Domani la Macedonia alle urne per uscire dalla lunga impasse politica
Dopo una crisi politica durata oltre un anno e mezzo e lo spostamento di due date elettorali ad aprile e giugno, questa domenica i cittadini dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) si recheranno alle urne per le elezioni parlamentari anticipate. Sono oltre 1,7 milioni i cittadini macedoni chiamati al voto per l'elezione con metodo proporzionale dei 123 deputati del parlamento monocamerale di Skopje; i seggi saranno aperti domenica dalle 7 alle 19, mentre sono circa 20.500 i macedoni residenti all'estero con diritto di voto nelle sede preposte all'estero (in Italia a Roma e Venezia). Le elezioni dell'11 dicembre sono le none dall'indipendenza della Fyrom nel 1991, le quarte di seguito indette in anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura. Undici sono i partiti politici della Fyrom ammessi a prendere parte alle elezioni di domenica: la coalizione per una Macedonia migliore (quella attorno al partito governativo Organizzazione rivoluzionaria interna-Partito democratico per l'unità nazionale, Vmro-Dpmne), Unione socialdemocratica di Macedonia (Sdsm), Unione democratica per l'integrazione (Dui), Partito democratico degli albanesi (Dpa), Pdp, Lp, movimento Besa, coalizione Cambiamento e Giustizia, Vmro-Coalizione per la Macedonia, Alleanza per gli albanesi e il partito di sinistra Levica.
Tuttavia la reale competizione per la formazione del governo come sempre è molto più ristretta e vede nuovamente come favorito il partito Vmro-Dpmne, guidato dall'ex premier Nikola Gruevski, che ha guidato gli esecutivi di Skopje senza interruzioni dal 2006. Secondo il sondaggio pubblicato questa settimana dall'Istituto di ricerca macedone "Pavel Satev", il Vmro-Dpmne è la formazione politica che gode del sostegno più ampio nella popolazione macedone con il 27,8 per cento delle preferenze. Il partito che ha governato negli ultimi dieci anni nel paese balcanico si conferma al primo posto, mentre in seconda posizione si colloca il partito di centrosinistra Sdsm che otterrebbe il 16,2 per cento dei voti. Primo tra i partiti della minoranza albanese è l'Unione democratica per l'integrazione, che tuttavia con il 4,8 per cento dei consensi vede assottigliarsi il suo vantaggio nei confronti del Movimento Besa (3,2 per cento), Partito democratico degli albanesi (2,3 per cento), Alleanza per gli albanesi (1,5 per cento) e Levica (0,9 per cento). L'altra forza di centrodestra "Coalizione Vmro per la Macedonia" otterrebbe, stando al sondaggio, solamente lo 0,5 per cento dei voti.
La campagna elettorale nella Fyrom si è svolta sino ad ora senza problemi significativi, in contrasto con il clima di tensioni che ha caratterizzato la situazione politica nel paese dalla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche nella primavera 2015. Ma non sono mancati scambi di accuse tra i leader dei due maggiori partiti, Gruevski (Vmro-Dpmne) e Zoran Zaev (Sdsm). Il principale terreno di scontro è stato senza dubbio quello legato alla proposta del Sdsm di introdurre il bilinguismo nella Fyrom; tale mossa finalizzata alla conquista del voto dell'elettorato albanese, minoranza che rappresenta circa un quarto della popolazione della Fyrom, è stata molto contestata dal Vmro-Dpmne che ha parlato di "minaccia all'unità del paese". Il leader del partito di centrosinistra macedone ha fermamente smentito le accuse fatte nei suoi confronti riguardo la proposta di rendere la lingua albanese ufficiale nella Costituzione del paese: "Domenica prossima dimostreremo a tutti che siamo in grado di andare avanti uniti come mai prima d'ora, e voteremo per il benessere della nostra terra. Il vostro voto dovrà puntare ad una nazione equa e democratica, rivolta al benessere dei cittadini", ha affermato Zaev.
Il leader del Sdsm ha accusato i conservatori guidati dall'ex premier Gruevski di aver portato avanti una politica di "quasi nazionalismo" negli ultimi dieci anni. "Non vogliamo una suddivisione federale, ma una Macedonia unita, europea", ha spiegato Zaev, rispondendo alle accuse di Gruevski secondo cui con l'introduzione del bilinguismo "la Macedonia sarebbe divisa" diventando "uno stato federale basato su due entità separate". La scelta di puntare ad inserire l'albanese come lingua ufficiale rappresenta una novità per il partito Sdsm, in grado di conquistare qualche voto considerando anche una situazione piuttosto frastagliata nella proposta elettorale dei partiti albanesi, che non sono riusciti ad unirsi in un fronte comune.
L'elettorato albanese è un bacino importante per determinare gli equilibri post-elettorali: su una popolazione di circa 2,1 milioni di abitanti, il 63 per cento sono di etnia macedone e il 25 per cento di etnia albanese. Il maggiore partito della minoranza albanese tradizionalmente entra di diritto a fare parte della coalizione di governo a Skopje; gli ultimi esecutivi guidati dal Vmro-Dpmne hanno visto questo ruolo di partner di coalizione affidato al Dui. Il partito guidato da Ali Ahmeti (Dui) sembra tuttavia quello maggiormente in calo nei sondaggi, e secondo le ultime previsioni richiederebbe di perdere il ruolo di maggiore partito della comunità albanese, non in favore dell'altro storico partito della minoranza Dpa, ma dal movimento Besa guidato da Afrim Gashi. Durante il suo ultimo comizio a Gostivar, Ahmeti ha rinnovato il suo invito all'elettorato della minoranza albanese a non disperdere i loro voti in modo da favorire la presenza di una partito forte che rappresenti i diritti della componente minoritaria da lui rappresentata.
In ogni caso le divisioni nell'elettorato albanese, pur potendo portare alcuni voti in più al Sdsm, non dovrebbero rappresentare una reale minaccia per il predominio del partito Vmro-Dpmne. Secondo l'ex premier Gruevski, che è anche capolista del Vmro-Dpmne nella quarta circoscrizione elettorale macedone, "solamente ottenendo 63 seggi nel parlamento sarà possibile per la Macedonia mettere fine alla crisi politica e all'instabilità degli ultimi anni". "Questo risultato permetterà stabilità politica ed un graduale progresso per la Macedonia", ha detto l'ex premier. In caso di una nuova affermazione elettorale, i conservatori potranno scegliere il partito della minoranza albanese con cui formare la coalizione di governo, anche se sembra difficile che tale ruolo possa essere affidato al movimento Besa fortemente contrario all'esecutivo uscente formato da Vmro-Dmne e Dui.
La comunità internazionale sostiene fortemente le elezioni dell'11 dicembre, che vengono considerate come una possibile via di uscita del paese balcanico dallo stallo politico degli ultimi anni e come un primo passo per il rilancio del percorso di integrazione europea. Lunedì, a margine del Consiglio Affari esteri dell'Ue, si svolgerà una colazione di lavoro tra i ministri Esteri dell'Ue e i rappresentanti della Fyrom. L'incontro, organizzato da Ungheria, Austria e Slovenia, servirà a fare il punto sulla situazione nel paese il giorno seguente alle elezioni politiche. L'Ue si attende dal prossimo governo la ripresa del cammino delle riforme, per riportare il paese su un percorso che permetta a Bruxelles di prendere in considerazione l'apertura dei negoziati di adesione, nonostante l'opposizione fin qui mostrata in particolare da Grecia e Bulgaria. Secondo quanto spiegato ieri a Bruxelles da una portavoce della Commissione Ue, Maja Kocijancic, le elezioni di domenica "rappresentano l'opportunità di avere un nuovo inizio e tornare su un percorso di integrazione nell'Ue". Kocijancic ha precisato che gli osservatori internazionali saranno presenti su terreno.
Un aspetto cruciale è rappresentato dalla regolarità del processo elettorale, in modo da raggiungere un risultato quanto più possibile condiviso e senza dare adito ad accuse di irregolarità che possano nuovamente delegittimare il nuovo governo di Skopje. L'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr) dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha lanciato una consistente missione di monitoraggio elettorale nella Fyrom. Questa è composta da una squadra di 14 esperti con base a Skopje e da 20 osservatori di lungo termine; inoltre, la missione ha richiesto ai paesi Osce di fornire 300 osservatori di breve periodo, che siano operativi nei giorni subito prima e dopo le elezioni. "Gli operatori della missione valuteranno lo svolgimento delle elezioni sulla base delle disposizioni Osce e di altre istituzioni democratiche internazionali, oltre alla legislazione nazionale macedone", ha dichiarato Tana de Zulueta, capo della missione Osce a Skopje.
Gli osservatori internazionali hanno il compito di monitorare attentamente tutte le fasi del processo: l'iscrizione dei candidati e delle liste, le campagne elettorali, il lavoro svolto dall'amministrazione pubblica e dagli organi di governo, l'applicazione delle leggi inerenti al procedimento e l'operato dei media nazionali nella campagna elettorale. L'11 dicembre saranno oggetto di controlli l'apertura delle urne, i voti, il conteggio e la stesura della tabella dei risultati. La missione Osce/Odihr dovrà presentare un rapporto intermedio sull'andamento della sua missione; successivamente dovrà pubblicare le osservazioni e i giudizi preliminari il giorno successivo alle elezioni, e solo dopo otto settimane verrà emanato il comunicato finale sull'esito dei processi di monitoraggio e relativi risultati. Anche l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Euoropa (Pace) ha inviato una sua missione elettorale nel paese balcanico.
Intanto il presidente macedone Gjorge Ivanov ha invitato oggi i cittadini macedoni ad andare a votare "secondo le proprie convinzioni esprimendo la propria fiducia verso la formazione politica che ritenete sia la migliore scelta per la Repubblica di Macedonia". Il capo dello stato ha invitato inoltre tutti coloro che sono coinvolti nel processo elettorale a dimostrare "cultura politica e rispetto della Costituzione e delle leggi del paese". "Completiamo il processo che ci ha portato alle elezioni politiche anticipate con dignità, come un paese con una esperienza democratica di 25 anni dovrebbe fare. Abbiamo dimostrato in diverse occasioni finora che noi possediamo la capacità istituzionale e democratica di amministrare le elezioni in modo equo e imparziale", ha detto il presidente. "In un'atmosfera democratica, mi aspetto l'unanime riconoscimento della volontà popolare l'11 dicembre, in maniera da segnare l'inizio della fine della crisi politica, così come l'avviamento di un processo di riconciliazione in Macedonia", ha concluso Ivanov.