Cosa c’è che non va in Europa?

27.04.2017
La crescita infinita non è altro che una illusione liberale. La caduta della classe media è la dura realtà sotto i nostri occhi.

Al fine di comprendere correttamente la natura della crisi attuale, dobbiamo analizzare brevemente la situazione nel suo complesso. Suggerisco tre livelli di analisi:

·       ideologico

·       economico

·       geopolitico

L’ideologia liberale è la fonte del problema

Ideologicamente, il problema è il liberalismo che è stato imposto all’Europa e al resto dell’umanità dal mondo anglosassone come la sola e unica ideologia ufficiale. Il liberalismo afferma solo l’identità dell’individuo e proibisce ogni tipo di identità collettiva od organica. Pertanto, passo dopo passo, il liberalismo rifiuta la religione, la nazione, il genere, e l’appartenenza in generale allo scopo di rendere l’individuo completamente libero da qualsiasi tipo di olismo. Una manifestazione politica chiave di questo problema è il gender: i liberali insistono sulla “natura opzionale” del genere e la presentano come una scelta individuale. Prima la lotta liberale era incentrata sulla scelta individuale della religione o nazionalità, ma ora ha raggiunto lo stadio del genere.

Un altro problema cruciale è l’immigrazione. Rifiutando di riconoscere le identità religiose o culturali, o anche l’identità di genere, un immigrato non è considerato un portatore di una diversa identità. Piuttosto, è considerato solo un’altra individualità atomizzata. Così, il liberalismo distrugge ogni senso di identità collettiva e, come logico seguito, il liberalismo distrugge l’identità europea (con la cosiddetta tolleranza e teoria dei diritti umani). Insieme alla intensiva distruzione dell’identità sessuale, accelera la fine della società come tale. Il fatto stesso di accettare il liberalismo come ideologia mainstream garantisce la fine dell’Europa stessa.

L’ultimo passo nello sviluppo del liberalismo sarà la negazione dell’identità umana come una identità affatto collettiva. Così, il trans-umanesimo sarà accolto come parte del programma liberale di domani.

Il liberalismo è un’ideologia nichilistica. Insiste sulla libertà da ogni tipo di identità collettiva, ma non suggerisce mai nulla di positivo. Quando era in competizione con le ideologie totalitarie del passato, comunismo e fascismo, il liberalismo sembrava essere concreto e attraente perché negava tali totalitarismi postulando se stesso come una vera alternativa. Ma quando la competizione tra totalitarismi è stata superata, la natura nichilistica del liberalismo è venuta alla luce. Esso può solo negare, non può affermare nulla di costruttivo. Non è una ideologia di libertà positiva, ma di libertà negativa. Sebbene ieri questo non fosse così esplicito, oggi è chiaro.

Il liberalismo è divenuto totalitario. Non c’è la libertà di essere liberali. Si deve essere liberali. Si può scegliere di essere un liberale di sinistra, di destra o di centro e, nei casi estremi, si può essere un liberale di estrema sinistra o di estrema destra, ma si deve sempre essere un liberale. Se si è accusati di essere illiberale dai liberali, allora si è finiti, etichettati come estremisti, terroristi, e così via. I liberali possono solo tollerare persone liberalmente tolleranti. Se non si è tolleranti nel senso liberale, allora si è intollerabile.

Cosa possiamo opporre al liberalismo? Nel ventesimo secolo, c’erano due opzioni: comunismo (socialismo) e fascismo. Entrambe hanno fallito storicamente, vale a dire politicamente, filosoficamente, militarmente ed economicamente. Ora esse esistono solo come simulacri. Sono entrambe iper marginali o sono manipolate dal liberalismo. Da qui l’utilizzo da parte dei liberali del post-modernista liberal-comunismo, anarchismo, trotskismo, e liberal-fascisti nel servizio di promuovere la loro causa esattamente allo stesso modo in cui il fondamentalismo islamico è usato come arma degli Stati Uniti. Quindi, la mia idea è quella di opporsi al liberalismo (la prima teoria politica) non con la seconda teoria politica (marxismo) o la terza (fascismo) ma con una quarta. Ho sviluppato questa idea nel mio libro The Fourth Political Theory, che è stato tradotto in molte lingue. Noi abbiamo bisogno di combattere il liberalismo, di rifiutarlo, di decostruirlo completamente. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di fare questo non in nome della giustizia di classe (come nel marxismo) o nel nome della nazione (come nel fascismo) o della razza (come nel nazismo), ma nel nome dell’unità organica del popolo, della giustizia sociale e della democrazia reale. I liberali interpretano la democrazia come il dominio delle minoranze. Noi abbiamo bisogno di recuperare il significato originario del termine in cui la democrazia è il dominio della maggioranza, della maggioranza organica, della maggioranza che condivide una identità comune, ossia il dominio del popolo unito storicamente e culturalmente.

Il capitalismo finanziario è una catastrofe

Economicamente il problema sta nel fatto che il capitalismo finanziario pretende di aver superato il settore dell’industria produttiva a favore della tecnologia del mercato azionario. Tale capitalismo è monopolistico e crea bolle anziché sviluppare l’infrastruttura economica. Una tale economia è basata sulla speculazione finanziaria (del tipo di George Soros) e si aggrappa all’illusione della crescita infinita. Questo contraddice la realtà. La classe media non sta crescendo più e la crescita dei mercati finanziari non corrisponde alla crescita del settore produttivo reale. Dare tutta l’attenzione alle istituzioni finanziarie e promuovere la delocalizzazione del settore produttivo nei paesi del terzo mondo nel solco della globalizzazione è la strada per l’abisso. Le prime ondate di crisi sono già passate, ma nuove ondate saranno qui presto. Il collasso economico dei paesi del sud Europa come la Grecia e, nel prossimo futuro Italia e Spagna, è solo la punta dell’iceberg dell’immensa catastrofe. L’unità europea si basa sulla piena accettazione di questa logica del capitalismo finanziario. Ancora oggi solo la Germania lotta per mantenere l’economia in contatto con le realtà industriali, rifiutando di imbarcarsi sul treno verso il nulla. Questa è la ragione dell’isteria anti-tedesca in Europa e negli Stati Uniti. L’economia tedesca potrebbe essere l’ultima economia produttiva, mentre le altre sono già economie virtuali.

Pertanto, abbiamo bisogno di ricostruire l’Europa su fondamenta economiche alternative.

La crescita infinita non è altro che una illusione liberale. La caduta della classe media è la dura realtà sotto i nostri occhi. La via d’uscita da tutto ciò è una revisione completa dei miti del capitalismo finanziario.

Il traduttore: Donato Mancuso