Antikeimenos [8]

13.09.2022

Antikeimenos e la teologia politica

Ora è opportuno ricordare l’importante ruolo svolto da Catechon nella politica cristiana, dove nel Medioevo – e in parte durante il più lungo periodo di conservazione del paradigma bizantino nell’Europa orientale (fino alla teoria di “Mosca è la terza Roma”) – era la presenza o l’assenza di un Impero a fungere da punto di riferimento per il tempo escatologico. La società cristiana ha naturalmente tenuto questo conto dalla parte del Catechon, essendo solidale con esso e con l’ordine in esso incarnato – l’ordine romano. Ma la localizzazione di un tale punto di osservazione doveva necessariamente coinvolgere Anticaemenos, che in qualsiasi momento poteva emergere da un varco nel recinto catechistico della polis cristiana. In altre parole, l’Antichæmenos, che non era stato sufficientemente concettualizzato, era costantemente e invariabilmente presente nel cuore del pensiero politico cristiano.

Nel XX secolo l’importanza di Catechon per l’intera struttura della politica europea è stata ricordata dal filosofo tedesco Carl Schmitt,[65] dopo di che il termine stesso è stato utilizzato abitualmente in un contesto di scienza politica allargata, intendendo lo Stato come figura secolare di “teologia politica”. Di conseguenza, anche l’antitesi Catechon – Antiquemenos ha ricevuto un contenuto concettuale. Tanto più che la Nuova Era è stata proprio il periodo della frantumazione del vecchio ordine e delle istituzioni socio-politiche ad esso associate. Questa gestalt, dunque, significa l’origine di quel potere storico e politico che mira alla frantumazione delle strutture della società tradizionale – religiose, di classe, gerarchiche. In questo caso, la modernità stessa risulta essere un’espressione dell’anti-Cheimenos, poiché il suo scopo apertamente proclamato è quello di rovesciare e abbattere i sistemi e le istituzioni tradizionali. La gestalt dell’Antikeimenos coincide quindi semanticamente con i concetti di progresso, liberalismo, modernizzazione, ecc. Antichaeomenos significa rivoluzione.

Un oggetto ribelle

Va notato, tuttavia, che il termine filosofico ὑποκείμενον, tradotto in latino come sub-jectum, sub-stratum o sub-stantia, si forma in modo del tutto simile in greco. Sia nel significato che nella struttura, ἀντικείμενον può significare e significa oggetto. Non esisteva una coppia soggetto/oggetto strettamente delineata nella filosofia greca, ma se facciamo una traduzione inversa in greco antico otterremmo esattamente ὑποκείμενον/ἀντικείμενον. Così ἀντικείμενον è anche un oggetto con la sua intera portata di significato. E, ancora più precisamente, è soprattutto l'”oggetto”, l'”oggetto”, ciò che sta “davanti” all’osservatore, oltre il limite esterno.

In questo senso filosofico, anti-Keimenos (forse qui andrebbe scritto con una lettera minuscola) significa quella cosa esterna che è al di là della presenza osservante.

Questa ambiguità di Antikeimenos come “Anticristo” e Antikeimenos come oggetto è estremamente espressiva. La nuova era della scienza, della cultura, della politica, dell’ideologia rappresenta proprio uno spostamento del centro dal soggetto all’oggetto – verso la materia, la “realtà”, la densità, nell’area delle parti senza il tutto, cioè delle parti dell’ignoto di cosa – delle parti della gestalt assente. E, di conseguenza, è del tutto possibile parlare di funzione cateconica del soggetto, che rimane (laddove esiste ancora) custode di un ordine sacrale, per quanto indebolito e fiaccato. Se il soggetto è sinonimo di “Anticristo politico”, allora il soggetto assume il significato e la missione del catechon.

Se ora proiettiamo queste consonanze sulla sempre più diffusa ontologia orientata agli oggetti (OO), la simmetria che abbiamo costruito sulla base del termine ὁ ἀντικείμενος si rivelerà ancora più pienamente. Gli stessi filosofi dell’OOO distinguono sempre più chiaramente all’esterno delle cose (degli oggetti) i tratti sinistri di una divinità oscura, portatrice di un orrore assoluto [66]. L’obiettivo dei realisti speculativi (C. Meijasu[67], H. Harman[68], ecc.) è proprio quello di abolire definitivamente il soggetto liberando da esso le ontologie oggettuali autonome precedentemente soppresse dalle proiezioni razionaliste. Il rovesciamento delle strutture dell’ordine è anche l’obiettivo primario di questo potere timorato di Dio, che agisce come diretto avversario di Catechon nello scenario escatologico.

Antikeimenos e il soggetto radicale

Il termine “Antikeimenos” è l’equivalente del termine “Anticristo radicale”. Non aggiunge nuove proprietà o caratteristiche all'”Anticristo radicale”, ma permette di operare liberamente con esso – non solo in un contesto teologico o di teologia politica, ma di ricorrervi in casi analoghi ma più astratti dalla religione e dall’escatologia religiosa, conservando tutto il contenuto profondo della corrispondente esperienza metafisica primordiale.

Antikeimenos può essere applicato alla filosofia come equivalente oggettuale, ma che contiene già un riferimento alla realtà loughcraftiana degli dei dell’orrore o all’irruzione delle orde infracorporee di Gogs e Magogs da sotto l'”Uovo della Pace” (nello spirito del simbolismo di R. Guénon [69]).

D’altra parte, ci permette di staccarci dalla concretezza dell’insegnamento cristiano sui tempi della fine e di operare liberamente nel dialogo con i rappresentanti di altre tradizioni religiose, che troveranno molto più facile accettare un termine neutro, inserendovi i propri contenuti. Al posto di queste formule sincretiche – Dadjal/Anticristo – e di altre ancora più ingombranti, si potrebbe fare riferimento all’Antikeimenos.

Un’altra caratteristica notevole di questo concetto è la possibilità di un suo utilizzo operativo in contesti di scienza politica, sociologia e studi culturali – per analogia e in diretta simmetria con il concetto di Catechon, che si è diffuso in seguito alla felice interpretazione di Carl Schmitt [70].

Infine, Antikeimenos si adatta al meglio al significato primordiale di quell’ontologia radicale che riconosciamo (se accettiamo) come tradizionalismo. E, in quanto tale, il termine diventa un cruciale contro-polo simmetrico al Soggetto radicale, un’altra figura dell’ontologia radicale [71]. Da questa simmetria si può imparare molto e fare luce su entrambe le gestualità. Ma questo è l’argomento della prossima serie di studi.

[66] Tucker J. L’orrore della filosofia: in 3 volumi. Т. 3: Tentacoli più lunghi della notte. Perm: Gile Press, 2019; Harman G. Weird Realism. Lovecraft e la filosofia. Perm: HylePress, 2020.

[67] Meiyasu K. After finitude: Essays on the necessity of contingency. – Ekaterinburg; M.: Cabinet Scholar, 2016.

[68] Harman G. The Fourfold Object: The Metaphysics of Things after Heidegger / translated from English by A. Morozov and O. Myshkin. Perm: Gile Press, 2015.

[69] Guénon R. Il regno della quantità e i segni del tempo.

[70] Si veda ad esempio Cacciari M. The Withholding Power. Saggio di teologia politica. Bloomsbury Academic, 2018 oppure Agamben J. The Withholding of Time: A Commentary on the Epistle to the Romans. Mosca: Nuova rivista letteraria, 2018, He. Homo sacer. Il potere sovrano e la vita nuda. Mosca: Europa, 2011, ecc.

[71] Dugin A. G. Soggetto radicale e la sua doppietta. Mosca: Movimento eurasiatico. 2009.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini