Argentina e le perplessità su un futuro liberale
Intervista allo studioso argentino Carlos Alberto Pereyra Mele
Il 2016 si è aperto sotto il segno della nuova presidenza Macri il quale sin da subito ha dato l’impressione di voler attuare un forte cambio in chiave liberale. Ciò lo si evince dalla disponibilità a rinegoziare il debito con i creditori internazionali e dalla ritorno di un presidente statunitense in visita ufficiale nel Paese. Cosa ci aspetta nel prossimo futuro?
Il trionfo della coalizione che ha portato Macri alla presidenza è dovuto più ad un cambiamento di paradigma in America Latina in contrapposizione al fatto che le popolazioni ogni giorno diffidano sempre più del sistema democratico-liberale che di una sconfitta di ‘populisti’ o ‘progressisti di sinistra’ (come li definiscono i media di massa). Questa crisi di credibilità-fiducia-rappresentanza sta portando i leader regionali a perdere la loro elezioni nonostante i risultati positivi raggiunti durante il loro governo (quanto affermato è comprovato dai dati statistici conseguiti in questi anni dai Paesi dell’America Latina), Questi (crisi di credibilità-fiducia-rappresentanza) più che gli errori, sono stati la causa della sconfitta elettorale del 2015. La politica economica che verrà implementata da Macri sarà costellata da aggiustamenti più o meno volti ad un riallineamento con le potenze economiche tradizionali con cui abbiamo avuto a che fare a partire dalla metà del secolo scorso (con eccezione di alcuni brevi periodi) ovvero con gli Stati Uniti ei suoi partner. Penso si andrà in contrasto con la realtà globale che non è più quella degli anni ‘90 o di inizio secolo. La multipolarità è un dato di fatto concreto e le società economiche sono un’altra cosa. Allo stesso modo per i così detti fondamentalisti del ‘mercato’ e l’apparato finanziario internazionale. Macri porterà l’Argentina ad approfondire queste relazioni, ma stiamo vedendo le difficoltà che ha nell’ottenere nuovi flussi monetari dall’esterno, le visite ufficiali sino ad ora sono state di protocollo: il primo ministro italiano o il Presidente francese hanno intrapreso più visite di cortesia che visite con lo scopo di attivare tangibili investimenti o alleanze strategiche. La stessa visita di Obama in Argentina, così ostentata e acclamata, in realtà non è altro che la visita di un presidente che abbandonerà la sua leadership da gennaio 2017 e che quindi ha una capacità di manovra negli accordi molto limitata con l’aggravante che non sappiamo bene chi vincerà le elezioni negli Stati Uniti quest’anno e ciò aumenta l’intrigo su quanto ne sarà di questa nuova relazione.
Parliamo di economia: Macri senza dubbio si muove verso un’apertura del Paese agli investimenti provenienti dall’esterno. In quali aree sarà strategico cooperare con il capitale straniero?
Purtroppo stiamo osservando che le intenzioni dell’attuale governo sono quelle di liberalizzare i settori riguardanti le poche risorse strategiche ancora appartenenti al Paese, all’infuori delle risorse naturali, delle materie prime basilari e dei prodotti agroindustriali che già sono di proprietà delle multinazionali. Ad esempio i sistemi satellitari verranno amministrati da aziende francesi e non sappiamo cosa accadrà della tecnologia nucleare del Paese. Quest’ultimo è uno dei pochi successi di una politica nazionale attiva e che si somma alle tecnologie nel settore agroalimentare che si svilupparono nel Paese e che sicuramente, in futuro, verranno gestite da imprese straniere.
Quali sono i Paesi commercialmente importanti per Buenos Aires?
Come precedentemente accennato, a livello commerciale hanno rilevanza il Brasile (in chiave regionale) e la Cina mentre gli scambi con gli altri Paesi della regione sono limitati. Tuttavia l’attuale governo sta dimostrando il suo interesse concreto per un’eventuale ingresso nell’Alleanza del Pacifico (costituita oggi da Messico, Colombia, Perù e Cile) che come ben si sa, ha un basso volume d’affari al suo interno, ma un alto volume d’affari nell’area del Pacifico e soprattutto perché sono Paesi firmatari (tranne la Colombia) del Trattato di libero commercio Transpacifico (TTP) che non è altro che il vero obiettivo dell’entourage governativa Macri.
Secondo lei quale può essere il ruolo dell’Italia in questo nuovo corso politico? Ci sono aree nelle quali considera che la cooperazione con gli investitori italiani potrebbe essere importante?
Sinceramente vedo poco rilevante la partecipazione del capitale italiano in questo nuovo corso di sviluppo del Paese.
William Bavone / lindro.it