Controiniziazione: osservazioni critiche su alcuni aspetti della dottrina di René Guénon [3]
Contraddizioni inter- e intra-religiose
Da un lato, esistono profonde contraddizioni tra i sistemi religiosi tradizionali che appartengono ai regni superiori della metafisica. D’altra parte, queste forme tradizionali non sono immutabili, ma sono soggette a leggi cicliche. Le tradizioni attraversano periodi difficili di incarnazione storica, tra i quali, oltre alle naturali fasi di ascesa e caduta, esistono momenti ancora più paradossali che comportano l’emendazione della natura interna, l’alienazione e la trasformazione in qualcosa di essenzialmente diverso pur mantenendo gli attributi esterni.
Il più delle volte, questi momenti inquietanti non possono essere ridotti a un qualche “trionfo delle tendenze negative”, così come viene visto dalla tradizione exoterica e dalla morale derivata dalla lettera delle forme sacre. Per esempio, la tradizione islamica può degenerare senza che le sue autorità neghino pubblicamente il principio del monoteismo o la missione di Maometto, e i cristiani non hanno affatto bisogno di adorare altri dei (o Satana) per rompere con la fonte e lo spirito della Chiesa. Se tutto fosse così semplice, la storia sarebbe un dispositivo elementare e meccanico con un funzionamento prevedibile e un futuro facilmente prevedibile. In realtà, questo è il modo in cui molte cose sono viste da quelle persone che si distinguono per una visione ingenua (per non dire idiota) del mondo, indipendentemente dal fatto che siano “conservatori” o “progressisti”. Solo una profonda comprensione del nucleo interno della tradizione, la reale realizzazione dei suoi livelli superiori, ci permette di isolare e cogliere ciò che è più importante ed essenziale, e ciò significa discriminare accuratamente tra il vero asse dell’ortodossia e l’alienazione, la deviazione, la simulazione e la degenerazione. Non esistono criteri puramente esterni a questa domanda. Non bisogna sopravvalutare il “diavolo”: se fosse così semplice come pensano i moralisti, difficilmente avrebbe potuto partecipare alla storia umana in modo così attivo, così a lungo e, soprattutto, così irriconoscibile.
Ad esempio, lo scisma del mondo cristiano in Chiese d’Oriente e d’Occidente è stato tutt’altro che un evento puramente exoterico. Dietro lo scisma si celano le più profonde ragioni metafisiche. Lo stesso vale per il mondo islamico e la divisione in sciiti e sunniti. La tradizione sunnita (in particolare il wahhabismo) crede nell’alta autorità del sultano Yazid, che ha ucciso Ali, cioè il cugino di Maometto che per gli sciiti è il polo spirituale (qutb), il primo Imam. Dietro questa contraddizione si nascondono discrepanze molto più profonde di natura puramente metafisica. [5]
In un certo senso, le cose non sono più semplici nel caso dell’Induismo, in cui il Vishnuismo e lo Shaivismo non sono così armoniosi l’uno con l’altro come potrebbe sembrare a prima vista. Ad esempio, le tracce di questo dualismo sono visibili nel Mahabharata, la cui redazione fu senza dubbio opera di ambienti vishnuisti. I Kaurava, i nemici dei Pandava e i cattivi inveterati, sono rappresentati come ispirati da Shiva e dal suo seguito, al punto che Shiva è considerato una “essenza sottile” in contrasto con la natura metafisica e puramente spirituale di Krishna, l’avatar di Vishnu. Il parallelo con il “diavolo” si impone in questo caso, soprattutto se si considera l’indicazione di Guénon secondo cui il “diavolo” appartiene al “piano sottile”[6].
Se applichiamo l’approccio tradizionalista ad altre forme sacre oltre all’induismo e al sufismo, ci troviamo in una situazione in cui diventa impossibile parlare di contro-iniziazione come qualcosa di universale e opposto all’esoterismo universale senza cadere nella mitomania o in un dualismo moralistico che, teoricamente, dovrebbe essere stato superato nella misura in cui stiamo considerando la sfera dell’esoterismo. In altre parole, ogni forma sacra dotata di unicità metafisica formula a suo modo la propria teoria su cosa sia per essa (e non solo per essa) la “controiniziazione”. Allo stesso tempo, le posizioni delle diverse tradizioni possono coincidere per alcuni aspetti, mentre per altri possono divergere. Si arriva così ad affermare l’assenza di un’unica dottrina o organizzazione controiniziatica. Tutto ciò che viene abitualmente incluso nella nozione di “controiniziativa” risulta essere una realtà plurale, complessa e multipolare. La definizione della natura e della forma di una dottrina controiniziatica deriva quindi dalla particolarità metafisica di ogni tradizione concreta.
Non si può negare che, negli ultimi secoli, si sia verificato un processo ampio e globale che rappresenta senza dubbio una tendenza chiaramente pronunciata alla costruzione di una società anti-tradizionale basata su principi radicalmente opposti alla somma di quelli che costituiscono la base di ogni tradizione.
Ma c’è un’eccezione: L’ebraismo. Nella prospettiva religiosa e metafisica dell’ebraismo, gli ultimi secoli, a partire dal 1240 e soprattutto dal 1300, sono visti come il preludio del trionfo messianico. La caduta della civiltà cristiana e la liberazione politica dell’ebraismo (per non parlare dei successi contemporanei del sionismo politico e dell’istituzione dello Stato di Israele) non sono visti come altro che il più grande progresso metafisico. Così, su una questione su cui la maggior parte delle tradizioni concorda pienamente, c’è l’eccezione dell’ebraismo.
Anche la rinascita esterna delle religioni confessionali negli ultimi anni, dopo diversi secoli di processi attivi di de-sacralizzazione e secolarizzazione, non rientra nella logica tradizionalista. Sebbene questo [rinnovato] interesse per la religione non sia una parodia così facilmente esponibile come il neo-spiritualismo e la “New Age”, è chiaro che non si tratta di una vera e propria rinascita spirituale.
In breve, il problema della “deviazione dell’esoterismo”, o della controiniziazione, è complicato non solo dalle contraddizioni interconfessionali, le cui origini possono essere ricondotte alla metafisica, ma anche dalle trasformazioni interne a queste tradizioni in relazione alle fasi della loro storia.
A tutto ciò si aggiungono casi anomali (l’ebraismo, il nuovo interesse per le religioni in Occidente, ecc.) che sembrano contraddire la tendenza abbastanza evidente alla progressiva secolarizzazione, sulla base della quale Guénon ha cercato di avvalorare la sua teoria della contro-iniziazione e il piano planetario di quest’ultima per preparare il “regno dell’Anticristo”.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini