Banche: risparmiatori tra il bail in e l’assenza di tutela reale

19.12.2016

Il primo problema italiano appare essere la crisi del sistema bancario. Il nuovo Governo secondo quanto dichiarato da autorevoli quotidiani in questi giorni, sarebbe in procinto di varare una manovra da 15 miliardi di euro, già denominata salvabanche.

In effetti Monte dei Paschi non sembra gradire troppo la manovra pubblica e sembra puntare tutto sui movimenti dei privati.  L’intervento dello Stato accenderebbe ulteriori campanelli di allarme e dunque di controllo su una realtà che la politica sembra voler salvare solo in parte.

La vera sorpresa nel salvataggio privato di MPS appare il ruolo dei piccoli consumatori. Oltre 40 mila potenziali investitori che hanno sottoscritto nel 2008 bond per diversi miliardi nell’operazione Antonveneta.

Il grande spauracchio per i risparmiatori (ora investitori) è il bail in, una delle ultime novità operative che consente alle autorità di disporre la riduzione del valore delle azioni e di alcuni crediti o la loro conversione in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare un istituto in misura sufficiente a ripristinare un’adeguata capitalizzazione e a mantenere la fiducia del mercato.

Sono completamente esclusi dall’ambito di applicazione e non possono quindi essere né svalutati né convertiti in capitale i depositi protetti dal sistema di garanzia dei depositi, cioè quelli di importo fino a 100.000 euro;  le passività garantite, inclusi i covered bonds e altri strumenti garantiti; le passività derivanti dalla detenzione di beni della clientela o in virtù di una relazione fiduciaria, come ad esempio il contenuto delle cassette di sicurezza o i titoli detenuti in un conto apposito; le passività interbancarie (ad esclusione dei rapporti infragruppo) con durata originaria inferiore a 7 giorni; le passività derivanti dalla partecipazione ai sistemi di pagamento con una durata residua inferiore a 7 giorni ed i debiti verso i dipendenti, i debiti commerciali e quelli fiscali purché privilegiati dalla normativa fallimentare. 

Dunque la tanto paventata presa di responsabilità dell’esercito dei 40 mila azionisti non è altro che paura di perdite ancora più ingenti.  Ecco un possibile motivo di fiducia da parte del management MPS rispetto all’iniziativa privata , probabilmente più semplice (anche se non risolutiva) rispetto a quella statale.

La crisi però non tocca solo la banca più antica del nostro sistema. Altri gruppi come ad esempio Unicredit sono alle prese con drastici tagli. La più grande banca del nostro sistema ha tagliato oltre 800 sportelli, con una cura “dimagrante” degna di nota.  Nel frattempo si programmano ulteriori tagli per il prossimo quinquennio ed una serie di aumenti di capitale volti a rendere l’Istituto più forte sul mercato.

In questa situazione i consumatori sono l’unica parte non tutelata. Le imprese sono sotto stretta creditizia da molto tempo.  Credito erogato con grande parsimonia ed azione di recupero di quanto incagliato con una pioggia di precetti e decreti ingiuntivi.   Le famiglie nel frattempo sono alle prese con carte revolving, finanziamenti chiro, mutui a tasso variabile con spese record e tanti altri meccanismi volti a rendere ogni operazione estremamente profittevole per il sistema creditizio.  Non a caso c’è grande paura da parte del sistema per ciò che è previsto dalla legge 3/2012 con il cosiddetto sovraindebitamento. La reazione dei tribunali non è tardata: lentissimi i procedimenti e vero e proprio clima da indagini su consumatori già vessati dal sistema.

Ed ecco che nello stesso momento in cui una famiglia vede l’immobile di una vita all’asta senza alcuna tutela della legge, quella stessa normativa consente agli Istituti di godere di ben 15 miliardi di euro a tutela delle banche.  Non un euro come fondo salva consumatori ma tutta l’attenzione del sistema a protezione dei poteri forti.  La certezza del diritto diviene così salvaguardia di poche realtà note, con la politica sempre più vicina alla desertificazione del sistema creditizio dei nostri tempi.

Ed è proprio questo il rischio reale: sono sempre e solo i consumatori il vero polmone del sistema, quello stesso meccanismo perverso che li vessa con tasse record, interessi su finanziamenti semi usurai e nessuna tutela reale per la crisi del mercato del lavoro. Gli Istituti sono oggi finanziati dalle famiglie italiane, consapevolmente ed inconsapevolmente. Nessun dubbio, nessuna incertezza.