Ad un anno dalle elezioni di marzo

13.05.2019
Il governo che regge l’Italia in questi giorni si è insediato più di un anno fa. L’alleanza Lega – 5 Stelle ha prodotto dei risultati in accordo al proprio contratto di governo: il taglio delle pensioni dei parlamentari, il blocco degli sbarchi degli stranieri, quella nuova forma di sussidio statale ai disoccupati chiamata “Reddito di Cittadinanza” ed un primo aggiustamento sull’impianto dei contratti di lavoro a termine sono solo alcune delle azioni intraprese dal governo. L’alleanza in essere è però alquanto tumultuosa, soggetta a forze centrifughe che ne minano la stabilità. La realtà dei fatti è che quella al governo non è la migliore coalizione possibile ma la meno peggio, dal momento che tutti i partiti presenti nel nostro Parlamento si detestano vicendevolmente con sfumature più o meno marcate. Anzi: più che un detestarsi a vicenda, si tratta di un vero e proprio disgustarsi reciproco a cui si aggiungono elementi da fuga dalla realtà mista a Sindrome di Stoccolma, che porta i rimasugli della Sinistra italiana ad invocare ancora, con pervicace stupidità, ad invocare sia un’infinita accoglienza agli stranieri che più austerità nei bilanci dello Stato. L’evidenza che dietro ai flussi migratori vi è un preciso disegno eversivo e distruttivo almeno contro l’Italia e la crudele inutilità delle politiche di austerità – Grecia docet – vengono entrambe incoscientemente trascurate dalla Sinistra che vorrebbe tornare al governo. Se i 5 Stelle sono visti come dei fastidiosi ed inetti moralizzatori, è l’uomo forte della Lega Nord, Matteo Salvini, ad essere quotidianamente additato ai due minuti d’odio di orwelliana memoria.
 
Quella che segue è una nuova intervista al professor Gianfranco La Grassa riguardo questi temi.
 
1) Secondo lei, che giudizio politico si può dare del leader della Lega Nord, Matteo Salvini?
 
R) Più che politico in senso stretto, debbo innanzitutto dire che è su posizioni anticomuniste da me non condivise tanto quanto quelle antifasciste. Mi irritano le solite balle sulle stragi che avrebbero commesso i comunisti. Ci si ricordi ogni tanto dei massacri compiuti dalle classi dominanti capitalistiche e in particolare dagli USA, Paese di cui gente simile è “seguace” da sempre. In effetti, la politica estera di Salvini mi vede nettamente contrario. È appunto sempre filo-statunitense e le posizioni sul Venezuela sono piuttosto differenti dalle mie (non considero per nulla comunista Maduro e Guaidò è in sostanza un “agente” degli Stati Uniti). Così pure dissento dai suoi “mugugni” in merito all’accordo con la Cina. Insomma per la politica estera lo disapprovo pressoché totalmente. Diverso è il giudizio sull’opposizione all’arrivo dei migranti. Tuttavia, non me la prenderei troppo con questi, non direi che sono in gran parte criminali o terroristi, ecc. Non si possono ricevere simili quantità di migranti in un breve lasso di tempo. In ogni caso, bisogna osteggiare e con metodi assai duri la sedicente “sinistra”, gli “accoglienti”, i “buonisti” del tutto ipocriti. Da questo punto di vista, è ovvio che sono costretto a dichiarare “meno peggiore” Salvini rispetto ai miserabili del Pd e dintorni. Tuttavia, abbiamo bisogno di nuove forze politiche con diversi gruppi dirigenti in grado di dare alla “sinistra” una lezione non semplicemente elettorale. Per il momento nulla del genere si vede all’orizzonte. E non solo in Italia, anche in Europa e in tutto il cosiddetto “occidente”. 
 
2) La Lega Nord di Salvini è, al momento, l’unico partito veramente alternativo al Movimento 5 Stelle, suo compagno di coalizione, nel rappresentare l’Italia e gli italiani?
 
R) Ancora una volta debbo sostenere che la Lega è meno peggiore dei 5 Stelle, movimento di moralisti e tutt’altro che sinceri. Sono anche mediamente incapaci. Non vengo a dire le idiozie degli avversari (e di Berlusca e F.I. in particolare) sul “reddito di cittadinanza”. Nemmeno però lo considero una misura in qualche modo “umanitaria” e che poi favorirebbe il lavoro. Non si sta certo sul divano a godersi quel modesto contributo (come sostengono oppositori ancor peggiori di loro), ma comunque non si allevia molto la povertà (se è quella vera). Inoltre, occorre una effettiva politica di attenuazione degli effetti della crisi di lungo periodo che stiamo attraversando. Non parlo di sviluppo come si ciancia in continuazione da parte delle opposizioni; non c’è sviluppo quando anche tutti gli altri Paesi dell’“occidente” (salvo gli Usa, ma solo per il momento) sono in situazione di sostanziale stagnazione. Per almeno alleggerire gli effetti della crisi è indispensabile una forte spesa pubblica. Non però con l’ossessione della TAV, su cui non posso qui dilungarmi. Occorre una spesa (statale, i privati sono timorosi davanti alla crisi) più accentuata, più distribuita in tutta Italia. Lo ripeto però: basta dire sciocchezze sul possibile sviluppo impetuoso, che mancherebbe per colpa del Governo. È solo possibile rendere meno pesante la crisi o – detto meglio, almeno fino a questo momento – la sostanziale stagnazione. Non si può risolverla realmente in una situazione di “s-regolazione” multipolare. Per certi brevi periodi – e in dati Paesi – ci possono anche essere modesti accrescimenti del Pil, ma come tendenza di fondo e ancora per anni non si conosceranno boom o cose consimili. E si spera che poi tali movimenti (“tettonici”) non producano la forte “scossa di superficie” che è il “terremoto”; fuor di metafora una grave crisi di Borsa tipo 1929 con tutti gli effetti socialmente dolorosi che ne seguirono (fino al New Deal, lanciato dalla presidenza Roosevelt nel 1933 e che fece per un po’ respirare il sistema socio-economico; poi si uscì realmente dalla crisi con la seconda guerra mondiale). Credo però che la situazione resterà difficile ancora per un discreto numero d’anni.
 
3) Che fine ha fatto la “vecchia” Lega Nord e la sua dirigenza?
 
R) Non è più il partito dei “lumbard” e poi anche dei veneti. È ormai un partito nazionale. La vecchia dirigenza non credo proprio abbia prospettive serie. Per certi versi si può dire che non esiste proprio più; qualcuno sente ancora parlare o vede spesso Bossi & C.? Anche un Maroni dovrebbe restare al massimo in “surplace”. Tuttavia, non credo che la Lega, partito di fatto nuovo, abbia ancora trovato un suo stabile orientamento; tale insomma da metterla al riparo da eventuali sconforti della base elettorale. Aspettiamo quest’anno (e persino qualcosa in più) prima di dare un giudizio più sicuro e per tempi almeno medi.    
 
4) Decreto Dignità e Reddito di Cittadinanza. L’azione economica del nuovo governo, soprattutto dei 5 Stelle, sta producendo i risultati sperati? In altre parole, i dati positivi sul lavoro sono davvero reali e, soprattutto, sono significativi?
 
R) Mi dispiace, ma sento solo dibattiti inconsulti e di una miserabilità mai vista prima d’ora. La situazione è difficile, ma nasce da una crisi di stagnazione – ho detto mille volte che assomiglia a quella di fine ‘800 con declino dell’Inghilterra (ancora però grande potenza) e crescita del multipolarismo – iniziata nel 2007-8 e che ci si illude sia in fase di superamento, malgrado quanto accade negli Usa (vedremo fra un anno se la loro economia continuerà così). La politica di “austerità” della UE – del tutto incredibile dopo che quasi 90 anni fa ci fu il New Deal e la teoria keynesiana che si affermò a lungo – è causa non ultima delle difficoltà attuali. A parte questo, i dati che vengono “lanciati” da certi organismi internazionali sono puramente politici e tentano di battere il governo italiano considerato, abbastanza superficialmente, uno dei pilastri del cosiddetto populismo, sovranismo, ecc. Non parliamo delle società di rating, che non hanno minimamente previsto né fatti generali come la crisi del 2007-8 (per loro si trattava al massimo di un “breve incidente” in una economia pensata in pieno sviluppo) né quelli più particolari come la situazione della Parmalat, giudicata in perfetta salute pochissimo tempo prima del crollo e fallimento. Per quanto riguarda le attuali difficoltà economiche aspettiamo un annetto e vedremo che queste sono, fra l’altro (non solo), quelle di un europeismo fallimentare e inetto, di cui ci si dovrebbe liberare. Le elezioni europee modificheranno qualcosa ma non sarà sufficiente. 
 
5) E riguardo la Giustizia?
 
R) Da “Mani Pulite” in poi la Magistratura è divenuta – non nella sua interezza, ma in netta maggioranza – uno strumento di lotta politica. Occorre tagliarle le unghie con una coraggiosa riforma. Certamente però bisognerebbe anche ottenere quello che nessuno sta cercando di ottenere: sbattere fuori un gran numero di magistrati politicizzati (e da una precisa parte!) e riempire i vuoti con concorsi infine più “obiettivi”. Ma non credo che le attuali forze politiche siano in grado di fare questo. Occorrerebbe uno sconvolgimento netto e radicale degli equilibri politici ormai marci e distruttivi del tessuto sociale del nostro Paese. Per il momento, nulla si vede di positivo in tal senso. 
 
6) Poco dopo l’insediamento del nuovo governo di coalizione, l’anno scorso, ha suscitato scalpore e non poche opposizioni da parte della “sinistra” la nomina di Marcello Foa a presidente della RAI. Come giudica questa scelta a distanza di un anno?
 
R) Marcello Foa, per come l’ho conosciuto (anche se poco), penso sia una persona di valore ed onesta. Dovrebbe però avere ben altri poteri e non essere magari paralizzato da altri dirigenti voluti da certi settori dell’attuale maggioranza; in particolare i 5 Stelle, che mi appaiono piuttosto negativi per motivi che adesso non starò qui a spiegare; occorre del tempo per parlare di questi confusionari e forse persino un po’ peggio. In ogni caso, alla RAI nulla vedo di cambiato rispetto alla presenza dei soliti giornalisti e intellettuali di una parte politica ormai decomposta e infetta, che farà ammalare gravemente il nostro Paese già tanto malandato. 
 
7) Secondo lei possiamo riottenere una televisione pubblica seria e all’altezza delle glorie del passato?
 
R) Solo se avverranno – e non solo in Italia – eventi traumatici e violenti che ristabiliscano un corpo ormai malato quasi “terminale”. Bisognerebbe allontanare una serie di personaggi negativi. Impossibile pronunciarsi su un problema che esige simili soluzioni, di cui non si vede al momento nemmeno l’ombra.
 
8) In tema di politica estera, quali sono le mancanze e le debolezze del governo in carica? 
 
R) L’incapacità di alcuni e la precisa scelta di altri di restare sotto il “padronato” statunitense. Per fortuna, c’è in quel Paese – che credo in relativo declino, lento, tipo quello inglese tra gli ultimi decenni dell’800 e la prima metà del secolo successivo – un dissidio abbastanza acuto tra due establishment con idee strategiche differenti in modo piuttosto netto e fra loro ostili. Tuttavia, si tratta pur sempre di strategie tese a mantenere il più a lungo possibile la supremazia statunitense nel mondo. E per questa supremazia USA, l’Europa è assai rilevante. Qui si gioca buona parte del multipolarismo in atto. Certo c’è anche la Cina e quindi l’Asia, ma credo che la nostra area sia ancor più nelle attenzioni degli Stati Uniti; pur se l’attuale establishment (vincitore con Trump) ridà rilevo notevole al “cortile di casa” (Sud America) da riportare sotto pieno controllo. Di grande importanza (anche più delle elezioni europee) saranno le presidenziali statunitensi del novembre 2020. In ogni caso, al momento in questo nostro povero Paese non si vedono affatto forze realmente sovraniste; solo vassalli di uno dei due “vertici strategici” in conflitto negli USA.
 
9) Questo governo ha calato le braghe con Bruxelles?
 
R) No, l’espressione è troppo forte. Certamente però non si è dimostrata con forza una propria determinazione che spesso si autodefinisce sovranista. A parte l’immigrazione – dove però si insiste troppo sui migranti e troppo poco sugli “accoglienti” che andrebbero “legnati” di santa ragione; e del resto su tale tema i pentastellati mostrano di essere pronti ad un accordo con il PD – non si è notato il coraggio di andare contro l’austerità mandando al diavolo i limiti del deficit pubblico. In realtà di sovranismo ci sono solo dichiarazioni verbali; mosse effettive poche. In ogni caso, le notizie diffuse da giornali e TV, controllati al 90% dagli “europeisti” del vecchio establishment, confondono tutto. E anche i settori imprenditoriali dominanti contribuiscono al nostro dissesto sociale più ancora che economico; ci vorrebbero delle forze politicamente decise per risolvere qualcosa. 
 
10) Alle grandi crisi ancora in atto, Libia e Siria per esempio, se ne aggiunge un’altra: Venezuela. L’Italia diplomatica sembra muoversi a tentoni, senza una precisa direzione. È davvero così?
 
R) Non mi sembra. Si è ben decisi ad appoggiare comunque la predominanza statunitense nel mondo. Tutti, governativi e oppositori, sono acquattati sotto le ali o di un establishment USA (quello che puntava su Hillary Clinton) o sull’altro, espressosi per Trump e per il momento al comando. La confusione è quindi dovuta al contrasto interno agli Stati Uniti, in effetti più acuto di altre volte; effetto, questo, della fine del bipolarismo e poi del monocentrismo americano per soli 10-12 anni dopo il “crollo” del sedicente socialismo reale e dell’URSS. Attualmente sembra affermarsi gradualmente il multipolarismo, che crea molta maggiore incertezza e certo tanta confusione e continui cambi di decisioni politiche. Siamo in crescente e continua de-regolamentazione degli equilibri mondiali. Al momento, però, le forze politiche italiane sono piattamente vassalle degli USA; di quelli che fanno capo ad un establishment oppure di quelli diretti dall’altro.
 
11) Una domanda a parte sull’Ucraina: Stato fallito governato, ancora e solo per il momento, da pagliacci allo sbando oppure Nazione che faticosamente cerca una sua strada nella comunità internazionale? 
 
R) Per il momento mi sembra assai più adatta la prima definizione; la recente elezione di un comico (alla Grillo) mi sembra un bel suggello alla stessa. In ogni caso, l’Ucraina cerca di entrare nella UE e di portarsi così in modo ancora più sicuro sotto la protezione degli USA. La Russia, dopo la corretta e approvabile (da chi la pensa come me, logicamente) liberazione della Crimea, deve essere prudente tenuto conto delle forze che controllano tutti i Paesi europei. Per il momento non c’è effettiva alternativa a tali forze, qualsiasi sia il risultato delle elezioni del 26 maggio. Per quanto mi riguarda, una effettiva e non falsa autonomia e “sovranità” – non di tutti i Paesi europei, prospettiva cervellotica, ma di alcuni importanti, fra i quali io vorrei ci fosse alla fine pure l’Italia – dovrà vedere la nascita e la crescente affermazione di partiti in grado di condurre a successo il graduale sganciamento dall’avvilente servitù odierna nei confronti degli Stati Uniti (che siano quelli diretti da un establishment o invece dall’altro). Spero che alla fine tale processo si metterà in moto e travolgerà questi meschini e vili servi, che imperversano nell’intera scena politica dell’Europa attuale.   
 
12) Per terminare, le propongo una riflessione molto particolare. Anche quest’anno, come ogni anno, si è celebrato il 25 aprile ma, a parte l’Italia, non c’è Nazione al mondo che celebri la propria sconfitta in guerra. L’Italia colonia americana per sempre? Come popolo, abbiamo perso irrimediabilmente la prospettiva sul nostro passato?
 
R) Ho appena fatto un video sull’argomento che prende come spunto (ma solo spunto indiretto) la buffonata avvenuta a Torino al Salone del libro. Tutti gli schieramenti politici attuali (e non solo italiani ma nell’intera Europa) sono vassalli – chi sguatteri, chi maggiordomi – degli Stati Uniti (che siano quelli di Obama o di Trump, non m’interessa a questo proposito). Quindi, alcuni li considero il peggio (PD e F.I. e, appena poco meno, i pentastellati), altri il meno peggio, ma sempre negativi. Per me occorre che vi sia un vero cambiamento nel modo di governare (non declamarlo sempre e mai attuarlo) e nella politica internazionale, che deve gradualmente uscire dall’orbita statunitense e favorire la crescita del multipolarismo. Punto e basta, per il momento non ho altro da dire in merito a questa complicata faccenda.