La crisi politica in Serbia

Una nuova crisi politica si sta svolgendo in Serbia. I motivi sono l'annuncio dei risultati dell’elezioni parlamentari del 24 aprile dal Commissione elettorale nazionale (RIC) dopo una notte di un nuovo conteggio nelle 99 zone contese. Secondo il RIC, nel Parlamento non entrerà il secondo più importante dopo il Partito Radicale patriottico,  il blocco dell’opposizione del Partito Democratico di Serbia (DPS) e il movimento "Porte". Per il RIC la coalizione prende solo il 4,99% dei voti e non supera la barriera del cinque per cento. I risultati dell’elezioni finali saranno annunciati il 4 maggio, quando una seconda votazione si terrà nelle 15 seggi elettorali, dove sono stati annullati i risultati dell’elezioni. E’ improbabile che questi 15 seggi cambiano l'equilibrio complessivo del paese.

La frode elettorale

L'opposizione ha già accusato il RIC e il primo ministro Vucic alla manipolazione nell’elezioni e il conteggio dei voti. In precedenza, secondo RIC e gli exit poll i partiti DPS e "Porte" dovrebbero entrare nel Parlamento.

Vucic rafforza il potere

A differenza di Vucic, che sta cercando di essere amico con Mosca, Washington e Bruxelles, il DPS e il movimento "Porte" aderiscono orientamento strettamente filo-russo. Vucic tende a ridurre al minimo la presenza dell'opposizione nel Parlamento, perché il Partito radicale serbo di Vojislav Seselj, con 8% dei voti ha superato la barriera.

Alla vigilia della rivoluzione

La situazione è tesa nel paese. Il movimento "Porte" e DPS sono partiti popolari e hanno una struttura di attivisti ben addestrati e mobilitati e sono disposti a portare la gente per le strade. In questo caso la Serbia è in attesa per la crisi politica paragonabile alla rivoluzione del 2000, quando fu rovesciato da Slobodan Milosevic. La situazione è complicata dalle contraddizioni tra i patrioti stessi. Vojislav Seselj ha rifiutato di sostenere i colleghi nel campo patriottica.