“Unità contro il terrorismo”
“Lasciare da parte i giochi geopolitici ed unirsi contro il terrorismo”. È l’appello all’unità che ha fatto ieri, all’indomani degli attentati di Bruxelles, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, alle nazioni europee, a margine dell’incontro con l’omologo tedesco e presidente dell’Osce, Frank-Walter Steinmeier.
Erano due, infatti, gli importanti incontri in programma a Mosca nelle giornate di ieri e oggi, quello con Steinmeier e quello, più atteso, con il Segretario di Stato americano, John Kerry. Sul tavolo dei due incontri dovevano esserci, principalmente, i dossier siriano e ucraino, e invece se ne è aggiunto un terzo, quello su Bruxelles, di cui nessuno avrebbe voluto discutere.
Mentre l’Europa è ancora scossa dagli attentati che hanno colpito la città simbolo delle sue istituzioni comunitarie, appare chiaro, ormai, che una cooperazione tra i più importanti attori del globo, come Stati Uniti, Russia ed Unione Europea, che significa soprattutto Germania, è assolutamente necessaria per combattere il nemico comune a tutti: il terrorismo islamico. Una convergenza di questo tipo però, nei fatti, sembra essere ancora lontana. Le sanzioni statunitensi ed europee alla Russia, l’espansione della Nato ad est, la demonizzazione della Russia, presentata nei media come “l’impero del male”, non aiutano di certo il dialogo e la cooperazione contro il terrorismo, che risulta essere la “vera minaccia” come l’ha definita Lavrov, all’Occidente.
La situazione delle relazioni tra Occidente e Russia ai tempi dell’Isis, è stata sintetizzata tanto provocatoriamente, quanto efficacemente, in un tweet del Presidente della Commissione affari esteri della Duma, Aleksej Pushkov, che ieri scriveva: “mentre Stoltenberg è occupato a combattere un immaginario pericolo russo e piazza truppe in Lettonia, sotto il suo naso, a Bruxelles, le persone saltano in aria”. Solo qualche giorno fa, inoltre, il segretario della Difesa statunitense, Ashton Carter aveva affermato, in una audizione al Senato Usa, che la Russia rimane una delle principali minacce per gli Stati Uniti, subito dopo Stato Islamico, Iran e Corea del Nord.
Dopo gli attentati che hanno scosso la capitale belga però, qualcosa potrebbe cambiare. Le due visite del ministro degli Esteri di Berlino e del Segretario di Stato americano a Mosca, appaiono tutto, fuorché coincidenziali. Ed infatti, l’appello all’unità nel combattere il terrorismo fatto ieri da Lavrov, è stato rinnovato e rilanciato oggi proprio da Kerry, in visita nella capitale russa, il quale ha definito lo stesso incontro con l’omologo Lavrov, durato circa quattro ore, “un incontro efficace con un partner importante”
Certo le divisioni permangono, soprattutto sull’Ucraina, dove la condanna a 22 anni di reclusione della pilota di Kiev, accusata da Mosca dell’omicidio di due giornalisti russi, Nadia Savchenko, ha di nuovo alzato la tensione fra i due schieramenti, e sul futuro della Siria. Anche se proprio il dialogo tra Mosca e Washington riguardo il conflitto siriano ha avuto un effetto positivo, con la de-escalation raggiunta grazie all’accordo per il cessate il fuoco dello scorso 27 febbraio e al ritiro delle truppe russe dalla base aerea di Hmeimim. A questo proposito, Lavrov, a margine dell’incontro odierno con Kerry, ha affermato che il dialogo con Washington “ha consentito di raggiungere notevoli passi avanti sulla formazione di un equilibrio, non solo negli interessi delle due potenze, ma dell’intera comunità internazionale”. Lo stesso Kerry, ha affermato appena prima di iniziare i colloqui con l’omologo russo, che Washington e Mosca, “nonostante le differenze” e i rapporti bilaterali ai minimi storici, “possono continuare a cooperare sulla Siria”.
Il conflitto siriano e il contrasto alla minaccia jihadista, sempre più pressante, potrebbero essere quindi il terreno sul quale porre le basi per una nuova fase di distensione nei rapporti tra Mosca e Occidente. E per una cooperazione efficace nella lotta allo Stato Islamico, che si rende ancora più urgente e necessaria dopo gli attacchi di martedì a Bruxelles.
Alessandra Benignetti
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