Che cos’è il mondo multipolare dal punto di vista dell’Africa libera?
Nel prendere la parola a questa conferenza internazionale di Mosca sulla costruzione del multipolarismo globale, vorrei ringraziare gli organizzatori e salutare l’enorme speranza che l’idea di un mondo non egemonico sta suscitando in tutto il mondo. Originario dell’Africa e cittadino adottivo della Francia, sto vivendo un momento di persecuzione in Francia, soprattutto dal 2021, a causa del mio contributo al risveglio dei popoli africani e occidentali contro il neocolonialismo francese, l’imperialismo occidentale, l’imperialismo mediorientale e il dispotismo africano. Sono appena stato escluso per tre mesi dalla mia cattedra dal Ministero dell’Istruzione francese per aver criticato, al di fuori delle mie lezioni, le politiche neocolonialiste della Francia e dell’Occidente in Africa. Questo dimostra la rinnovata serietà dell’atto di pensare e di esprimersi in dissonanza, nel cuore di una società che si diceva patria delle libertà universali e che oggi si rivela pericolosa per me come Atene lo fu per Socrate.
Prendere la parola in queste condizioni in questa conferenza internazionale mi dà l’opportunità di chiedere una grande mobilitazione delle forze civiche e spirituali del nostro pianeta per proteggere le libertà di apprendimento, di pensiero, di opinione, di espressione e di associazione di ogni popolo, di ogni civiltà, di ogni individuo, nel rispetto delle tradizioni più profonde della specie umana. Perché la difesa di queste forze civiche e spirituali del logos umano, radicate nella più lunga coscienza della civiltà umana, è la conditio sine qua non della vittoria delle forze cosmiche contro le forze apocalittiche che ancora dominano il nostro pianeta, sotto il segno di quello che René Guénon ha giustamente chiamato “il regno della quantità”, un vero e proprio culto del vitello d’oro che segnala il trionfo dell’avidità, della rapina, della nefandezza e della perversione di tutti e tutto come norme supreme dell’ordine mondiale.
Quando sento parlare di multipolarità, mi risuonano in mente due concetti e un’opposizione logica. Multi si riferisce a ciò che è multiplo, quindi disperso, separato, atomizzato. Mentre il concetto di polarità suggerisce sia un centro a parte, sia un’opposizione dialettica, tra poli, centri separati. Infatti, la parola greca polos, in latino polus, designa originariamente un asse, un’estremità o un centro di rotazione. La nozione di multipolarità porta quindi con sé una potenziale contraddizione tra il multiplo, che separa, oppone e disperde da un lato, e il polo, che concentra, raccoglie e unisce dall’altro. Come concepire allora un mondo multipolare? Sarebbe ancora un mondo se fosse multipolare? E sarebbe davvero multipolare senza il presupposto di un’unità reale, potenziale o logica del mondo? Come si vede, la difficoltà del concetto di “mondo multipolare” risiede nella sua duplice intenzione ermeneutica di unire e separare, di riunire e distinguere. Di conseguenza, non vedo una sola forma possibile di multipolarità, ma almeno tre: multipolarità atomistica/ multipolarità scismatica/ multipolarità dialogica o intersoggettiva. Questi sono infatti i tre modelli di multipolarità oggi disponibili per il nostro progetto di mondo.
La multipolarità atomistica pone la dispersione come modello assoluto della realtà sociale umana. Le civiltà dell’Africa nera, dell’Occidente, dell’Oriente, dell’America, dell’India, della Russia, ecc. sarebbero fenomeni sui generis. L’umanità sarebbe un aggregato di umanità discontinue per essenza, separate in linea di principio dal fatto di apparire spontaneamente e in modo multiplo in punti e momenti separati della geografia e della storia. In una tale visione del mondo, i popoli, le civiltà, le nazioni e gli Stati dovrebbero avere come ideale assoluto l’autarchia, e ogni uomo per sé sarebbe l’apice dell’esperienza umana. È chiaro che una simile visione dell’umanità, basata sull’irrazionalità della teoria poligenica della storia umana, alimenterebbe facilmente le fantasie e le tragedie familiari del razzismo, del colonialismo, dell’imperialismo, dell’etnocentrismo e della totale indifferenza verso l’Altro umano. Il multipolarismo atomistico non è quindi adatto all’Africa, né a nessuna civiltà attuale del mondo, poiché il modello di sviluppo strettamente separato dalle civiltà è diventato insostenibile alla luce dell’interconnessione delle società umane, degli spazi, delle idee, delle imprese e delle istituzioni.
La multipolarità scismatica pone il principio della separazione originaria, della rottura dell’unità umana come tragedia irreversibile. La scissione tra gli esseri umani sarebbe il destino stesso della storia. Si pensi alle pagine di Thomas Hobbes che affermano il principio della rivalità dei desideri umani come insuperabile nell’assoluto; alle pagine di Kant sull’asocialità umana o al famoso mito negro-africano di Amun-Ra che è costantemente costretto a far vegliare sulla creazione i primi dei dell’Ogdoade, a causa della sua assenza in essa, e all’azione insopprimibilmente nociva dei terribili Seth e Apopis, le forze del male relativo e del male radicale. Il multipolarismo scismatico si tradurrebbe così in un mondo abbandonato a se stesso, consegnato alla propria decadenza permanente, nel contesto di una guerra di tutti contro tutti che, proprio in questi tempi di pericoli nucleari, ecologici, pandemici ed economici, porterebbe al suicidio collettivo della specie umana. Lo scisma non è un modello migliore della dispersione. Porta alla celebrazione del caos. Nemmeno l’interesse dell’Africa e il bene comune dell’umanità sono salvabili in questo modello.
Il multipolarismo dinamico e dialogico è il principio dell’unità nella diversità. Si tratta di costruire un mondo in cui nessuna potenza avrà il monopolio del diritto internazionale, delle rotte commerciali, delle unità monetarie, delle norme tecno-biologiche, degli standard di vita sociale, delle norme sessuali e identitarie, dei valori politici, morali o spirituali conosciuti come universali. Dove il senso si costruisce nel dialogo, nell’ascolto reciproco e nel rispetto delle sovranità, il mondo diventa davvero un’opera comune, ricca e forte nella sua armoniosa diversità. In questo modo, diventa preziosa una relazione equa tra tutti gli esseri umani, nell’accettazione reciproca di sovranità e differenze ben soppesate, argomentate e giustificate da un dialogo che rispetta le giuste tradizioni di ogni popolo, di ogni civiltà, di ogni nazione e di ogni Stato. È in questo compito arduo e impegnativo che il mondo multipolare rappresenta un’opportunità per l’Africa. Si tratta chiaramente di un impegno consapevole dei popoli africani contemporanei per la costruzione di un mondo in cui sarà possibile realizzare il quadruplice programma di emancipazione dell’Africa dalle sue libertà: il ritiro totale delle truppe delle potenze neocolonialiste e imperialiste dal suolo africano; l’abolizione della supremazia monetaria ed economica straniera attraverso il dollaro, l’euro e il franco CFA in Africa; la fine dei regimi illegittimi derivanti dall’egemonia neocoloniale e imperialista in Africa; la rinascita di tutte le istituzioni africane sul terreno della tradizione immemorabile del Ma’at (Verità-Giustizia-Solidarietà) che propugna come ideale di civiltà la triplice ricerca dell’armonia tra l’umanità e il cosmo, tra l’uomo e i suoi simili e nell’uomo stesso realizzato come individuo consapevole della propria origine e vocazione spirituale. È quindi necessario ripensare la prospettiva del rinascimento africano riscoperto, aperto e continuato dalle opere di Cheikh Anta Diop, Théophile Obenga, Eboussi Boulaga, Amadou Hampâté Ba, Kaulana Maurenga, Kalala Omotunde, Mbog Bassong, Molefi Kete Asante, Jan Assman, Jean-Marc Ela, V.Y. Mudimbe, Grégoire Biyogo, tra gli altri, la sicurezza intrinseca, l’economia, la politica, la tecnoscienza, l’estetica e la spiritualità dell’Africa in un rinnovamento autocritico e in un’antropologia politica comparata delle civiltà umane. Questo può essere fatto solo da una prospettiva rivoluzionaria, tradizionale, anti-razzista, anti-coloniale, anti-imperialista e anti-despotica. Questo è il nostro cammino di speranza illuminata.
In conclusione, l’Africa delle libertà è impegnata nel modello dell’unità nella diversità (modello 3), perché è l’unico che le permette di salvaguardare sia la sua identità civile plurimillenaria sia il rapporto necessario e fecondo con tutte le altre civiltà del nostro pianeta. Il modello dialogico e dinamico che stiamo promuovendo permetterà all’Africa di inserirsi nella dinamica delle nazioni che difendono la Carta delle Nazioni Unite, nella dinamica dei BRICS, nella ricerca di un sistema monetario mondiale non egemonico e nella ricerca di modelli di cooperazione internazionale che privilegino il dialogo, il consenso, il negoziato, il partenariato win-win, il compromesso e l’ascolto attento delle espressioni plurali del genio umano.
È per questa formidabile prospettiva di lavoro internazionale collettivo e di recupero della dignità del popolo nero africano, tanto disprezzato negli ultimi sei secoli dai servi del regno della quantità, che ho partecipato con entusiasmo a questa conferenza di Mosca.
Vi ringrazio.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini