sorvegliato, affinché acceda alle richieste delle strutture dello Stato profondo e consegni le chiavi di crittografia di Telegram alle agenzie di sicurezza, su un binario parallelo si sta costruendo il caso legale contro di lui. Si baserà su una variante o un derivato della teoria della responsabilità oggettiva. I contorni esatti di questa variante devono ancora essere definiti man mano che il caso procede, e tutto dipenderà da come l'imputato risponderà alla combinazione di bastoni e carote che gli vengono messi davanti. Dal momento che non è stata offerta alcuna prova che dimostri che Durov, agendo personalmente in qualità di CEO di Telegram, sia stato complice di una qualsiasi delle attività incriminate elencate nel capo d'accusa, l'unica conclusione che si può trarre è che una versione di responsabilità oggettiva sarà il veicolo scelto per far valere le accuse. A meno che non capitoli, l'obiettivo è di metterlo in prigione per un lungo periodo, o almeno di minacciarlo in modo credibile di un tale esito per ottenere la sua collaborazione. La responsabilità oggettiva è uno strumento comodo perché offre molte scorciatoie all'accusa. Raggiunge l'effetto desiderato in assenza di prove di intento specifico e indipendentemente dallo stato mentale dell'imputato, eliminando così per l'accusa importanti ostacoli probatori.

Inoltre, fin dall'inizio del caso Durov si stavano gettando le basi per l'applicazione della dottrina dell'Impresa Criminale Comune [JCE - Joint Criminal Enterprise] sviluppata dal Tribunale dell'Aia, per la precisione la sua categoria III. Persino gli avvocati esperti che esercitavano presso il Tribunale dell'Aia non sapevano cosa fare di questa improvvisazione giuridica. Ma la loro incomprensione non ha impedito alle camere successive di condannare gli imputati a decenni di carcere, in tutto o in parte, sulla base di questa sentenza.

Durov è accusato di 12 capi d'imputazione, tra cui complicità nella distribuzione di materiale pedopornografico, spaccio di droga e riciclaggio di denaro. Va ricordato ancora una volta che non si sostiene nemmeno che Durov abbia commesso personalmente o partecipato intenzionalmente alla commissione di uno di questi reati. Le accuse derivano dall'accusa che le regole di moderazione lassiste di Telegram permettano un uso criminale diffuso della piattaforma da parte di altre persone, con le quali non si sostiene che Durov avesse un legame personale diretto o che fosse anche solo a conoscenza della loro esistenza.

Ma la caratteristica meravigliosa della categoria III della dottrina JCE, appositamente inventata dalle camere del Tribunale dell'Aia per venire incontro alla Procura in situazioni in cui non poteva creare nemmeno la parvenza di un nesso tra l'imputato e i crimini che gli vengono imputati, è che non richiede nessuna di queste cose. Una vagamente dedotta comunanza di intenti, unita al presupposto che l'imputato avrebbe dovuto essere in grado di prevedere, ma non ha impedito, la condotta illecita dei terzi con cui viene associato dall'Accusa, e con i quali non è necessario che abbia avuto una comunicazione diretta o addirittura una conoscenza personale, serve come collegamento sufficiente. Se, secondo il giudizio ponderato delle Camere, l'imputato ha contribuito in modo sostanziale a generare condizioni che hanno favorito la condotta illecita di terzi, questo è sufficiente. La prova che i terzi hanno commesso gli atti incriminati è una base sufficiente per condannare e non è praticamente possibile negare la responsabilità penale.

Se in relazione ai terzi l'imputato si trova in una posizione che il tribunale ritiene colpevole, non è necessario altro perché la responsabilità per la loro condotta sia imputata a lui.

I procuratori del sistema sono ansiosi di presentare queste e forse altre argomentazioni ancora più ingegnose a giudici comprensivi. Guai a chi siede sul banco degli imputati.

Questa è esattamente la direzione generale in cui si sta muovendo il caso Durov. In uno sviluppo inquietante ma altamente indicativo, i procuratori francesi stanno evidenziando i presunti reati di pedofilia di un singolo utente di Telegram, che per il momento è identificato cripticamente solo come “X”, o “persona sconosciuta” e che è sospettato di aver commesso crimini contro i bambini. L'obiettivo dell'accusa è di individualizzare e drammatizzare la colpa di Durov collegandolo a uno specifico caso di pedofilia, i cui dettagli possono essere rivelati in seguito. Se ciò si concretizzerà, alcuni o tutti i restanti capi d'imputazione potrebbero anche essere ritirati, senza pregiudicare l'obiettivo generale dell'accusa di incarcerare Durov per un lungo periodo di tempo, a meno che non scenda a compromessi. La pedofilia e l'abuso di minori meritano da soli una pena detentiva molto lunga, senza la necessità di combinarli con altre accuse spiacevoli.

A questo proposito, altrettanto minacciosa per Durov è l'attivazione, quasi a tempo debito, della sua ex-qualcosa in Svizzera, con la quale si presume abbia generato almeno tre figli fuori dal matrimonio. Prima della sua detenzione in Francia, Durov aveva capricciosamente interrotto il suo apanage mensile di 150.000 euro. Questo è stato un colpo finanziario che naturalmente l'ha lasciata scontenta e ricettiva al suggerimento degli organi investigativi di trovare qualcosa per vendicarsi del suo ex compagno. La donna ora accusa Durov di aver molestato uno dei figli che aveva concepito con lei. Si tratta di un'accusa nuova, indipendente e seria, il cui potenziale di ulteriori guai non deve essere sottovalutato.

Pavel Durov dovrebbe smettere di perdere tempo cercando di dare lezioni ai suoi rapitori francesi sull'illegalità della persecuzione a cui lo stanno sottoponendo. Sono completamente disinteressati ai principi filosofici e legali a cui Durov fa riferimento. Come i loro colleghi transatlantici, che danno prova di virtuosismo giuridico incriminando panini al prosciutto, con altrettanta facilità e con altrettanto poco rimorso professionale i procuratori francesi sono pronti a incriminare anche un bœuf bourguignon, se questo è ciò che il sistema che servono richiede loro. Molto più che una strategia legale, Durov ha ora bisogno di una posizione negoziale efficace (e forse anche di un corso accelerato di poker) per preservare l'integrità della sua impresa e riacquistare pienamente la libertà senza sacrificare l'onore. Per un'eccellente introduzione all'ordine occidentale basato sulle regole, Durov non deve guardare oltre la triste situazione del Dr. Reiner Fuellmich, l'avvocato tedesco-americano che da mesi langue in una prigione tedesca dopo essere stato preso di mira con accuse infondate per aver smascherato la frode della recente “emergenza sanitaria” che tutti ricordiamo.

Compreso correttamente, l'affare Durov dovrebbe essere una lezione di riflessione non solo per il suo protagonista, ma soprattutto per l'edificazione della frivola intellighenzia russa, che ancora si fa illusioni adolescenziali su dove l'erba sia più verde e continua a nutrire un petulante disprezzo per il proprio Paese, il suo stile di vita e la sua cultura.

Articolo originale di Stephen Karganovich:

https://strategic-culture.su/

Traduzione di Costantino Ceoldo