Controiniziazione: osservazioni critiche su alcuni aspetti della dottrina di René Guénon [5]
Dall’asino rosso al papa romano
Tra i principali esempi di contro-iniziazione che Guénon indicava c’era il culto del dio egizio Set, i cui resti sono sopravvissuti fin dai tempi più antichi, insieme a molteplici culti dei serpenti in Medio Oriente. Secondo Guénon, la misteriosa confraternita dell’Asino Rosso (o Drago Rosso) esiste ancora oggi e dirige segretamente i principali processi di civilizzazione in una vena infernale. Se ci allontaniamo dal sapore “poliziesco” di questa concettualizzazione, si presenta un’altra considerazione: Come può un gruppo esoterico di persone impegnate nel sacro – anche se in una dimensione così infernale, serpentina e forse frammentaria – aver provocato la completa ignoranza del sacro da parte del mondo moderno e aver contribuito alla diffusa affermazione del primato della quantità e all’approccio radicalmente anti-iniziatico caratteristico dello stile di vita moderno?
Rispetto al sistema maniacale di menzogne globali che vediamo nei moderni mass media, nella cultura utilitaristica secolare e negli stili di vita quotidiani, gli eventuali “adoratori di serpenti” sarebbero un gruppo esotico e piuttosto simpatico di romantici marginali. Dietro l’aggressione antisacrale del mondo moderno deve esserci una realtà molto più formidabile e profonda delle macchinazioni di qualche esotico “mago nero”. È difficile che gli scarti di antichi culti, anche i più sinistri, possano essere responsabili del collasso antisacrale del mondo moderno. È difficile che una setta oscura e palesemente minuscola possa esercitare una tale universalità da essere in grado, in teoria, di influenzare efficacemente gli eventi più importanti della storia mondiale e, soprattutto, di plasmare il clima intellettuale prevalente. Se qualcosa del genere è realmente accaduto, non è possibile che un’organizzazione del genere sia passata inosservata e che su di essa circolino informazioni che, per quanto distorte, approssimative e sbagliate, sono comunque ampie.
Il discorso cambia ancora se prendiamo i portatori di una qualche tradizione metafisica radicalmente opposta alla cultura religiosa dominante per rivendicare il ruolo di controiniziativa. Ad esempio, un pars (zoroastriano) del tutto rispettabile e pio potrebbe finire in India e, in un modo o nell’altro, accedere all’influenza sulle sfere più importanti.[8] Nel contesto dell’induismo, egli svolgerebbe una funzione apertamente contro-iniziatica, nella misura in cui la metafisica zoroastriana è fondata sul principio Dvaita, mentre l’asse metafisico dell’induismo è Advaita. Una tale sovversione metafisica sarebbe molto più distruttiva rispetto, ad esempio, alle antinomie poste dalle sette radicali shaiviste che, pur essendo eticamente discutibili per il loro divoramento rituale di persone, le sinistre pratiche necromantiche in terre desolate e cimiteri, le loro orge tantriche, ecc. non mettono in dubbio la linea metafisica principale dell’Advaita-Vedanta – al contrario, la rafforzano, la affermano e la difendono.
Le attività di un ebreo cabalista all’interno, ad esempio, della tradizione islamica o di un Paese cristiano, avrebbero lo stesso carattere contro-iniziatico, e la loro efficacia (negativa) sarebbe maggiore in relazione alla profondità e alla raffinatezza con cui il cabalista comprende la metafisica della propria tradizione (e viceversa). [A rigore, un metafisico ortodosso che sia perfettamente consapevole di tutte le implicazioni metafisiche del dogma della Trinità e che comprenda l’intera profondità delle contraddizioni tra il Vangelo cristiano e il creazionismo alienato dell’ebraismo e dell’islam, per volontà del destino, verrebbe coinvolto nelle più importanti questioni culturali-religiose dei Paesi e delle culture associate alla stretta tradizione abramitica, e potrebbe tutti insieme arrecare un danno irreparabile alla loro ideologia ufficiale (e ai suoi limiti nella cultura e nella politica) – naturalmente, questo sarebbe un “danno” dal punto di vista della stabilità e della conservazione della creatività abramitica nella sua forma più antica. In pratica, la presenza di questi gruppi religiosi (ed esoterici) palesi o occulti in diversi Stati è un fatto ovvio, mentre gli “adoratori di serpenti” sono completamente sconosciuti o sono stravaganti stranezze marginali.
Passiamo ora alla civiltà occidentale, che è la culla delle tendenze antisacrali. In Occidente, le tendenze controiniziatiche che hanno prodotto il risultato mostruoso che vediamo oggi si sono sviluppate in diverse fasi. La prima fase, associata all’escatologia ortodossa, è stata trascurata da Guénon, che aveva un’opinione chiaramente inadeguata della tradizione cristiana. Questa prima fase consiste nella caduta di Roma dall’Ortodossia, nella modifica del Simbolo di Fede da parte di Carlo Magno e nel passaggio dalla concezione ortodossa ed escatologica della “sinfonia delle potenze” (associata alla metafisica del “detentore”, il Katechon) al modello papista (guelfo), contro il quale si oppongono gli imperatori ghibellini degli Hohenstaufen, cari a Guénon quanto a noi. [Le fonti principali della controiniziazione in Occidente vanno quindi ricercate nella Scolastica cattolica e nel Vaticano.
A differenza dell’Ortodossia, il Cattolicesimo ha perso la sua componente esoterica e questo ha scatenato un intero spettro di organizzazioni iniziatiche di vario tipo (ermetiche, proto-massoniche, ecc.). Dato che queste organizzazioni iniziatiche provenivano da un contesto extracristiano (dai culti precristiani e dalle tradizioni islamica ed ebraica), qualsiasi alleanza con la Chiesa exoterica non era fondata sulla sintesi e sull’unità organica, ma sul conformismo e sulle convenzioni. Questa civiltà cattolica era così inorganica e instabile che, anche nei suoi periodi migliori (come il Medioevo), ospitava una serie di elementi dubbi e a volte apertamente contro-iniziatici.
Questo compromesso insostenibile fu infine scosso ed entrambe le componenti della tradizione occidentale entrarono in aperta contraddizione. Il cattolicesimo rifiutò l’esoterismo non cristiano e scese infine al livello della contraddittoria morale giudeo-cristiana secolarizzata. L’esoterismo autonomo, nella forma della Massoneria, divenne un apparato distruttivo e razionalistico, essenzialmente anticristiano e antiesoterico. Queste metà dell’insieme in disfacimento sono state segnate da caratteristiche contro-iniziatiche: per lo meno, nella maggior parte dei casi il percorso spirituale verso la realizzazione metafisica non si è potuto arrestare ai primi stadi, ma è stato simulato, forgiato, alienato e trasformato nel suo opposto. Il primo e più significativo accordo di tale degenerazione fu il rifiuto della completezza della metafisica ortodossa. Questo fu il passo più decisivo verso la controiniziazione del mondo cristiano.
Dopo essere rimasti per un certo tempo nell’ambito di un cristianesimo pienamente unificato (al tempo stesso ortodosso e cattolico), che aveva conservato la pienezza della sua autentica metafisica e iniziazione, i popoli e gli Stati dell’Occidente hanno infine, in un momento catastrofico, spezzato questa catena. Ciò è stato sancito dall’introduzione del dogma del Filioque e dal conferimento sacro-non autorizzato dello status di “imperatore” ai re franchi prima che ai loro simili – questo ha distrutto la sinfonia dei poteri in Occidente. Il moralismo cattolico (e poi del tutto secolarizzato-protestante), più il razionalismo anticlericale, burocratico, filantropico e demagogico della massoneria – tutto questo era molto più contro-iniziatico dal punto di vista della metafisica ortodossa a tutti gli effetti di qualsiasi spruzzata di anti-Chiesa, pagani o addirittura “luciferiani” in Occidente, che forse non rappresentavano altro che parossismi di nostalgia per la Tradizione completa e totale, di cui non era rimasto in Occidente nemmeno un accenno da tempo immemorabile.
Questa combinazione di cristianesimo antimetafisico occidentale (cattolicesimo e soprattutto protestantesimo anglosassone) e massoneria razionalistica (con la partecipazione attiva del fattore ebraico, che ha svolto un ruolo concettuale significativo nella degradazione dell’Occidente – del resto, la caduta di Edom, il “mondo cristiano”, è la condizione del trionfo del messianismo giudaico [11]) è ciò che sta alla base del paradigma velenoso del mondo moderno. Il ruolo dei “satanisti” o dei “rappresentanti dell’Ordine di Set” in tutto questo non è solo trascurabile, ma generalmente nullo, tanto più che il fatto stesso dell’esistenza di tale ordine è presuntivo e basato su prove estremamente dubbie. Guénon ha citato l’illustrazione di un artista del Cairo che raffigura uno strano mostro, la cui statua sarebbe stata vista in un santuario segreto.[12] Cosa avrebbe detto Guénon dei dipinti di Dalì, Ernst o di migliaia di altri artisti d’avanguardia che hanno raffigurato creature mostruose sulle loro tele e raccontato migliaia di storie allucinatorie e narcotiche?
Molto eloquente a questo proposito è la storia di Léo Taxil, lo scandaloso autore della fine del XIX secolo che si celava dietro le rivelazioni falsificate delle macchinazioni dei “satanisti”. Per i cattolici, Leo Taxil descriveva i segreti della “massoneria satanica”, mentre per i massoni esponeva le “perversioni” e la “magia dei libri neri” del clero cattolico. In realtà, al di là dei suoi scopi personali chiaramente avventurosi, Taxil mostrava abilmente come i rappresentanti di entrambe le organizzazioni occidentali (l’una incarna l’essoterismo, l’altra l’esoterismo) non fossero tanto “adoratori del diavolo” quanto sciocchi creduloni. Questa grottesca idiozia, sia da parte dei conservatori che dei progressisti, è forse il segno più espressivo di quella parodia che Guénon stesso ha definito il facilmente riconoscibile “sigillo del diavolo”.
In effetti, alcuni tradizionalisti e alcuni seguaci di Guénon non sono riusciti a evitare la stessa sorte, poiché ripetono acriticamente varie massime del maestro (spesso francamente discutibili) e sono giunti alla stessa “parodia scolastica”, i cui segni erano stati chiaramente notati dal ben più saggio e anticonformista, sebbene non meno controverso, barone Julius Evola.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini