Abbiamo bisogno di un mondo multipolare, abbiamo bisogno di potenze concorrenti
Vi ringrazio molto per avermi permesso di parlare dal punto di vista del continente africano. Il mondo, così come lo conosciamo, non è stato in grado di svilupparsi per fornire i beni di prima necessità ai suoi cittadini a causa delle condizioni inique dell’architettura economica finanziaria globale. Se guardiamo alla storia dello sviluppo, abbiamo avuto diversi imperi, dall’Impero greco all’Unione Sovietica, e sono stati gli Stati Uniti a creare l’egemonia e il mondo unipolare.
Se guardiamo alla prospettiva africana per sviluppare questo mondo, dovremmo essere in grado di sviluppare un sistema in cui tutti i Paesi siano uguali.
Guardate i problemi che si sono verificati in paesi come Cuba. Ad esempio, si è discusso molto su quale sistema economico sia migliore: capitalismo, socialismo, elementi di comunismo o economia di mercato mista. Ma sfortunatamente il socialismo, ad esempio in Paesi come Cuba, non è riuscito ad affermarsi, a causa delle leggi che la polizia mondiale ha reso impossibili per questi Paesi. Se oggi venissero tolte le sanzioni a Cuba, sarebbe uno dei Paesi più sviluppati del mondo. Se guardiamo all’economia cubana, ha uno dei sistemi sanitari più avanzati, ma purtroppo a causa di sanzioni ingiuste, imposte su di essa, l’economia non sta funzionando bene.
Gli sviluppi in Ucraina e in altre regioni hanno dimostrato che anche Paesi come la Russia possono essere sanzionati, e questo dovrebbe essere un segnale per l’Africa, l’America Latina, persino per l’Asia, che anche un membro dell’ONU con potere di veto, una superpotenza con missili può essere sanzionata, rimossa da SWIFT, che due anni fa era prima uno strumento globale… I Paesi possono essere rimossi da SWIFT, il che significa che nessuno è assicurato da tali atti. È molto importante che i Paesi si rendano conto (America Latina, Africa) che il mondo è unipolare e che abbiamo bisogno di un mondo multipolare, di potenze in competizione tra loro, e naturalmente la storia dà l’opportunità a Brasile, Argentina, Sudafrica e Africa, Nigeria, Cina, Russia, Arabia Saudita, Iran (che è stato attaccato dalle sanzioni) – ogni Paese ha il proprio sistema di governo. Non c’è nessun Paese che debba imporre un sistema di governo a un altro. Il Regno Unito, la monarchia, non è condannata da nessuno, ma si condannano paesi come l’Eswatini, anch’esso monarchico.
Ma la monarchia britannica è finanziata al 100% da fonti governative e nessuno ha lo stesso sistema. Se si va in Arabia Saudita, tutti dicono che il sistema è ingiusto. L’Iran ha il suo sistema, è quello che vuole fare, non lo si può costringere. Israele ha il suo sistema, i Paesi africani hanno il loro. Ognuno dovrebbe vivere come vuole. Ma il mondo stesso dovrebbe essere sviluppato in modo tale che nessun Paese imponga a un altro come vivere.
Perché non ci siamo sviluppati come economia? Non ci siamo sviluppati perché il sistema creato a Bretton Woods, nel New Hampshire, negli Stati Uniti, nel 1944, era il sistema del dollaro. Non c’era modo per paesi come lo Zambia, da cui provengo, il Sudafrica o la Cina. Ma purtroppo dobbiamo continuare a usare il dollaro USA solo per spedire merci oltre il confine. Dobbiamo usare il dollaro USA solo per comprare o vendere merci alla Cina.
E poiché dobbiamo fare i conti con questo, soffriamo alla ricerca del biglietto verde. Per questo motivo siamo tutti dipendenti da un sistema in cui esiste una sola valuta internazionale.
Inoltre, non siamo in grado di accelerare o implementare le riforme economiche necessarie che vogliamo, a causa del potere delle istituzioni economiche internazionali. Abbiamo il Fondo Monetario Internazionale, dove siamo membri di seconda classe e non abbiamo voce in capitolo.
In conclusione, vorrei dire che il mondo dovrebbe cogliere questa opportunità per garantire che i BRICS e le altre grandi piattaforme creino alternative per rendere possibile il mondo multipolare. Abbiamo bisogno di una Russia forte, di una Cina forte, e anche di Stati Uniti o Italia forti. Ma non dovrebbe essere un solo Paese a dettarci come vivere.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini